Andrea De Pasquale

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Passante, SFM, filovia: buone notizie dal CIPE e preoccupazioni dei residenti. Il rischio dell'associazionismo benefico finanziato. Un convegno sul futuro della Fiera di Bologna. B&D, aprile 2016

Giovedì 5 maggio 2016

Cari amici,

rieccomi alla nota periodica sulla politica bolognese. Trovate le precedenti sul mio sito. Rammento che per non ricevere questi messaggi è sufficiente chiedermi la cancellazione da questa lista, mentre se avete amici interessati segnalatemi la loro e-mail.

4 gli argomenti di questa edizione:

1. INFRASTRUTTURE BOLOGNESI: FINALMENTE – FORSE – SI RAGIONA.

2. ASSOCIAZIONISMO SOCIOEDUCATIVO FINANZIATO: RISCHIO DI CORTOCIRCUITO?

3. BOLOGNA E LA SUA FIERA. UN CONVEGNO IL 14/5 PER RIPENSARE IL QUARTIERE FIERISTICO.

4. AMMINISTRATIVE DI GIUGNO: FORZA LALLA E FORZA PIER.

(Vedi anche facebook.com/andrea.depasquale)

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1. INFRASTRUTTURE BOLOGNESI: FINALMENTE – FORSE – SI RAGIONA

Nella newsletter di fine gennaio avevo dato conto di due notizie positive: l’apertura della nuova stazione SFM San Vitale (con 80 treni al giorno) e la svolta sul Passante Nord. Mi sembra che su questo tema le cose stiano almeno un poco cambiando verso, laddove si abbandonano progetti faraonici (di difficile attuazione e dubbia utilità), e si preferiscono interventi meno spettacolari ma più risolutivi e più fattibili. E soprattutto si punta a completare e a portare a termine progetti ultra decennali, rimasti per troppo tempo incompiuti.

Come primo punto, a Roma il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) nella riunione di domenica 1 maggio “ha approvato il progetto definitivo del sistema di trasporto pubblico integrato metropolitano bolognese”, sbloccando 332 milioni di finanziamenti destinati a Bologna (tra i quali i famosi fondi ex metrò), di cui 236 a carico dello stato e i restanti a carico di Regione, Comune, Tper e RFI.

Risorse che dovrebbero essere impiegate per “completare e potenziare il Servizio Ferroviario Metropolitano”, realizzando le fermate urbane ancora mancanti (Prati di Caprara, che sarà il punto di interscambio tra le linee 1, 2, 3 e 5 e punto di accesso all’Ospedale Maggiore; e Zanardi, con eliminazione del passaggio a livello), completandone altre dal punto di vista dell’accessibilità e dei collegamenti (Borgo Panigale-Scala e San Vitale, che verrà collegata alla fermata Rimesse sulla linea Bologna Portomaggiore diventando così punto di interscambio tra le linee 1, 2, 3 e 4). Verranno poi adeguate ulteriori due fermate SFM, quella di San Ruffillo (abbattimento di barriere architettoniche) e della Fiera (ristrutturazione per una migliore accessibilità), e verranno acquistati 19 nuovi treni.

Le stesse risorse serviranno all’ampliamento della rete filoviaria, aggiungendo alle attuali linee già elettrificate (13, 14, 32, 33) il ramo ovest della linea 19 (quello est rientra già nel progetto Crealis), la linea 20 (Pilastro Casalecchio) la linea 25 e il ramo nord della linea 27 (quello est rientra già nel progetto Crealis come per la 19), acquistando 55 nuovi filobus e raggiungendo in questo modo i 125 km di estensione della rete filoviaria.

Si tratta di un progetto di buon senso e quindi apprezzabile, che ha un unico neo: il fatto che non aumenta la portata del sistema. Infatti i filobus, per quanto preferibili perché meno inquinanti e meno rumorosi, hanno tuttavia una capienza sostanzialmente identica agli autobus snodati a gasolio. Il verso salto di qualità in termini di passeggeri trasportati si potrebbe fare solo con il tram, che non è vincolato alla lunghezza di 18 metri (arriva tranquillamente a 24 e pure 32 metri), e che offre anche ulteriori vantaggi (ad esempio, la guida vincolata gli permette di circolare anche in aree pedonali chiuse al traffico). Ma di questo riparleremo, spero, presto, riprendendo l’idea di un collegamento dal centro verso FICO servendo diversi poli attrattivi (le Aldini, le nuove sedi universitarie, il Tecnopolo, la Fiera, il parcheggio Michelino e il Meraville) lungo la SFM 6.

