Andrea De Pasquale

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Aggiornamenti novembre 2008

Rendiconto attivita' novembre 2008


Bologna, 4 dicembre 2008

Cari amici,

eccomi al mio periodico rendiconto, dedicato all'attività svolta in Provincia nel mese di novembre, e anche alla situazione politica di Bologna. Rammento che per essere eliminati da questa lista basta farmelo presente con una mail, mentre chiedo a quanti cambiano  indirizzo - e desiderano continuare a ricevere questi aggiornamenti - di segnalarmi il nuovo, e quello di eventuali amici interessati.

Come le altre volte citerò sommariamente i temi, rinviando al mio sito ( www.andreadepasquale.it ) per le argomentazioni e i dettagli. Quattro i punti principali:

1) TRASPORTO FERROVIARIO: NOTIZIE FANTASMA E DISAGI REALI.
2) INCIDENTI SUL LAVORO: ATTENTI A NON GENERALIZZARE.
3) VIOLENZA CONTRO LE DONNE: PROVIAMO A FARE SUL SERIO?
4) PD E PRIMARIE: 3 CONSIDERAZIONI E UN'OMBRA.

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1) TRASPORTO FERROVIARIO: NOTIZIE FANTASMA E DISAGI REALI

A fine ottobre è uscita sui giornali la notizia della bocciatura, da parte dell'Unione Europea, del finanziamento del Servizio Ferroviario Metropolitano mediante applicazione di un sovrapprezzo autostradale (il cosiddetto "Road pricing"). Una posizione che ci coglie di sorpresa, e che se confermata costituirebbe una ulteriore difficoltà all'attuazione del trasporto ferroviario sul nostro territorio.

All'approfondimento di questa notizia dedichiamo la seduta della IV Commissione del 14 novembre, nella quale il vicepresidente Giacomo Venturi rammenta che il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture non ha ancora firmato l'accordo per il SFM già sottoscritto da Comune e Provincia di Bologna, oltre che dalla Regione e da RFI, il 19 giugno 2007.

L'ing. Alessandro Delpiano, dirigente del settore Pianificazione, spiega che la notizia della "bocciatura" non pare fondata. Essa nasce dall'interrogazione alla Camera dei Deputati, nella seduta del 7 ottobre 2008 (ad opera dei deputati Zampa, Bertrandi, Benamati, Vassallo, Lenzi, La Forgia), nella quale si pone al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una domanda sull'attuazione del SFM, facendo appunto riferimento all'accordo del 19 giugno 2007, e chiedendo in particolare "quali iniziative intenda assumere il governo per dare attuazione ai commi 1017 e 1022 (della legge finanziaria del 2007, che si riferiscono proprio alla possibilità di finanziare il trasporto ferroviario locale con il road pricing su alcune tratte autostradali), al fine di reperire le risorse necessarie al finanziamento dei servizi ferroviari metoroplitani, e tra questi quello di Bologna...

Nella risposta del Ministro Altero Matteoli si legge: "... in merito all'attuazione dei commi citati, si ricorda che nel corso della passata legislatura lo schema di provvedimento attuativo della predetta disposizione è rimasto inattuato, in quanto la Commissione Europea non si è espressa favorevolmente (...)"

Delpiano riferisce di non avere trovato nessuna fonte che parli di una nuova espressione della Commissione Europea dopo la direttiva 38 del 17 maggio 2006, che appunto istituiva la possibilità del "Road pricing", a proposito del tema. Una volta promulgata una direttiva infatti la Commissione non ha titolo per esprimersi di nuovo in sede attuativa. Il dubbio allora è che nella risposta del Ministro vi sia un errore materiale, e che laddove si parla di "Commissione europea" si intenda invece "Commissione parlamentare". Infatti era proprio il Parlamento Italiano che avrebbe dovuto recepire quella direttiva entro il giugno 2008, ma che - per quanto abbiamo potuto ricostruire - non lo ha fatto, quindi non ha dato seguito entro il termine di 2 anni al recepimento della direttiva del 2006 sul Road princing.

L'Unione Europea quindi non solo non ha mai "bocciato" il Road pricing, ma ci tiene a che venga attuato, tanto che ha avviato una procedura di infrazione (la numero 556 del 2008) verso lo Stato Italiano per il mancato recepimento di questa direttiva. La situazione quindi è esattamente opposta a quanto è uscito sulla stampa: l'Unione Europea vuole procedere nella direzione di sostegno al trasporto sostenibile, ed è l'Italia che non si sta adeguando.

