Andrea De Pasquale

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Aggiornamenti settembre 2008

Rendiconto attività settembre 2008


Bologna, 2 ottobre 2008

Cari amici,

torno dopo la pausa estiva al mio periodico rendiconto, dedicato all'attività svolta in Provincia nel mese di settembre, e più in generale anche alla situazione politica di Bologna. Rammento che per essere eliminati da questa lista basta farmelo presente con una mail, mentre chiedo a quanti cambiano  indirizzo - e desiderano continuare a ricevere questi aggiornamenti - di segnalarmi il nuovo, e quello di eventuali amici interessati.

Come le altre volte citerò sommariamente i temi, rinviando al mio sito ( www.andreadepasquale.it ) per le argomentazioni e i dettagli. Quattro i punti principali:

1) ROTTURA CON RIFONDAZIONE: NON ANDIAMONE ORGOGLIOSI.

2) TRASPORTO PUBBLICO: SCIOPERO ATC E METROTRAMVIA.

3) SANT'ORSOLA E CASO LANZONI. DEONTOLOGIA MEDICA? UNA PIZZA...

4) AMMINISTRATIVE 2009 E PRIMARIE: IL NOME DI FORLANI E LA FACCIA DEL PD.

Nota: chi di voi non è interessato alle vicende del PD può allegramente saltare il quarto punto, piuttosto corposo perché farcito di citazioni di documenti ufficiali del mio partito, dei quali pare che molti a Bologna si siano dimenticati. Ma partiamo dall'inizio.

1) ROTTURA CON RIFONDAZIONE: NON ANDIAMONE ORGOGLIOSI.

Come avete già sentito e letto, proprio martedì scorso 30 settembre è andata in scena nel consiglio provinciale la fuoriuscita di Rifondazione Comunista dalla maggioranza che governa la Provincia. Davanti al mancato sostegno dei due consiglieri del PRC ad un provvedimento di bilancio (si sono astenuti), alla presidente Beatrice Draghetti non è restato che prendere atto, con grande amarezza, del loro sfilarsi dalla responsabilità di governo. Nello stesso momento l'assessora all'Edilizia e al Patrimonio, Giuseppina Tedde, di Rifondazione, ha consegnato alla presidente una lettera di dimissioni.

L'annunciato strappo con Rifondazione arriva dunque anche in Provincia, con grande soddisfazione di un centrodestra che non poteva sperare di meglio (appena una settimana dopo il dibattito sullo stato della maggioranza, e nel giorno stesso della protesta dei precari), e forse anche di qualche alto esponente del PD bolognese, che non vedeva di buon occhio la "differenza possibile" che la presidente Draghetti andava praticando rispetto al Comune di Bologna.

Personalmente giudico quasi inevitabile la rottura, alla luce dei crescenti segnali di nervosismo dati dal capogruppo di Rifondazione in Provincia, Sergio Spina, interprete di un comunismo di lotta e di piazza piuttosto che di governo e di lavoro (a differenza del collega Grandi, che mi dispiace non avere più accanto in maggioranza, per il buonsenso e la concretezza che esprimeva). Ma non condivido affatto il senso di liberazione di alcuni miei compagni di partito, illusi di costruire l'identità politica e riformista del PD a base di rotture, ripudii e autosufficienze. Fin dalle elementari mi è stato insegnato che la politica funziona in modo diverso, premiando cioè chi riesce a includere e cucire piuttosto che il contrario. In questo strappo Rifondazione ci ha messo parecchio del suo, e in questo ci alleggerisce di molto la coscienza. Ma ai miei dirigenti consiglio di sorridere poco e di non contare su alcun rimbalzo positivo, nemmeno sulle vicende comunali. Il PD da solo arriva ben lontano dal 50%, quindi per vincere occorre convincere altri a percorrere una strada comune, senza spocchia e senza alterigia.

