Andrea De Pasquale

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Governo Renzi, sentenza TAR sul BFC a Granarolo, novità sul Passante Nord e rischio di ictus per il SFM. Bologna e dintorni, gennaio - febbraio 2014

Bologna, 7 marzo 2014

Cari amici,

eccomi alla nota mensile sulla politica bolognese. Trovate le note precedenti sul mio sito. Rammento che per non ricevere questi messaggi è sufficiente chiedermi la cancellazione da questa lista, mentre se avete amici interessati segnalatemi la loro e-mail.

4 gli argomenti di questa edizione:

1. GOVERNO RENZI: DUBBI E SPERANZE

2. SENTENZA SUL CENTRO BFC A GRANAROLO. LA PALLA ALLA POLITICA.

3. PASSANTE NORD, ULTIMI AGGIORNAMENTI

4. INTERRAMENTO DELLA LINEA SFM2 A  BINARIO UNICO. DRITTI VERSO L'ICTUS DEL SFM?

(Vedi anche facebook.com/andrea.depasquale e twitter.com/depa65)

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1. GOVERNO RENZI: DUBBI E SPERANZE

Inizialmente ho giudicato un errore la scelta di Matteo Renzi riguardo al governo, ed ho apprezzato la dignità con cui Enrico Letta ha preteso un voto esplicito che lo facesse dimettere. Come ho scritto ad alcuni amici, in questo modo Renzi ha rinunciato ad una importante differenza che sinora aveva consolidato rispetto agli altri politici: la coerenza. Personalmente al posto di Renzi avrei avuto meno fretta, magari inserendo nell'esecutivo Letta una figura nuova di "ministro delle riforme", per poter dare una spinta e insieme intitolarmi una accelerazione sul processo riformista. Con un avamposto nel governo e la possibilità di esercitare la forza del partito di maggioranza relativa, mi pareva di poter condizionare positivamente il corso della legislatura.

Renzi invece ha fatto una scelta diversa, che ex post ho ricostruito in questo modo. In primo luogo si è reso conto che anche la sola riforma elettorale aveva sensibilmente rallentato il suo corso nei meandri parlamentari, iniziando a collezionare passaggi in Commissioni e rinvii; e senza una nuova legge elettorale, votare sarebbe inutile perché le urne restituirebbero un Parlamento ingovernabile. E senza l'uscita di sicurezza del voto, diventa difficile "convincere" i tanti beneficiari della palude attuale (molto diffusi e molto potenti nei palazzi, non solo della politica, ma soprattutto dell'alta burocrazia) ad accelerare le riforme.

In secondo luogo, ha capito che le elezioni Europee del 25 maggio, per il loro carico molto simbolico e poco pratico, premieranno le formazioni più di protesta, estremiste e antieuropeiste, penalizzando un PD bene o male sempre "responsabile" in tema di politiche europee e di scelte di governo. E poiché nei quadri dirigenti del PD c'è una folta truppa che attende il primo scivolone di Renzi per commissariarlo, un cattivo risultato elettorale a maggio segnerebbe facilmente per lui, se non la decadenza, certamente un forte indebolimento.

Da qui, per quanto ho capito, la decisione di forzare le tappe in modo da poter meglio condizionare, dai banchi del governo, il faticoso cammino parlamentare delle riforme, a partire da quella elettorale. Questo mi pare il vero punto di svolta. Perché una volta acquisita una legge elettorale in grado di dare al paese una maggioranza, e quindi un governo, si potrà ritornare alla fisiologia democratica, e ridare la parola agli elettori.

E se si renderà necessario il ricorso al voto nei prossimi mesi, con un Renzi che proteso a promuovere riforme, magari senza risultato con questo Parlamento, è prevedibile che, nella percezione semplificata e polarizzata (ma non falsata) della pubblica opinione, il voto rappresenti una sorta di duello tra il cambiamento e la conservazione, quindi tra il giovane, irruento e frenetico ex sindaco fiorentino, e i suoi "avversari", ovvero l'ampia platea di mandarini di partito e di palazzo che gli mettono i bastoni tra le ruote. Il risultato delle urne difficilmente sarebbe a lui sfavorevole, e a quel punto il cammino riformista impedito nell'attuale parlamento potrebbe probabilmente riprendere con più vigore nel successivo.

Con questa lettura ex post, ho rivalutato la scelta di Renzi, che pure nella sua poca eleganza ha forse più razionalità di quanto non mi fosse sembrato al momento.