Come secondo punto, registro che la svolta sul Passante di fine 2015 si è consolidata nei primi mesi del 2016, con l’apertura della discussione sulle opere (allungamenti dei cavalcavia, demolizioni di edifici) necessarie all’allargamento in sede. Non sono mancate (e non mancheranno in futuro) voci preoccupate e comprensibili proteste da parte di singoli cittadini e comitati di residenti in zone interessate dai lavori. Tuttavia la cosa può essere vista anche all’opposto, come ho cercato di dire in alcune occasioni di dibattito, e come provo a spiegare anche qui.

Già oggi chi abita o lavora vicino all’asse complanare tangenziale-autostrada subisce un disagio in termini di inquinamento, rumore e cesura territoriale (ovvero, l’infrastruttura stradale “taglia” il territorio rendendo lontani, come accessibilità, luoghi che in linea d’aria distano poche centinaia di metri). Se fosse andato avanti il progetto di Passante Nord questi disagi sarebbero rimasti pressoché immutati, poiché dalle proiezioni la nuova bretella avrebbe intercettato non più del 18% del traffico, e tutte le risorse sarebbero state assorbite dalla costruzione della nuova infrastruttura, lasciando quella attuale così come la conosciamo oggi.

Invece, dirottando le risorse sul progetto di potenziamento in sede, molto meno costoso, diventa possibile non solo liberare una parte significativa di finanziamenti da destinare ad interventi di mitigazione ambientale (tunnel artificiali per abbattere il rumore e filtrare le polveri, piantumazione di alberi a formare la famosa “fascia boscata”, ecc…) ma è alla nostra portata anche un obiettivo ancora più ambizioso. Quello di orientare tutto il progetto ad uno scopo non soltanto trasportistico (aumento delle corsie stradali) ma soprattutto urbanistico, che preveda una ricucitura territoriale mediante l'abbassamento – ove possibile – del piano della complanare, e la costruzione di cavalcavia per la viabilità locale e passerelle ciclopedonali per dare maggiore continuità agli spostamenti di prossimità, rigenerando quel tessuto urbano e quelle relazioni di vicinato che la costruzione della complanare negli anni ’60 avevano interrotto.

In sostanza, agli amici e ai cittadini giustamente preoccupati del rischio che l’abbandono del Passante finisca per accrescere i disagi di chi vive accanto alla complanare dico: per la durata dei cantieri certamente il disagio sarà inevitabile, ma se riusciamo (come sistema territoriale: Quartieri, Comune, Città Metropolitana e Regione) a tenere fermo il timone sugli obiettivi che ho qui riassunto (non solo allargamento, ma mitigazione ambientale e rigenerazione urbana), potremo avere alla fine una situazione finale decisamente migliore di quella attuale.

Certo, tutto dipende dalla capacità delle istituzioni locali a tenere in mano il pallino e non abdicare alla funzione di regia: Società Autostrade infatti ha un ruolo prezioso (quello di collegare l’Italia) ma decisamente parziale rispetto agli obiettivi di questo progetto, che deve andare a beneficio non solo di chi attraversa il nostro territorio, ma anche della vivibilità e salubrità dei luoghi attraversati. L’ho già detto e scritto varie volte, ma non mi stanco di ripeterlo: dobbiamo vigilare tutti su questo aspetto.

Infine un piccolo appello: sarebbe bene smettere di chiamare questo progetto “Passante di mezzo”. Perché l’opera evocata da tale denominazione era tutt’altra cosa, come potrete ricordare: ovvero un tracciato “abbreviato”, intermedio tra la complanare esistente e il progetto di Passante originario, lungo circa 30 km (contro i 40 del Passante originario), che fu oggetto di una vicenda piuttosto opaca (e forse anche di una negoziazione sottotraccia) di cui io diedi notizia (poi ripresa dai giornali locali) nel marzo del 2012. E che fu poi (fortunatamente) tralasciato.