2) TRASPORTO PUBBLICO: SCIOPERO ATC E METROTRAMVIA.

In un periodo di scioperi del trasporto pubblico, ho ritenuto di prendere una posizione lo scorso 16 settembre, a proposito dell'astensione degli autisti ATC nel giorno di apertura delle scuole: trovate l'intervento (breve) nel mio sito, alla voce "Miei interventi in consiglio". In sintesi riporto le 3 mie riflessioni in proposito:

A) la scelta di scioperare il primo giorno di scuola colpisce l'utenza in un momento molto vulnerabile, nel quale le famiglie non hanno nemmeno avuto il tempo di organizzarsi con gli altri genitori per riportare a casa i figli all'uscita della scuola (lo sciopero è durato fino alle 16.30).

B) la scelta di questo sciopero va a indebolire le ragioni degli stessi lavoratori in nome dei quali lo sciopero è proclamato, perché la cittadinanza non reagisce solidarizzando, ma al contrario.

c) l'effetto di simili scioperi sull'utenza, sempre al bivio tra la scelta di un mezzo di trasporto pubblico o privato, è di spingerla verso quel mezzo privato dal quale le nostre politiche vorrebbero allontanarlo. Il ragionamento è: “Piuttosto che un abbonamento meglio magari uno scooter usato e inquinante, che almeno però non sciopera e al bisogno mi porta dove ho bisogno di andare”.

Due parole anche sulla Metrotramvia, apparsa per un paio di giorni cosa acquisita per essere stata approvata, ma non finanziata, a Roma nella Conferenza dei Servizi. Dopo 4 anni di annunci trionfanti, e di mancati finanziamenti, è bene rammentare alcuni dati di fatto che ci stanno davanti e ci interrogano come amministratori.

La sola prima tratta (Fiera - Stazione) serve un'utenza evidentemente estemporanea (fiere) o poco consistente (addetti e utenti degli uffici della Regione). Come tutti i tecnici riconoscono, l'unica possibilità di tenuta economica dell'opera in esercizio (ovvero, l'unica possibilità che si regga in piedi e non lavori in perdita gravando sui bilanci comunali nel tempo) è quello di portare avanti insieme alla prima anche la seconda tratta, quella che dalla Stazione arriva a Borgo Panigale. Sull'asse via Emilia Ovest (come anche sugli altri due grandi assi di mobilità urbana, ovvero la via Emilia Est verso San Lazzaro e la direzione Nord verso Corticella) abbiamo infatti una domanda di trasporto sufficiente a giustificare ed alimentare una infrastruttura di questo tipo. Considerando le due tratte, parliamo quindi di un'opera da circa 700 milioni di Euro, di cui - come sappiamo - il 30% a carico del Comune di Bologna (circa 200 milioni).

Non posso quindi che sottoscrivere i dubbi di tanti, tra cui Flavio Delbono (Corriere di Bologna, 24 settembre), economista oltre che assessore al bilancio della Regione, quando dice: "il via libera della conferenza dei servizi era un passo necessario, ma non ancora sufficiente". E non posso accettare che si dica, a Palazzo d'Accursio, che il reperimento dei 200 milioni non è un tema attuale, ma che sarà affrontato in futuro. Quando, scusate? Se oggi vi strappate - e giustamente - le vesti per l'ammanco di 20 milioni di Euro causato dall'abolizione dell'ICI, annunciando tagli agli investimenti, non pensate sia un problema rastrellare i 200 milioni (400 miliardi di vecchie lire) necessari alla metrotramvia? Cosa vuol dire "la questione sarà affrontata a suo tempo"? Quando verrà il tempo di chiederci chi paga?


3) SANT'ORSOLA E CASO LANZONI. DEONTOLOGIA MEDICA? UNA PIZZA...