Insieme alla notizia fantasma continuano però anche i disagi reali degli utenti ferroviari: li riporta una domanda del consigliere Mainardi (nel consiglio dell'11 novembre) relativa ai disservizi sulla Bologna - Portomaggiore, a cui risponde il vicepresidente Venturi nel consiglio del 25 novembre.

2) INCIDENTI SUL LAVORO: ATTENTI A NON GENERALIZZARE.

L'incidente alla Marconi Gomma
(Sasso Marconi) del 17 novembre diventa il tema centrale nel Consiglio del 18, la cui apertuta è dedicata doverosamente alla commemorazione dei due lavoratori morti: Fabio Costanzi, direttore aziendale, 60 anni, Ramjas Yadav, operario indiano di 44 anni, a causa dell'esplosione verificatasi durante la sperimentazione di una nuova mescola.

Dopo il discorso di condoglianza del presidente dell'assemblea Cevenini, intervengono tutti i gruppi, con affermazioni talvolta anche poco condivisibili, come quelle dei colleghi Venturi (PDCI), Guidotti (AN), Spina (RC) e Zanotti (SD) che tendono a ricondurre l'incidente di ieri ad un clima generale di disattenzione rispetto alla sicurezza, e di sfruttamento del lavoro nero.

Giudico sbagliata la tendenza a fare di tutte l'erbe un fascio, perché appiattisce situazioni tra loro molto diverse, nelle quali ci stanno davvero condizioni di sfruttamento, lavoro nero e violazione continuativa delle norme sulla sicurezza (come pare essere avvenuto alla Thyssen di Torino), ma ci stanno anche episodi accidentali, come pare essere quello di Sasso Marconi, che colpiscono aziende che - a quanto risulta - hanno messo invece un forte impegno per adeguarsi alle normative e tutelare i propri lavoratori, che tuttavia non sono esenti da rischi ed errori legati al tipo di attività.

La linea politica che porta a livellare situazioni tra loro molto diverse non solo non giova, ma danneggia la causa della sicurezza sul lavoro. Infatti se comunque, all'accadere di un incidente, si viene assimilati a sfruttatori senza scrupoli, tanto vale comportarsi realmente da tali. Al contrario l'azione politica più efficace è quella che favorisce i comportamenti virtuosi e isola quelli trascurati e sciatti. Mi accorgo che purtroppo la scarsità di esperienze e conoscenze in materia di impresa da parte del personale politico rende spesso superficiali molte prese di posizione politiche in materia.

3) VIOLENZA CONTRO LE DONNE: PROVIAMO A FARE SUL SERIO?

Il consiglio del 25 novembre coincide con la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne, che celebriamo con un intervento di un esperto sulle cause di tale violenza. Un intervento purtroppo deludente, nelle analisi e nelle tesi sostenute, ispirate ad una vecchia ideologia (e mitologia) che tende a deresponsabilizzare le singole persone che materialmente attuano comportamenti violenti, e a colpevolizzare invece una cultura, una tradizione, addirittura un genere (l'essere maschio in quanto tale).

In proposito ecco due passaggi del discorso: le cause della violenza sono riconducibili alla famosa "tradizione patriarcale", dove l'uomo scatenerebbe la violenza ogni volta che la donna rivendica la sua legittima parità; e alla fatale "sessuofobia diffusa", per cui il caso della ragazza suicidatasi dopo la pubblicazione su internet di foto intime da parte dell'ex fidanzato sarebbe addirittura da ricondurre alla nostra cultura dominante, di condanna della sessualità femminile: siamo quindi tutti complici di quella morte, alla pari dell'ex fidanzato.

Tesi a mio giudizio aberranti, alle quali oppongo alcune osservazioni che trovate sul sito, nel rendiconto del Consiglio del 25 novembre, e che riassumo così: senza un'autocritica sui riflessi diseducativi di molti messaggi che lasciamo passare, a partire dalla comunicazione pubblicitaria, la lotta alla violenza contro la donna resterà un ritornello sterile.

4) PD E PRIMARIE: 3 CONSIDERAZIONI E UN'OMBRA.