Tutt’altra cosa, dicevamo, rispetto al progetto che sta andando avanti, e il cui nome corretto è “potenziamento in sede”. Dico questo non per pignoleria terminologica, ma perché anche le parole hanno una loro importanza, e una loro storia.

Concludo questo capitolo notando con soddisfazione che la strada intrapresa dalle istituzioni locali sembra ricalcare quanto pubblicammo – col gruppo di studio Perdavvero Urbanistica – lo scorso 15 febbraio come contributo programmatico per il prossimo mandato (lo trovate sul sito Perdavvero Bologna):

“Virginio Merola dovrà porre al centro del suo programma per il secondo mandato i grandi progetti metropolitani di trasformazione territoriale: il potenziamento dei flussi dell’asse complanare, allungato fino ad Ozzano in entrambi i sensi di marcia, e la sua copertura con galleria artificiale per eliminare gli impatti da rumore e da polveri e per ricollegare due parti di città; il completamento della viabilità Est-Ovest a nord di Bologna, per ridurre il traffico in tangenziale; la realizzazione di un collegamento tranviario che sfrutti il corridoio di SFM 6, per collegare FICO, i nuovi insediamenti previsti e già esistenti in prossimità, il parcheggio Michelino, la Fiera, il Tecnopolo, l’ITS “Aldini-Valeriani”, il CNR ed il nuovo polo universitario, la Sede comunale e la Stazione FS con un prolungamento fino al centro città possibilmente sulla via Indipendenza.

È sull’obiettivo di destinare a questi progetti quanto più possibili dei 1.280 milioni previsti per il Passante che la nuova amministrazione dovrà impegnarsi.
Sono proposte di grande respiro a scala metropolitana, che possono ridisegnare la città con un grande progetto che deve stare alla base del nuovo Piano Strategico Metropolitano: il potenziamento della complanare e la sua copertura vanno intesi in una visione innanzitutto urbanistica, al fine di ricucire e mettere in continuità tutta quella fascia urbana ora separata dalla tangenziale, dando così forma concreta a quanto già previsto dal PSC vigente: “la città della tangenziale: da grande barriera a cerniera”; il Tram per collegare fra loro, con la città esistente e la rete del Servizio Ferroviario Metropolitano, le nuove centralità d’importanza vitale per il futuro ed ruolo di Bologna anche a scala regionale. (…)

C’è sicuramente ancora molto (quasi tutto) da fare, ma almeno i primi passi sembrano nella direzione giusta.


2. ASSOCIAZIONISMO SOCIOEDUCATIVO FINANZIATO: RISCHIO DI CORTOCIRCUITO?

Da una mia lettrice – insegnante di scuola – mi è arrivata una segnalazione interessante, sulla quale ho fatto qualche ricerca, utile a comporre un quadro che sottopongo a voi, miei lettori: che ne pensate?

Vediamo i fatti. Nelle scuole di Bologna (o almeno in alcune) arriva a fine gennaio l’invito, da parte del Centro Antartide, ad aderire alla campagna “Siamo nati per camminare 2016”.

Il messaggio di invito si apre così: “Gentili Insegnanti, inviamo con la presente l'invito dell'Assessore Andrea Colombo del Comune di Bologna ad aderire alla sesta edizione della campagna ‘Siamo nati per camminare’ rivolta alle scuole per la promozione di stili di mobilità sostenibile”. E dopo aver spiegato che la campagna intende “avviare percorsi didattici e riflessioni con i bambini che mettano in luce i vantaggi del camminare per la salute, l’ambiente, il traffico, la socialità, la conoscenza del territorio, l’apprendimento di stili di mobilità autonomi e sostenibili”, e che “quest’anno al centro sarà il tema della comunità, con lo slogan “Facciamo comunità camminando”, a sottolineare il rapporto che c’è tra la mobilità pedonale e la socialità e il fondamentale ruolo di community building che svolgono le scelte, individuali e collettive, di mobilità dolce, che favoriscono le relazioni, la coesione sociale oltre alla conoscenza diretta del territorio”, prosegue spiegando che “Nelle scuole che decideranno di aderire alla campagna verranno distribuite due cartoline: una indirizzata ai genitori che tramite i bambini giungerà nelle famiglie e che conterrà una “lettera aperta” del Sindaco Virginio Merola e dell’Assessore alla mobilità Andrea Colombo. Una seconda cartolina su cui poter disegnare e scrivere. Su un lato sarà possibile scrivere un messaggio rivolto al Sindaco”.