Sulla composizione del governo ho poco da dire: l'impressione di un eccesso di giovanilismo, forse anche di immaturità, è certamente presente. Ma dato che la maturità politica e competenza tecnica sinora premiate con incarichi ministeriali hanno prodotto ben poco in termini di vere riforme, penso che sia accettabile anche un po' di improvvisazione, come prezzo della volontà autentica di cambiare il Paese.

In sostanza, non fatico a comprendere i dubbi, che sono anche miei, ma per ora prevale la speranza.

 

2. SENTENZA SUL CENTRO BFC A GRANAROLO. LA PALLA ALLA POLITICA.

In gennaio ho avuto modo di leggere la sentenza del TAR, emessa a dicembre, con la quale il giudici amministrativi bocciano in ricorso contro il nuovo Centro Tecnico del Bologna Football Club a Quarto Inferiore (Granarolo). Due passaggi in particolare mi hanno colpito.

Il primo è laddove il TAR esclude che l'insediamento (fortemente voluto da presidente del Bologna FC, e titolare di impresa di costruzioni, Albano Guaraldi) abbia le caratteristiche di "Polo Funzionale". Scrive infatti nelle motivazioni il Tribunale Amministrativo, citando la normativa regionale (legge 20 e 267 del 2000), che un Polo Funzionale "è caratterizzato da una forte attrattività di un numero elevato di persone e di merci e da un bacino d'utenza di carattere sovracomunale tali da comportare un forte impatto sui sistemi territoriali della mobilità e conseguentemente sul sistema ambientale e della qualità urbana (...) L'intervento in questione non ha queste caratteristiche. Non si tratta, infatti, di costruire il nuovo stadio diretto ad ospitare le manifestazioni ufficiali con un'ampia attrazione potenziale di pubblico e con le collegate rilevanti attività economiche bensì di realizzare da parte di una società privata ed interamente a sue spese, ossia del Bologna FC, di un nuovo centro sportivo..."

Invito i miei lettori a ricordarsi bene, in futuro, questo punto della sentenza, dato che il progetto sembra proprio costruito per poter ospitare in prospettiva un nuovo stadio delle giuste dimensioni in era Sky, come ebbi modo di spiegare nell'incontro di un anno fa (vedi ultima slide, ovvero la n. 29)

http://www.andreadepasquale.it/ew/ew_sitepage/17087/Presentazione%20BFC%20a%20Granarolo%20x%2026-03-13.pdf

La sentenza tuttavia non risolve il mio dubbio sul fatto che il testo del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, che è l'attuazione della citata normativa regionale, al capitolo B.2.2.8 (I nuovi poli funzionali per funzioni integrate commerciali, ricreative e del "loisir" (pag. 177 e seguenti della Relazione) scrive testualmente:

"E' inoltre individuata, nell'ambito territoriale afferente all'attuale insediamento sportivo del Bologna F.C. posto a sud dell'abitato di Casteldebole, la possibilità di un nuovo insediamento per attività sportive legate alla realtà agonistica della squadra di calcio della città di Bologna, che per qualità, complessità e dimensione della possibile offerta ricreativa e sportiva e per essere caratterizzato da funzioni e servizi ad alta specializzazione si configura come nuovo polo funzionale". E ancora, poco oltre, prosegue dicendo:

La realizzazione del polo funzionale sportivo del Bologna F.C ., corredato dalle attività integrative menzionate che, a complemento e promozione delle attività sportive, dovranno naturalmente garantire l'equilibrio economico/finanziario degli interventi, sarà caratterizzato anche dalla presenza di attrezzature sportive a servizio dei cittadini metropolitani, risultando quindi una importante occasione di valorizzazione dell'offerta ricreativa della città di Bologna".

Come può il TAR fermarsi alla normativa regionale, e ignorare che il PTCP, ovvero il documento più importante della pianificazione territoriale provinciale, ha interpretato quella normativa regionale attribuendo al nuovo insediamento del Bologna FC il carattere di Polo Funzionale? O forse il TAR sta dicendo che il PTCP è andato oltre, quindi non rispetta la normativa regionale?