Nei giorni scorsi è tornata sui giornali la vicenda Lanzoni (ovvero la signora morta al Sant'Orsola a seguito di uno scambio di lastre, di un'errata asportazione del rene, e della mancata somministrazione di un farmaco) - Corrado (ovvero il medico licenziato dal Sant'Orsola per avere cercato di manipolare la cartella clinica della vittima). Per un ripasso, potete andare sul mio sito, alla voce "Rassegna Stampa", dove trovate la mia presa di posizione sulla vicenda e la risposta (in perfetto stile sindacal-corporativo) del sindacato ANAO-ASSOMED, guidato dal dottor Giancarlo Pizza, urologo collega dei medici indagati e - guardacaso! - anche presidente dell'Ordine dei medici di Bologna.

Allora (era giugno) avevo giudicato con severità l'eccesso di solidarietà espresso dal dott. Pizza (non si sa se in veste di presidente dell'Ordine o di capo sindacale: per lui è uguale) verso i colleghi indagati, e potevo anche essermi sbagliato. Sarebbe stato bello: un mio eccesso di malizia a fronte di una realtà limpida e pulita, ingiustamente sotto accusa. Purtroppo la pubblicazione dei colloqui intercorsi tra i medici del reparto mi dà ragione oltre ogni peggiore previsione. E la doppia intervista a Pizza (Corriere di Bologna del 24 settembre 2008 e Repubblica Bologna del 25 settembre 2008) richiede una ulteriore nota.

«Sono presidente dell' Ordine dei medici, segretario del sindacato Anao del Sant' Orsola, e amico personale del professor Severini. Perciò ho tre giacchette. Sempre indossate senza far confusione, sempre super partes», afferma l'inossidabile Pizza. Domanda la giornalista: Lei ha difeso a oltranza i medici indagati, non sarebbe stato meglio usare maggiore sobrietà? Risposta: «Con Severini ho un rapporto di amicizia trentennale. Abbiamo fatto l' università insieme. Insieme abbiamo studiato e siamo nella stessa unità operativa di Urologia».  Al telefono col dottor Corrado, dopo la revoca dei domiciliari dice "questo insulto sarà vendicato". Sembra la difesa della casta. «Macchè casta. Lei ha idea della gravissima tensione che c' è al policlinico? Un collega sospeso, un altro licenziato. Dissi che i medici vanno lasciati in pace perché c' era una messa alla gogna insopportabile. Per di più a dirigere l' unità, al posto di Severini andò il professor Giuseppe Martorana. Allora ho indossato la giacchetta di segretario Anao. Lì doveva essere messo uno della stessa unità. (...) Nessuno è stato condannato con sentenza definitiva. Guardi, potevo essere io il nuovo direttore. Lavoro lì, sono anche il più vecchio per anzianità professionale».

E avanti così, senza vergogna.

Commento: siamo alla confusione tra deontologia (dal greco: "dover essere") e corporativismo, ovvero: difendo i colleghi perchè sono degli amici, a prescindere dai loro comportamenti, e per giudicarli sul piano dell'etica professionale mi rimetto alle decisioni della magistratura: finché un collega non subisce una condanna penale confermata fino al terzo grado di giudizio (Giudizio, Appello, Cassazione: 15 anni come minimo), è a posto anche come deontologia.

Cari amici, questo è un errore micidiale, benché diffuso: la deontologia è un concetto che viene prima, non dopo la legalità, è una misura molto più esigente rispetto al mero rispetto della legge. Ci sono molti comportamenti leciti ma eticamente e deontologicamente criticabili. Nascondere la tutela della deontologia dietro l'intervento della giustizia significa di fatto svotarla.

Confermo la mia posizione: l'atteggiamento di Pizza sacrifica la tutela della professione alla tutela di singoli professionisti (in quanto amici e colleghi), e vulnera la credibilità della categoria. Le sue dimissioni da almeno una delle due cariche in conflitto di interessi aiuterebbero a fare entrare luce ed aria nei corridoi del più importante ospedale cittadino e regionale.

