De Pasquale boccia i sindacati medici

"O il dottor Corrado non ha manomesso documenti e minacciato collaboratori, e allora gli va chiesto scusa, oppure lo ha fatto, e in questo non può essere difeso, tanto meno dai colleghi medici, che altrimenti mandano alla cittadinanza un brutto messaggio". Ovvero che un medico, "trovandosi alle strette (nel caso, per il decesso della signora Lanzoni), ha facoltà di riscrivere la storia clinica di una paziente a proprio comodo". Così il consigliere provinciale del PD, Andrea De Pasquale, attacca i sindacati medici accusandoli di essere una casta. E ribadisce la richiesta di conoscere i nomi degli 86 firmatari del documento di Anaao e Cimo.

E' guerra fra i sindacati dei dirigenti sanitari (Anaao, Assomed, Cimo e Asmd) che nei giorni scorsi hanno preso posizione contro il licenziamento da parte del Sant'Orsola del dottor Giuseppe Corrado (uno dei sette indagati per il "caso Lanzoni") e Andrea De Pasquale. Il consigliere provinciale del PD ha chiesto infatti di conoscere "i nominativi degli 86 medici che hanno firmato il ricorso al tribunale del lavoro. Ci serviranno - scrive - per cautelarci il giorno in cui dovessimo entrare al Sant'Orsola per noi, un parente, un amico". Criticando aspramente l'iniziativa, i sindacati, rappresentati dall'avvocato Giovanni Di Buono, replicano che quella che il consigliere chiama 'la casta medica', "rimane al lavoro anche ben oltre l'impegno orario per curare non solo 'parenti ed amici' ma tutti i cittadini, supplendo così a vistose carenze di programmazione sanitaria e di organico medico, in parte collegate alle ultime Finanziarie". I sanitari ribadiscono che "questa supplenza non potrà più essere elargita gratuitamente, visto che è effettuata in condizioni di disagio non previste dalla legge ed espone chi la compie ad una responsabilità aggiuntiva personale". Infine l'ironia: "Ci auguriamo che i suoi elettori, caro consigliere, possano un giorno apprezzare la sua opera come quotidianamente i cittadini apprezzano la nostra".

Contro il sidacalismo castale che umilia la professione medica.