Veniamo al secondo punto che mi sembra rilevante. Lo incontriamo quando il TAR si esprime (o meglio NON si esprime) riguardo il rilievo di carenza (o assenza) di pubblico interesse nell'operazione oggetto di ricorso. Scrive infatti il giudice amministrativo:

"L'interesse dei cittadini tutelato in questa sede non è quello concernente il merito delle scelte amministrative più opportune concernenti l'uso del territorio... ma solo quello del rispetto della legittimità nell'effettuazione delle scelte discrezionali di pertinenza delle amministrazioni. (...) Si tratta, del resto, di valutazioni discrezionali di pertinenza delle amministrazioni coinvolte e competenti alla valutazione dell'interesse pubblico perseguito che non appaiono smentite dal contenuto del progetto in contestazione e, quindi, non sono sindacabili in questa sede di legittimità non potendo il giudice amministrativo sostituirsi alle valutazioni discrezionali dell'amministrazione nel soppesare la sproporzione dei vantaggi derivanti al soggetto privato rispetto agli interessi di carattere pubblicistico effettivamente perseguiti dall'amministrazione".

In sostanza, il TAR dice che la consistenza o meno del pubblico interesse attiene ad un giudizio politico e amministrativo, sul quale lo stesso Tribunale non è tenuto a esprimersi.

Provo a tradurre il concetto. Se una amministrazione regolarmente eletta decidesse di avallare, con atto legittimo (quindi formalmente corretto), la costruzione in aperta campagna di un castello (privato) in cambio di 3 panchine e 4 lampioni pagati dal castellano al vicino giardinetto comunale (pubblico), il TAR non avrebbe titolo a intervenire perché lo scambio urbanistico non è giudicabile sul piano della legittimità, ma solo dell'opportunità politica. Per certi versi mi sembra giusto: tocca alla politica assumersi la responsabilità di individuare l'interesse collettivo, e troppe volte il potere giudiziario viene invocato a supplire le mancanze della politica.

Per conto mio resta quindi confermato il giudizio negativo, e politico, sulla natura di questa opera, che massimizza il vantaggio della parte privata, consumando beni pubblici in cambio di nulla. Per un ripasso, cliccate qui.

 

3. PASSANTE NORD, ULTIMI AGGIORNAMENTI

La sera del 4 febbraio avviene a Roma un incontro tra gli enti locali (Regione, Provincia e Comune), l'amministratore di Autostrade Castellucci e il ministro Lupi, che viene raccontato dalla stampa del giorno successivo come un "via libera definitivo al Passante" nel suo tracciato originale (quello largo, di cui ci era stata raccontata la bocciatura da parte dell'Unione Europea e la contrarietà di Autostrade per l'Italia).

Per 24 ore a Bologna si rincorrono dichiarazioni entusiaste di costruttori (e rappresentanti del mondo produttivo generalmente poco informati), e dichiarazioni preoccupate di ambientalisti, politici e amministratori locali, consapevoli che rispetto a 10 anni fa, quando il Passante fu proposto, su temi come consumo di suolo e cementificazione della campagna l'aria è molto cambiata.

Nei giorni immediatamente successivi iniziano a filtrare posizioni molto caute da parte di Autostrade per l'Italia: e mi avrebbe meravigliato il contrario, dato che conosciamo da tempo l'orientamento dell'azienda autostradale, poco interessata al bypass breve (cosiddetto "passantino"), e per nulla a quello largo.

Una settimana dopo, martedì 11 febbraio, c'è stato un incontro del "Forum Territorio Sostenibile" del PD, lungamente preparato e fortemente voluto dal coordinatore Sergio Salsedo, proprio sul tema del Passante. In quella occasione ho appreso che non esiste (o almeno non esisteva fino a quel momento) un documento ufficiale sottoscritto il 4 febbraio a Roma, ma un semplice comunicato stampa, che riporto:

A seguito dell'incontro con il Ministro delle Infrastrutture, On Maurizio Lupi,  il Presidente della Regione Emlia-Romagna Vasco Errani, la Presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, del Sindaco di Bologna Virginio Merola, dell'Amministratore Delegato di ASPI Giovanni Castellucci, si è convenuto sull'importanza della realizzazione del Passante Nord di Bologna quale infrastruttura d'interesse nazionale per il traffico di attraversamento del nodo bolognese e per risolvere in modo decisivo la congestione dell'attuale sistema tangenziale ed i relativi aspetti ambientali.

Nel corso della riunione è stata individuata e condivisa la soluzione, che risponde alle esigenze espresse dal territorio e rappresentate in questi mesi al tavolo tecnico inter istituzionale. Il tavolo tecnico proseguirà nei prossimi mesi ed affronterà tutti gli aspetti tecnici, territoriali ed ambientali ai fini della progettazione. Il Governo, inoltre, informerà la Commissione Europea di tale esito, che è pienamente coerente con le indicazioni a suo tempo ricevute dalla commissione stessa.