4) AMMINISTRATIVE 2009 E PRIMARIE: IL NOME DI FORLANI E LA FACCIA DEL PD.

Scade in questi giorni il termine richiesto da Andrea Forlani, unico sfidante di Sergio Cofferati candidatosi alle primarie del PD per le amministrative 2009, per poter disporre delle condizioni minime di par condicio per competere con il sindaco uscente, ovvero: la possibilità di contattare i 15.000 iscritti al PD di Bologna, la possibilità di fare incontri con i cittadini e gli elettori del PD nei 30 circoli di Bologna, la possibilità di confrontarsi con il sindaco perché gli elettori abbiano chiare le differenze di stile e di priorità programmatiche.

Purtroppo l'orientamento del gruppo dirigente del PD, ufficialmente a favore delle primarie ma di fatto impegnato per restringerne la praticabilità, pare essere quello di negare queste condizioni di par condicio, rendendo in tal modo molto difficile per Forlani raccogliere quel famoso 15% di firme di iscritti (2.250 firme in 3 settimane, da fine ottobre a metà novembre) senza il quale non è possibile, per le regole scelte dal PD nazionale e regionale, candidarsi alle primarie contro il sindaco uscente.

Tale orientamento negativo della dirigenza si basa di 3 considerazioni:

A - gli elenchi degli iscritti sono sottoposti a un vincolo di privacy e non possono essere dati a un candidato;
B - dare spazio oggi a Forlani potrebbe significare penalizzare un eventuale candidato che uscisse allo scoperto all'ultimo momento (è in tempo fino all'ultimo giorno utile per la raccolta delle firme);
C - aprire un dibattito sui limiti dell'amministrazione Cofferati significa ammettere che i limiti ci siano, quindi favorire gli avversari.

Si tratta di argomenti molto deboli, che tradiscono ben altro pensiero: ovvero che i candidati (e gli equilibri politici che ne derivano) vanno decisi a tavolino, tra i professionisti della politica, e non sottoposti al vaglio degli elettori.

Infatti, A) è semplicemente ridicolo che i dati degli iscritti, quotidianamente utilizzati per promuovere iniziative di partito e di giunta (con bombardamento di mail, sms, telefonate, ecc.) diventino improvvisamente dati sensibili e riservati nel momento in cui vengono chiesti da uno sfidante di Cofferati.

Ed è ancora più ridicolo che B) si neghi spazio e visibilità a chi si è positivamente e fattualmente candidato, in nome di possibili eventuali teoriche candidature future (ovvero: quel che conta non sono i fatti, la realtà in atto, ma le possibilità, i fatti potenziali: Aristotele che ne direbbe?).

Quanto all'idea che C) il dibattito interno e l'autocritica siano da evitare perché aiutano "il nemico", non fa nemmeno ridere, perché ci riporta in pieno Comitato Centrale, nel clima più ideologico e manicheo del partito-chiesa, quanto di più distante dai propositi riformisti e laici posti da Veltroni alla base del PD.

In realtà la disponibilità di Andrea Forlani a concorrere alle primarie del PD per la candidatura a sindaco di Bologna è un fatto positivo, prima di tutto per il PD stesso:
 
1) Perchè in tal modo a Bologna il PD potrebbe eleggere una carica importante con il metodo delle primarie, che dovrebbero essere il segno distintivo della democraticità di questo partito che vuole essere nuovo (vedi le citazioni in fondo). Una candidatura a sindaco calata dall'alto ed accettata dagli iscritti (15.000) senza alcuna vera discussione sarebbe un colpo molto duro per la credibilità del PD presso i tanti che hanno votato (50.000) alle primarie di Prodi e poi a quelle di Veltroni, ma poi hanno visto il partito adagiarsi su schemi vecchi.

