Andrea De Pasquale

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Attacco alla giustizia: il coraggio di alzare la voce

Nota di luglio 2008 sulle iniziative del governo in materia giudiziaria (divieto di intercettazioni, blocco dei processi, immunità per le cariche istituzionali)

Reati prescritti, processi inutili, ingiustizia garantita.


La vicenda nazionale vede di nuovo la maggioranza di centrodestra impegnata a indebolire il controllo di legalità, a intimidire la magistratura e a deludere la speranza di molti cittadini vittime di reato di ottenere mai giustizia. Questo è il vero problema, prima e più ancora delle vicende giudiziarie del capo del governo. Detta in altri termini: se garantire immunità perenne a Silvio Berlusconi fosse il prezzo da pagare per ottenere in cambio una riforma della giustizia che servisse a ridare efficienza ai processi e quindi a restituire giustizia ai cittadini (che subiscono i danni dei reati), io sarei favorevole. La  tragedia invece è che, ormai da 15 anni, con la scusa di "accrescere le garanzie" (di pochi), si è versata ghiaia nei meccanismi della giustizia fino a paralizzarli.

La somma di vecchie e nuove regole "garantiste" (introdotte dalla destra e ahimè non adeguatamente riformate dalla sinistra, quando è stata al governo) in termini di tortuosità processuali, incompatibilità tra ruoli nella magistratura, possibilità di ricusazione del giudice, produce un risultato sotto gli occhi di tutti, ovvero che la stragrande maggioranza di reati cade in prescrizione: dopo anni di indagini e di udienze processuali, tutti il lavoro di polizia, carabinieri, guardia di finanza, magistrati inquirenti e magistrati giudicanti viene mandato al macero. Lo stesso ruolo di avvocato difensore ne viene stravolto e svilito: non più una professionalità giuridica impegnata a sostenere l'innocenza dell'imputato, ma un esperto di furbizia dilatoria, mirata a utilizzare tutti gli ostacoli, gli inceppi, le incongruenze, le debolezze della macchina giudiziaria, per arrivare all'obiettivo strategico della prescrizione.

Questo accade in primo luogo perchè da anni gli uffici giudiziari sono tenuti in condizioni da non poter esercitare il loro lavoro, per mancanza di aule, di scrivanie, di fax, di computer, di personale di cancelleria, di copertura degli organici. E questo non dipende dalla magistratura, ma dal ministero della giustizia, quindi dalla politica. Lo ricordava mercoledì 2 luglio Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, lo dicevamo noi del Mosaico 14 anni fa (n. 4, maggio-agosto 1995, "un giorno in tribunale": un dossier dedicato alla  giustizia civile, che vale anche per quella penale). 

Il risultato va molto al di là dell'impunità così garantita a Berlusconi, perché tale impunità si estende a decine, centinaia, migliaia di imputati di reati socialmente devastanti, quali quelli economici e corruttivi, tipici dei "colletti bianchi" e specifici della classe dirigente. C'è bisogno di ricordare che il buco Parmalat ha sottratto agli italiani qualcosa come 7 miliardi di Euro (quattordicimila miliardi di lire)? C'è bisogno di ricordare che il danno peggiore di Tangentopoli non fu il denaro pagato dalle imprese agli amministratori corrotti, ma furono la qualità scadente e il costo esorbitante di opere e servizi, commissionati non più nell'interesse dei cittadini, ma per onorare uno scambio illecito di favori? C'è bisogno di ricordare che in un sistema economico che tollera la corruzione le imprese sono spinte a investire più in regali e tangenti che in ricerca e innovazione?

Su questi temi avverto poca consapevolezza e troppa incertezza anche nel mio partito. C'è paura di apparire smodati, di perdere di compostezza, di ricadere nella demonizzazione dell'avversario. Si paventa il rischio del moralismo e del giustizialismo.

Ora, se è da moralisti dire che i provvedimenti governativi che vogliono sottrarre agli inquirenti lo strumento dell'intercettazione, che intendono tagliare ulteriormente le dotazioni agli uffici giudiziari, che intendono paralizzare ulteriormente il lavoro processuale sono una indecenza, perchè premiano i furbi che la fanno franca e umiliano gli onesti che non saranno risarciti dalla giustizia, io sono un moralista. Se è da giustizialisti dire che la giustizia penale deve essere orientata all'accertamento il più possibile fedele, rapido e rigoroso della verità dei fatti, per determinare in base a questi giudizi di colpevolezza, mentre la nostra giustizia penale viene oggi irrisa e umiliata da strategie dilatorie che puntano solo a far passare i termini di decadenza dei processi, io sono un giustizialista.

Perchè esiste anche un mondo di persone pulite, che faticosamente cercano di comportarsi in modo corretto, anche se diversamente potrebbero faticare di meno e guadagnare di più. Esiste anche qualcuno che, in diversi ruoli e posizioni, "viaggia in direzione ostinata e contraria" rispetto al vento dell'interesse personale. Esiste anche una cittadinanza che non ha nulla da nascondere e quindi da temere davanti ad eventuali accertamenti giudiziari, che non ha conti all'estero nè attività in nero. A questo mondo, a queste imprese, a questi cittadini dobbiamo pure rispondere, come politici in generale e come PD in particolare.

Sentimenti come la rabbia, l'orgoglio e l'indignazione davanti a certi squilibri (pensiamo a quanto rigore il governo stia mostrando verso immigrati e bambini rom, e a quanta indulgenza riservi invece verso altri autori di reati, come i falsificatori di bilanci, che alla fine sottraggono ai risparmiatori ben di più dei piccoli ladri di strada, che pure sono da punire) sono importanti in politica. Per questo ritengo che la manifestazione indetta a Roma il prossimo 8 luglio per dire "no" non sia sbagliata. Alzare la voce non è sempre sintomo di maleducazione.

Una sola nota sul Berlusconi perseguitato dai magistrati. Si dice innocente, ma quando non è stato riconosciuto colpevole (il che è accaduto), ha evitato la condanna avvalendosi - che io ricordi - sempre della prescrizione dei reati a lui attribuiti. Invece la legge gli consentiva, se innocente, di rinunciare alla prescrizione per arrivare in fondo all'accertamento dei fatti: lui ha preferito diversamente. E come diceva un caro amico magistrato, si prescrive una cosa se è accaduta. 

4 luglio 2008

Vedi anche: "Giustizia malata, chi paga i danni?" (mio articolo del 2002), e "magistratura sotto attacco" (mio articolo del 2001) sullo stesso tema.
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