La notizia quindi si ridimensiona parecchio, e non ha certo il suo fulcro nel "si è convenuto sull'importanza..." (frase di rito, anzi ritornello). La vera novità è nell'espressione "la soluzione che risponde alle esigenze espresse dal territorio", che significa la definitiva bocciatura del tracciato breve, il famoso "Passantino" che per alcuni anni è circolato nei cassetti delle istituzioni locali (per un ripasso, vedi i due link seguenti:

La notizia sulla stampa.

I documenti sul mio sito.

Tutto a posto quindi? Non esattamente. Perché in realtà ogni valutazione sul Passante andrebbe fatta a partire dal quadro complessivo degli obiettivi originari, che provo a riassumere.

1 - tracciato largo per servire la "città diffusa" sviluppatasi a nord di Bologna (obiettivo territoriale prima che trasportistico);

2 - Tre corsie reali (requisito essenziale per liberare l'attuale sede autostradale, che è appunto già a 3 corsie);

3 - banalizzazione completa del tratto di A13 tra Interporto e Arcoveggio e del tratto di A14 tra Casalecchio e San Lazzaro, con raddoppio della tangenziale;

4 - compensazione ambientale (fascia boscata di 400 metri di profondità per lato);

5 - road pricing (prelievo di un sovra-pedaggio tra i 10 e i 20 centesimi a transito) per finanziare l'esercizio del SFM e potenziare il trasporto pubblico non inquinante.

Purtroppo, negli ultimi anni, della maggior parte di questi requisiti si è persa traccia.

Eppure questi requisiti sono oggi ancora più indispensabili di 10 anni fa (il Passante fu inserito nel PTCP nel 2004, quando io fui eletto in Provincia), perché nel frattempo c'è stato un forte cambiamento di percezione riguardo ai "beni" coinvolti in questa operazione: è cresciuto molto, nell'opinione pubblica (e un poco anche nella cultura politica) il valore del bene "suolo vergine", e il tema del contenimento del consumo di suolo si è imposto a tutti i livelli, mentre il bene "scorrevolezza autostradale del nodo di Bologna", grazie alla terza corsia dinamica, è un po' calato di importanza (ora ci sono oggettivamente meno ingorghi autostradali). E se le ultime versioni di Passante non prevedono più (come pare) la banalizzazione dell'autostrada, e non portano più benefici alla tangenziale (lo dice uno studio di Società Autostrade), allora dove sta il beneficio trasportistico per Bologna?

Ma se l'andamento storico del "mercato dei valori" scambiati in questa vicenda porta il suolo agricolo ad essere un patrimonio molto più costoso e prezioso di 10 anni fa, il controvalore di un'opera che consuma chilometri quadrati di suolo agricolo deve essere quantomeno identico a quello fissato allora, se non superiore.

Di conseguenza, dato l'innegabile prezzo del Passante in materia di ambiente e di consenso, occorre che tutte le clausole di interesse territoriale e ambientale siano rispettate e garantite, in modo che il rapporto "costi-benefici" possa rimanere in equilibrio. Diversamente, meglio ripensarci.

Come ultima nota, la vicenda Passante resta di una opacità politicamente inaccettabile. Il progetto ha avuto un andamento carsico ed è stato trattato dalle istituzioni, negli ultimi 5 anni, come una faccenda segreta, di cui non abbiamo visto in chiaro quasi nulla: tracciati alternativi, accordi, ipotesi tariffarie... zero. Una buona ricostruzione si trova sul sito del consigliere regionale Giuseppe Paruolo.

Sempre sul tema segnalo anche questo interessante articolo di Renzo Gorini su Bodem.  

 

4. INTERRAMENTO DELLA LINEA SFM2 A  BINARIO UNICO. DRITTI VERSO L'ICTUS DEL SFM?

Qualcuno di voi forse ricorda l'appello che scrivemmo due anni fa (marzo 2012) intitolato "SFM 2012 ULTIMA CHIAMATA", nel quale si sottolineava la miopia del progetto di interramento del tratto urbano della linea ferroviaria Bologna - Portomaggiore, futuro braccio della linea SFM passante n. 2 "Vignola-Portomaggiore", perché prevedendo una trincea (in parte galleria) ad una sola via di corsa, preclude definitivamente la possibilità di raddoppio dei binari. E il binario unico in quel punto (dove cadrebbe l'incrocio dei treni in ingresso e in uscita dalla Stazione Centrale) rappresenta un collo di bottiglia per tutta la linea, non solo impedendo il cadenzamento al quarto d'ora (assetto potenziato), ma rendendo difficile anche quello alla mezz'ora (assetto base), con la conseguenza di generare ritardi e aumentare l'inaffidabilità del treno (come è puntualmente accaduto a Vergato, dove la soppressione del doppio binario ha aumentato i disservizi).