2) Perchè Forlani ha fatto esperienza di vita politica ed amministrativa sul territorio bolognese (attualmente è presidente del quartiere Santo Stefano), ed ha finora svolto gli incarichi amministrativi affidatigli con spirito aperto e di ascolto dei cittadini, e con capacità di armonizzare le diverse forze che lo sostengono. La sua candidatura può restituire al PD maggiore credibilità nel momento in cui promette che governerà la città aprendosi alla partecipazione di singoli ed associazioni. 
 
3) Perchè Forlani fa parte della compagine che attualmente governa la città, ne conosce i pregi ed i difetti, sa apprezzare i risultati positivi ottenuti e valutare serenamente ma lucidamente i motivi per cui altri obiettivi del programma non sono stati raggiunti; può quindi garantire la continuità di un programma ispirato ai valori del centro sinistra, ed allo stesso tempo correggere alcuni evidenti difetti di impostazione e modalità che rischiano di far perdere al centro sinistra il governo della città.
 
Maggiori dettagli potete trovarli su www.andreaforlani.it .  Potete iscrivervi alla newsletter e, soprattutto, aderire alla pre-raccolta firme per la candidatura: quella ufficiale inizierà soltanto il 27 ottobre, ma già questa può essere un buon indice della "risposta" degli iscritti alla candidatura di Forlani, e faciliterà poi la raccolta ufficiale.

In sintesi, il mio appello ai sostenitori del PD è questo: alla luce delle tante affermazioni di principio sulla partecipazione e sulle primarie, solennemente fatte proprie dal PD nei suoi documenti e nei suoi discorsi fondativi (vedi di seguito), aiutate il nostro partito a salvare la faccia: fate circolare il nome di Forlani.

Un saluto a tutti, a presto.

Andrea De Pasquale
consigliere provinciale del PD
presidente IV Commissione "Pianificazione - Trasporti - Viabilità"
Provincia di Bologna
www.andreadepasquale.it

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PARTITO DEMOCRATICO, PRIMARIE E PARTECIPAZIONE. 


1) Dal discorso di insediamento di Walter Veltroni all'Assemblea Costituente del PD - 27 ottobre 2007.

Col loro voto, i tre milioni e mezzo del 14 ottobre hanno già fondato un partito che in Italia non c’è mai stato, diverso da quelli che conoscevamo prima: il Partito democratico sarà, perché così lo hanno voluto loro, un partito di cittadini-elettori.

Non potrà essere un partito tradizionale di iscritti, secondo i modelli già conosciuti nel Novecento. Modelli in crisi da molto tempo e, con il calo complessivo dei tesserati e l’abnorme aumento del ceto politico remunerato, da tempo rimpiazzati nei fatti dalla prevalenza di personale politico permanente o semipermanente: un partito di eletti o nominati che cooptano tra loro altri eletti o nominati.

Il popolo delle primarie ha travolto i modelli del passato e ha fatto emergere un nuovo protagonista: non più l’iscritto-tesserato né il politico professionista remunerato, ma il cittadino-elettore attivo, che perlopiù non intende dedicarsi stabilmente alla politica, ma rivendica il diritto di far sentire e pesare la propria voce nei momenti decisivi della vita del partito nel quale si riconosce.

Siamo dunque in presenza di una figura nuova, quella del cittadino-elettore attivo, il vero protagonista della fondazione del Pd: ed è attorno al primato di questa nuova figura che dobbiamo costruire il modello organizzativo del partito nuovo. Un modello nel quale la partecipazione viene prima dell’appartenenza. Nel quale la più grande energia nasce dalla più ampia libertà. Dall’insieme di autonomia e di responsabilità diretta. E’ una sfida di innovazione, ed è qualcosa che deve partire da noi, che deve entrare prima di tutto nella nostra testa (...).