Si avvicina il 14 dicembre, giorno in cui il PD chiama i suoi elettori a esprimersi sul candidato a sindaco di Bologna, e come prima considerazione desidero far notare ai tanti critici, soprattutto di altre forze politiche, che il PD, con tutti i suoi difetti, è per ora l'unico partito che a Bologna ha avuto il coraggio di percorrere la strade delle primarie, e di sopportare i rischi e i costi (politici e umani) di questo sano quanto duro momento di competizione interna. Poi è vero che siamo all'inizio, e che il nostro partito ancora non riesce a comportarsi da arbitro, nè a sentirsi a suo agio in una gara aperta, ma avverte all'opposto il bisogno di "dare indicazioni" come classe dirigente al suo popolo, e quindi di indicare "il percorso", che tradotto in italiano significa "il nome del candidato ufficiale del partito". Ne deriva che il 14 dicembre l'elettorato del PD verrà soprattutto chiamato ad esprimersi sulla linea tracciata dal partito, più che ad effettuare una scelta su un foglio bianco. Ma se l'alternativa a queste primarie "imperfette" è tornare alla scelta nel chiuso della segreteria di partito, ben vengano primarie anche evidentemente "squilibrate", che rappresentano pur sempre un passo avanti nella direzione di un partito meno presuntuoso, meno convinto di dover pilotare un elettorato con l'anello al naso, e più disposto a rimettere al suo "popolo" la sovranità sulle scelte fondamentali, senza risultati scritti in anticipo. Ancora non ci siamo, ma sono convinto che ci arriveremo.

La seconda considerazione riguarda il diverso peso che molti dirigenti del PD attribuiscono al fattore "nome" e al fattore "proposte programmatiche" nel ragionamento con cui approcciano le primarie. In proposito risulta illuminante  una intervista rilasciata dal segretario regionale Caronna a un quotidiano locale nei giorni scorsi, nella quale dichiarava apertamente la propria indifferenza rispetto alle posizioni programmatiche espresse dai candidati (sulle infrastrutture, sugli assetti territoriali, sui conflitti tipo il Pratello...), ma insieme dichiarava il proprio aperto schieramento a favore di un candidato. In altre parole: per le proposte concrete, per cosa fare a Bologna, c'è tempo, si vedrà, non è importante adesso. Sui nomi invece "sarebbe tartufesco", afferma Caronna, stare equidistanti. Peccato che sia vero l'esatto contrario: un partito dovrebbe essere netto sulle idee e le proposte, e aperto ed equidistante sui nomi. Invece concentrare lo sforzo di chiarezza sui nomi (anzi, sul nome), e nello stesso momento dichiarare irrilevanti le proposte, significa ammettere di avere a cuore non i contenuti dell'azione politica e amministrativa, ma gli assetti, ovvero l'incastro tra cordate da sistemare e poltrone disponibili. E non è una bella ammissione.

La terza considerazione
riguarda i candidati: concordo con quanti osservano che sarebbe bello poterli "smontare" per prendere da ciascuno le parti migliori e ricomporle in un "candidato ideale" costruito come un mix di tutti e quattro. Siccome l'ingegneria politica non arriva a tanto, occorre esprimersi su quanto ci offre la natura e la storia. Delbono era partito come mio candidato naturale per provenienza e competenza, e resta persona certamente dotata sul piano amministrativo, ma di fatto per le modalità con cui è stato presentato e con cui viene sostenuto è diventato il simbolo di quanto le primarie non dovrebbero essere, ovvero un avallo di scelte compiute (in 36 ore) dal vertice, e chi non ci sta viene additato come un pazzo oppure un traditore. Di Cevenini ho già detto e confermo: la sua vocazione credo sia diversa da quella di sindaco. Rimangono quindi Merola e Forlani, che nelle ultime prese di posizione e sottolineature risultano più vicini (per la chiarezza programmatica, per l'attenzione rivolta alle piccole cose che fanno bella o brutta una città, per il taglio "civico" e concreto dei loro interventi), cosa che renderebbe plausibile la scelta di unire le forze. Pur riconoscendo a Merola uno stile capace di fare squadra, e il merito essenziale, con la propria candidatura, di aver reso un servizio di laicità e maturità al nostro partito, rendendo più vere e interessanti queste primarie, ritengo più corretto e coerente da parte mia mantenere il sostegno ad Andrea Forlani, che tutto sommato diceva già lo scorso maggio, rispetto all'amministrazione Cofferati, cose che altri hanno iniziato a dire solo dopo il gran rifiuto del sindaco in carica. Siccome credo che il coraggio della verità, la capacità di esporsi e la chiarezza programmatica siano un valore di cui la politica, anche bolognese, ha grande bisogno, confermo la mia preferenza al presidente del quartiere Santo Stefano.