Bene, dopo 2 anni di "quiescenza" il progetto è riemerso, insieme alla volontà cieca e assoluta della Regione di portarlo avanti. A fianco della Regione, il fedele (ma illogico) PD locale, nel ruolo di "Sancho Panza": è quanto ho dovuto ahimè vedere in occasione dell'incontro del 21 febbraio, presso il Centro Sociale di via Sante Vincenzi, di cui riferisco qui

In quella occasione ho assistito, sinceramente allibito, alla proposta (autorevolmente espressa per la provincia dalla presidente Draghetti e dal vice Venturi) di cancellare del tutto la Stazione Libia-S. Orsola, perno dell'accordo territoriale del 15 ottobre 2002 tra Regione, Provincia, Comune, Università e Ospedale S. Orsola, che concedeva all'azienda ospedaliera di edificare, nonostante la forte congestione dell'area, ulteriori 24.000 mq di superficie utile (nei tre nuovi Poli Chirurgico, Cardiologico e Tecnologico). Un'espansione da compensare con la realizzazione appunto della fermata ferroviaria di servizio all'ospedale più grande della regione, con circa 20.000 accessi al giorno (7 milioni all'anno, più dell'aeroporto Marconi) e una densità urbanistica altissima (187.000 mq di superficie utile su 181.000 mq di superficie territoriale).

E' evidente che spostare anche una piccola parte di quegli accessi dall'automobile al treno porterebbe ad un significativo beneficio per la mobilità della zona (anche la "diversione modale" di un misero 5% dell'utenza significherebbe 1.000 automobili in meno al giorno). E che il senso di quell'accordo era che l'aumento di carico urbanistico in un'area già congestionata come quella sarebbe stato sostenibile solo spostando quote significative di accessi dalla gomma al ferro. Obiettivo niente affatto utopistico, dal giorno in cui, funzionando la Stazione Centrale da nodo di interscambio, tutti gli 800 mila abitanti lungo le 8 linee di SFM avrebbero potuto decidere se andare a fare un esame, o visitare un parente, in automobile o in treno.

Invece oggi si vorrebbe calpestare quell'accordo, portando avanti un progetto miope e politicamente suicida, dato che la durata dei cantieri è prevista tra i 36 e i 48 mesi (nei quali verrà meno il servizio per i pendolari), lo scavo dovrebbe sotto passare una condotta fognaria profonda portando il treno a meno 18 metri sotto il livello stradale, e quindi la parte est di Bologna sarà tagliata in due per 3 o 4 anni, con l'esito di eliminare (e questo è un bene) 3 passaggi a livello critici (Libia, Rimesse, Larga: quelli di Paolo Fabbri e Cellini sono irrilevanti), ma anche di strangolare l'espansione del Servizio Ferroviario Metropolitano e riversare altre auto nelle strade. Un'opera costosissima, avversata da comuni dell'hinterland e comitati di utenti, e pure dal Quartiere.

Per dirla con l'immagine scelta da un consigliere comunale, che per convincermi ha detto "meglio un uovo oggi che una gallina domani", noi (ovvero il PD, il partito nel quale ho un ruolo di dirigente) decidiamo di ammazzare oggi la gallina, e di rinunciare all'uovo domani. Complimenti.

Per questo ho deciso di scrivere una lettera molto netta ai vertici della provincia: la trovate sempre qui. 

Il succo è che se qualcuno nelle nostre istituzioni, o nel mio partito, vorrà andare avanti per questa strada, se ne deve assumere apertamente la responsabilità e deve metterci la faccia. Noi, persone libere e ragionevoli, forse non avremo il potere di imporre la saggezza in questa circostanza, ma almeno non permetteremo che si facciano in nostro nome scelte che fanno male al futuro di Bologna, del suo territorio e dei suoi abitanti.

Buonanotte, e alla prossima.

Andrea De Pasquale

www.andreadepasquale.it


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