Il messaggio quindi conclude: “Anche quest'anno si è previsto di organizzare nel mese di aprile l'incontro di alcune classi con l'Assessore Colombo per presentare e discutere delle proposte e dei messaggi inviati tramite le cartoline. (…) L’adesione al progetto va comunicata all’indirizzo scuola@centroantartide.it. Il progetto non prevede costi per la scuola".

Si tratta certamente di una iniziativa lodevole: gli obiettivi sono condivisibili, i mezzi (incontri, cartoline, manifesti) sono apprezzabili, quindi tutto bene. L’accenno ai costi mi ha però suscitato una curiosità, che ho cercato di soddisfare sul sito del Comune di Bologna. Dove tra gli atti ho trovato documenti interessanti.

Come l’atto (241425 del 2014) con oggetto: PROGETTI DI CITTADINANZA ATTIVA. APPROVAZIONE DELLO SCHEMA DI CONVENZIONE CON L'ASSOCIAZIONE CENTRO ANTARTIDE UNIVERSITA' VERDE DI BOLOGNA PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO "ECOSISTEMI MOBILI''. IMPEGNO DI SPESA PER EURO 10.000,00”, firmato da 4 direttori di 4 quartieri, nel quale si “DETERMINA per i motivi esposti in premessa… di procedere alla sottoscrizione della convenzione con l'Associazione "Associazione Centro Antartide - Università Verde di Bologna… e di impegnare, per le ragioni indicate in premessa la spesa complessiva lorda di Euro 10.000,00”.

Oppure quello (n. 260685 del 2014) con oggetto: APPROVAZIONE DELLA SPESA DI EURO 50.000,00 PER LA REALIZZAZIONE DI ATTIVITA' DI COMUNICAZIONE ED EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITA', nel quale dopo le dovute premesse e considerazioni il direttore del settore interessato “DETERMINA di approvare, per i motivi illustrati in premessa, la spesa di euro 50.000,00 per la realizzazione di attività di comunicazione ed educazione alla sostenibilità”.

Oppure un altro ancora, (333404 del 2014) avente ad oggetto “AVVIO DELLA PROCEDURA PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI ECONOMICI A SOSTEGNO DI INIZIATIVE DIRETTE ALLA PROMOZIONE DI FORME DI MOBILITA' SOSTENIBILE...” nel cui testo si legge che “il Settore Mobilità Sostenibile intende procedere alla selezione di progetti/attività, presentati da Associazioni iscritte nell'elenco comunale delle Libere Forme Associative, al fine di mettere in atto specifiche azioni di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini e della società civile per promuovere diverse forme di mobilità sostenibile in città”, e dopo un articolato elenco di attività (tra cui la Giornata Nazionale della Bicicletta, la Giornata Nazionale del Camminare, iniziative di comunicazione e sensibilizzazione che valorizzino l’importanza del rispetto del limite di velocità dei 30 km/h, ecc…) “Determina di impegnare la somma di Euro 75.000,00”.

O ancora quello (176307 del 2015) con oggetto ASSEGNAZIONE CONTRIBUTI ECONOMICI AI PROGETTI/ATTIVITA' RELATIVI AL PRIMO SEMESTRE 2015 PRESENTATI DALLE ASSOCIAZIONI ISCRITTE NELL'ELENCO DELLE LIBERE FORME ASSOCIATIVE , nel quale si assegnano i 75.000 € di cui sopra.

O quello (21761 del 2015) con oggetto: RICHIESTA EMISSIONE MANDATO DI EURO 10.000,00 A FAVORE DELL'ASSOCIAZIONE CENTRO ANTARTIDE - UNIVERSITA' VERDE DI BOLOGNA,  PER L'EROGAZIONE  DEL CONTRIBUTO FINALIZZATO ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO "ECOSISTEMI MOBILI", edizione stavolta 2015.