Prima di chiudere non posso tuttavia trascurare un'ombra che accompagna questa campagna per le primarie. Si tratta dello strano fenomeno per cui nei giorni scorsi molti bolognesi (alcuni di mia diretta conoscenza) hanno ricevuto a casa propria, e intestate al proprio nome, lettere elettorali da parte di un candidato (guardacaso, quello sostenuto dal vertice del partito) spesso senza nemmeno essere iscritti al PD, ma avendo semplicemente votato alle primarie del 14 ottobre 2007. Siccome le regole che ci siamo dati prevedono che gli elenchi degli iscritti (a Bologna circa 13.000) siano soltanto consultabili presso i circoli, con divieto di trarne copia fotostatica o elettronica, mentre addirittura gli elenchi dei votanti alle primarie (circa 45.000) sono riservati e indisponibili, il fenomeno suddetto, se non chiarito, costituisce un problema serio. Non una "bega da cortile", nè una "sterile polemica personale", come si affannano a definirla alcuni dirigenti, ma un pericoloso precedente che non potrà non avere conseguenze nel tempo.

Davanti al fatto che nella buchetta e nella posta elettronica di molti simpatizzanti del PD siano materialmente arrivati, nominativamente connotati, materiali promozionali di uno solo dei candidati, vedo tre spiegazioni possibili.

A - i promotori del candidato interessato hanno setacciato gli elenchi disponibili presso i circoli per ricopiarne nomi e indirizzi. Ma non si ha notizia di questa massiva azione da amanuensi, né tale azione spiegherebbe il recapito di buste con nomi e cognomi di destinatari che hanno avuto, come unico rapporto col PD, il voto del 14 ottobre 2007 (cosa della quale ho anche in famiglia qualche evidenza).

B - i destinatari di tale pubblicità elettorale non si ricordano di avere avuto in passato rapporti diretti con il candidato, che li ha contattati in forza di una relazione diretta. Mi pare una spiegazione improbabile, visti i numeri.

C - qualche dirigente del PD, preso da sacro zelo per la causa, ha passato al comitato promotore del candidato in questione l'elenco dei votanti alle primarie, che è stato utilizzato magari a insaputa dello stesso candidato. Penso che sia la spiegazione più realistica. Che avrebbe dovuto spingere i responsabili ad una serena ammissione: abbiamo sbagliato, chiediamo scusa. Sarebbe stato un modo signorile e leale per chiudere l'incidente e al tempo stesso contenerne gli effetti.

Invece sia il candidato interessato, sia la Commissione di Garanzia per le primarie del PD hanno scelto una strada diversa. Hanno cioè dichiarato il primo, e preso atto la seconda, che "non vi è stata alcuna violazione delle regole". Si tratta di una dichiarazione impegnativa, e piuttosto rischiosa, dato che sia il buonsenso, sia il regolamento di autodisciplina (articolo 6), dicono che: "... la Commissione di Garanzia (...) può prescrivere che, in caso di mancata adozione delle misure impartite, i candidati ai quali è attribuibile la violazione, siano esclusi dalle Elezioni e dichiarati decaduti nel caso siano stati eletti". E un partito che ci tiene alla propria credibilità non può permettersi di scrivere certe regole e poi di lasciare che vengano calpestate senza battere ciglio, e senza applicare i provvedimenti che il partito stesso ha stabilito.

Siccome non credo che all'interno del PD (e tantomeno al di fuori) ci siano molte persone disposte a credere alla Fata Turchina e a Mago Merlino, il fenomeno del recapito postale misterioso resta un oggettivo punto oscuro nel percorso verso le primarie, che non può essere liquidato come “polemiche strumentali, che colpiscono l’onorabilità e l’immagine personale di un candidato su questioni tutte da dimostrare". I fatti stanno lì, nudi e crudi. Quello che resta da dimostrare non sono i fatti, ma il processo che li ha determinati. Ovvero occorre spiegare quale combinazione astrale o quale forza paranormale abbia provveduto a distribuire migliaia di lettere, cartacee ed elettroniche, a persone la cui identità e il cui recapito non potevano né dovevano essere a disposizione di un candidato alle primarie. L'onorabilità e l'immagine che rischiano di essere calpestate sono quelle del partito, se non saprà, o non vorrà, fare rispettare le regole che si era date.

E la cosa più grave, cari amici, non sarebbe tanto l'indebito vantaggio per il candidato che avrebbe utilizzato risorse negate agli altri (cosa che si potrebbe risolvere "in famiglia", con un riconoscimento dell'errore e un qualche atto di riequilibrio), ma la scelta del partito di mentire. Perché negare la verità (parlo di quella storica e fattuale, con la "v" minuscola, ma proprio per questo importante e in certo senso "sacra") è sempre una pessima scelta, anche in politica.

Un caro saluto a tutti, a presto.

Andrea De Pasquale
consigliere provinciale del PD
presidente IV Commissione "Pianificazione - Trasporti - Viabilità"
Provincia di Bologna
www.andreadepasquale.it
Per contattarmi: scrivi@andreadepasquale.it - Per ricevere il mio rendiconto mensile: aggiornamenti@andreadepasquale.it
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