Andrea De Pasquale

Home > Come la penso su... > Elezioni politiche 2008

Elezioni politiche 2008

Il mio invito al voto


Bologna, 10 aprile 2008

Per cominciare mi scuso con quanti, iscritti a questa mailing list per gli aggiornamenti dal Consiglio provinciale, malsopportano l'uso elettorale del loro indirizzo, e in particolare con i diversi amici che so avere simpatie politiche distanti dalle mie: chiedo venia, ma le elezioni politiche non cascano tutti i mesi, e da amministratore eletto e militante in un partito non posso e non voglio esimermi da una presa di posizione chiara sul voto che ci attende. Prometto che si tratta di un'eccezione, e che i prossimi messaggi torneranno ad essere a cadenza mensile e di sola rendicontazione dell'attività amministrativa.

Il primo invito è ad andare tutti a votare, per non delegare ad altri la propria quota di sovranità (che la nostra Costituzione attribuisce al popolo), e per non svilire le fatiche e i sacrifici che hanno portato il nostro paese ad assumere le forme democratiche come strumento di scelta del governo. Nonostante la pessima legge elettorale e la scarsa credibilità di larga parte del personale politico, il fatto di poter votare costituisce comunque un privilegio minoritario, se visto in prospettiva storica e geografica. Non sempre, non dovunque, si può votare. A noi è consentito: approfittiamone.

Il secondo invito è a votare Partito Democratico, alla Camera e al Senato. Comunque la si voglia mettere, questo partito in pochi mesi ha fatto scelte non scontate e piuttosto innovative. Ne ricordo alcune:

- ha scelto di fondere due forze politiche in una sola, dimezzando di fatto cariche e poltrone rispetto a prima (dove c'erano due segretari provinciali, eccone uno solo; dove c'erano due capigruppo in consiglio comunale, eccone uno solo; e così via...)

- ha utilizzato consultazioni primarie (che il 14 ottobre 2007 hanno portato 3.500.000 cittadini ad esprimersi) per eleggere i segretari nazionali e regionali, e le rispettive assemblee. Sarà anche stato un plebiscito, guidato dall'organizzazione territoriale del partito, ma è pur sempre più democratico questo metodo rispetto a quello di partiti feudali (come Forza Italia, o Alleanza Nazionale) che non tengono congressi da anni e non hanno mai votano sui propri dirigenti.

- Ha deciso di «andare da solo» alle elezioni, spiazzando tutti e producendo un superamento di alcuni limiti della legge elettorale per via politica laddove la via legislativa è stata impedita dal veto dei piccoli partiti;

- Ha prodotto un rinnovamento dei candidati
, mandando a casa quelli con tre Legislature alle spalle, compresi personaggi ritenuti intoccabili; ha escluso quanti avessero pendenze giudiziarie. Il risultato è stato che, nelle liste del PD: 190 candidati hanno meno di 40 anni; 134 parlamentari eletti nel 2006 non sono stati ricandidati; le donne sono 379 (42% del totale); circa metà dei candidati non proviene dalle file dei DS e della Margherita (il PDL per converso conferma l'80% dei parlamentari uscenti).

- Ha sdoganato a sinistra temi veri e ineludibili
, come quello della sicurezza personale e della lotta al degrado nelle città; del superamento della contrapposizione tra ragioni del lavoro e ragioni dell'impresa, tra loro interdipendenti; della valorizzazione dei meriti e dei talenti laddove (come nelle professioni e carriere) prevale la rendita di posizione e il nepotismo,  e laddove (come nel pubblico impiego) prevale un egualitarismo grigio e burocratico, che intristisce le professionalità e peggiora i servizi al cittadino.

- Ha reinterpretato e rilanciato temi propri e cari alla tradizione di sinistra, come il contrasto alle diseguaglianze (ma attraverso la redistribuzione di opportunità, non di assistenzialismo), l'investimento sul welfare (ma in una prospettiva di sussidiarietà), la lotta all'evasione fiscale, la difesa dell'autonomia della magistratura (pur riconoscendone gli errori).

Io voterò PD, convinto che la prima emergenza etica italiana sia quella della rendita, a tutti i livelli: da quello economico (dove il lavoro è più tassato degli interessi sui patrimoni) a quello professionale (dove il posto di lavoro e la carriera dipendono dalla famiglia in cui nasci e dalle raccomandazioni di cui disponi), fino all'evidente spaccatura, in campo imprenditoriale, tra i "settori a redditività 30%", che operano in regime monopolistico o comunque protetto dalla concorrenza (come banche, assicurazioni, telecomunicazioni, energia, trasporti), e i "settori a redditività 3%" (se va bene), come le piccole imprese che si arrabattano sul mercato vero, tra costi certi e ricavi aleatori. Il PD in questa materia è più credibile di altri: gli unici tentativi di liberalizzazione e riforma in Italia negli ultimi 15 anni li ha fatti l'Ulivo.

Perché il fatto è che solo una società più aperta e in grado di valorizzare i "capaci e meritevoli" (per citare la Costituzione), e contemporaneamente di combattere evasione fiscale ed economia criminale, può effettivamente ridurre le differenze tra ricchi e poveri, aumentare i posti di lavoro, far crescere l'economia e insieme l'equità sociale. Da qui, ne sono convinto, può venire un aiuto concreto ai giovani e alla famiglia, con tutti i benefici sociali che ne derivano.

Ieri sera in piazza maggiore a Bologna, Walter Veltroni ha detto anche alte 3 cose, che mi hanno fatto piacere perché le ho sempre pensate anch'io. Che bisogna decidersi davvero a ridurre i costi della politica, riportandoli ai livelli degli altri paesi europei. Che ha ragione la Chiesa a parlare di una emergenza educativa, visti i modelli sbagliati e dannosi che continuamente la televisioe propone ai nostri ragazzi. Che con una criminalità organizzata che strangola un terzo del paese non si può convivere, ma solo lottare.

Sono solo parole, qualcuno mi dirà. E' vero, gli rispondo, dovremo produrre dei fatti (in parte già visibili, con le diverse scelte sui candidati nel meridione). Ma, per rimanere alle parole, quanto preferisco queste di Veltroni a quelle altre, che celebrano come "eroe" il pluricondannato Mangano (per ricettazione, truffa, traffico di stupefacenti, e infine per un duplice omicidio), e riversano disprezzo sui magistrati che svolgono le indagini (malati di mente da tenere sotto stretto controllo medico).

Chiudo con una nota sul voto disgiunto: che non è controllabile sul piano tecnico (come si fa a "dosare" il prestito di voti in termini quantitativi?), e non è sensato sul piano politico. Che senso ha, per togliere seggi a una forza politica con cui non sono d'accordo, dare forza a un'altra forza politica con cui pure non sono d'accordo, e che farà pesare i suoi consensi contro le mie idee? 

Infine, per contrastare dati alla mano le balle sparse in giro da Sua Emittenza e dai tanti suoi ripetitori riguardo il bilancio dello Stato e l'andamento della pressione fiscale durante i governi Prodi e Berlusconi, ecco in allegato un documento (PDF) molto chiaro e obiettivo (se preferite, lo potete trovare anhe in formato video sul sito di Youtube). La morale è: votare PD fa bene soprattutto ai nostri figli. Pensiamoci.

Buon fine settimana e buon voto a tutti.

Andrea De Pasquale
consigliere provinciale del PD
www.andreadepasquale.it
Per contattarmi: scrivi@andreadepasquale.it - Per ricevere il mio rendiconto mensile: aggiornamenti@andreadepasquale.it
Home Home