In ogni caso, l’iscrizione non potrà più essere una condizione per partecipare. Sarà una scelta non totalizzante. Il segno della soddisfazione per aver aderito ad un partito veramente democratico, la promessa di una disponibilità a lavorare su basi volontarie per gli obiettivi comuni. Le decisioni rilevanti dovranno essere prese con il metodo delle primarie aperte, ovvero dando la parola e lo scettro ai cittadini-elettori. Con il metodo delle primarie si sono scelti e si sceglieranno il leader e i segretari del partito a livello regionale; e lo stesso dovrà avvenire per i candidati alle massime cariche di governo nelle regioni, nelle province e nei comuni. (...)

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2) Dal Codice Etico del Partito Democratico, approvato dall'Assemblea Costituente il 16 febbraio 2008.

Articolo 2 comma 2:
Le donne e gli uomini del partito democratico vivono l'impegno politico con responsabilità, e per questo sentono il dovere di confrontarsi e dare conto del proprio operato. (...) Sostengono un modello di comunicazione basato sull'ascolto, sul dialogo, sulla chiarezza di espressione. Si impegnano a condurre il confronto con volontà d'intesa, ricercando cioè una reale interlocuzione. Favoriscono la trasparenza dei processi decisionali e la partecipazione democratica nelle forme più inclusive.

Articolo 3 comma 1:
Le donne e gli uomini del partito Democratico si impegnano, in particolare a:
c) non appartenere ad associazioni che comportino un vincolo di segretezza o comunque a carattere riservato.

(Nota mia: se gli elenchi degli iscritti sono riservati, allora siamo un partito di clandestini, in violazione di questo articolo...)

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3) Dal Manifesto dei Valori del Partito Democratico, approvato dall'Assemblea Nazionale il 16 febbraio 2008.

1. Le ragioni del partito democratico.
In questo difficile passaggio, il Partito Democratico rappresenta lo sviluppo e la realizzazione dell'Ulivo, come soggetto e progetto di centrosinistra nel quadro di un bipolarismo maturo. Un partito democratico e riformatore non solo nella sua ispirazione ideale e programmatica, ma anche in quanto attivamente impegnato a promuovere l'evoluzione e la riforma del sistema politico-istituzionale verso una democrazia competitiva, imperniata sulla sovranità del cittadino elettore, arbitro della scelta di governo.

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4) Dallo Statuto del Partito Democratico, approvato dall'Assemblea Costituente il 16 febbraio 2008.


Articolo 1. Principi della democrazia interna.

Comma 2: Il Partito Democratico affida alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori le decisioni fondamentali che riguardano l'indirizzo politico, l'elezione delle più importanti cariche interne, la scelta delle candidature per le principali cariche istituzionali.

Articolo 18: elezioni primarie del Partito Democratico.

Per primarie si intendono le elezioni che hanno ad oggetto la scelta dei candidati a cariche istituzionali elettive. Possono partecipare alle elezioni primarie indette dal Partito Democratico gli elettori già registrati nell'albo nonché quelli che lo richiedano al momento del voto. (..) Vengono in ogni caso selezionati con il metodo delle primarie i candidati alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e presidente di Regione.

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5) Dal documento conclusivo dell'Assemblea territoriale e cittadina di Bologna del 24 maggio 2008

(...) Il partito democratico di Bologna si impegna a mettere in campo un'efficace azione di ascolto che sappia coinvolgere la città e il territorio della provincia.

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6) Dall'intervista a Walter Veltroni pubblicata sul Corriere della Sera del 28 settembre 2008.


"E' il rischio di una democrazia sostanzialmente svuotata, una struttura di organizzazione del potere che rischia di apparire autoritaria, il dissenso visto come un fastidio di cui liberarsi. L'indipendenza dà fastidio. (...) Comincia ad esserci un pensiero unico, l'assenza di una coscienza critica che ignora la trave e si concentra sulla pagliuzza. C'è un clima plumbeo, conformista".

(Domanda: cosa vi viene in mente leggendo queste frasi? Certamente il modello culturale del PDL al governo nazionale, ma forse anche un affiorante metodo di governo interno al PD locale...)

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