Sono documenti dai quali ho tratto risposte (sì, si tratta di associazioni finanziate dal Comune di Bologna: solo nel campo della mobilità sostenibile ne ho contate, negli atti che ho scorso, una quindicina), ma anche ulteriori domande, tipo: ma sono solo io (perché sono fissato con il denaro pubblico, la trasparenza degli interessi in gioco, ecc…) ad avvertire qualcosa “che tocca” in questo meccanismo, che mi sembra diventare un corto circuito, tra un amministrazione che finanzia (con risorse pubbliche, e solo qui sopra siamo intorno ai 150.000 €) delle Libere Forme Associative che fanno attività nelle quali viene invitato ringraziato e promosso lo stesso amministratore che ha decretato i finanziamenti?

Conclusione della mia lettrice: “Spero sempre che il PD sappia esprimere qualche amministratore che non usi il denaro pubblico per ‘far bella figura' ma per migliorare la vita dei cittadini”. Aggiunta mia: se poi questi amministratori sono anche in corsa per il Consiglio comunale, come è in effetti, si pone non solo un tema di eleganza istituzionale, ma anche di disparità in campagna elettorale. Non tutti i candidati - anche nella maggioranza, anche nel PD, mi pare abbiano analoghe possibilità, di farsi propaganda mediante attività benefiche (educative, solidali, socializzanti, tutto vero) pagate coi denari dei cittadini. Tanto per non limitare il discorso al campo della mobilità: non credo siano tutti in grado di fare eventi elettorali con gruppi musicali finanziati ieri da un assessore che oggi è guardacaso candidato.

Mi pare che, al di là della confusione tra attività istituzionale e propaganda politica, si ponga anche un problema che chiamerei di “par condicio” tra i candidati. Pare solo a me? Voi amici e lettori, che ne dite?


3. BOLOGNA E LA SUA FIERA. UN CONVEGNO IL 14/5 PER RIPENSARE IL QUARTIERE FIERISTICO

La Fiera di Bologna è una risorsa importante per la città e per l’economia di tutto il territorio, provinciale e regionale. Quindi il suo futuro è tema politico strategico, sul quale si scontrano visioni e prospettive assai divergenti.
Per questo lo scorso 3 novembre, come gruppo Perdavvero, prendemmo una posizione critica verso la strategia dell’allora presidente Campagnoli, cocciutamente protesa all’espansione edilizia del quartiere.

Il comunicato, intotolato “MOTORSHOW E FIERA DI BOLOGNA. NECESSARIO UN CAMBIO DI ROTTA”, che trovate sul sito PerdavveroBologna, recitava:

Intorno al Motor Show è sorto in questi giorni un dibattito che, a ben vedere, tocca aspetti che vanno oltre le sorti di una singola manifestazione fieristica, e riguardano in realtà la gestione e la strategia di BolognaFiere, già polmone fondamentale per l'economia locale e regionale, da qualche tempo in affanno.
L'attuale dirigenza insiste nel prefigurare, come asse strategico per il futuro dell'Ente Fieristico, lo sviluppo edilizio del Quartiere (citando un'unica manifestazione che ha fatto richieste in tal senso, Eima, da poco divenuta biennale). Nel frattempo si fatica a trovare esposizioni che riempiano gli spazi esistenti nelle 103 settimane residue (il solo che vi riesce è ormai Cersaie), marchi fieristici importanti (Saiedue, Lineapelle) sono emigrati altrove, fiere storiche (Saie, Motorshow) sono in profonda crisi di numeri e di identità.

In questo contesto si rafforza il dubbio che la spinta edificatoria (che ha portato a realizzare i padiglioni più recenti con criteri rigidi e pesanti, tali da renderli difficili da utilizzare e ancora più da adattare all'evolvere delle esigenze fieristiche) sia generata da visioni e obiettivi che poco hanno a che vedere con le dinamiche del mercato fieristico e le effettive esigenze del settore. L'impressione è che le leve di competitività di un Ente Fieristico siano oggi altre (flessibilità, velocità, specializzazione, tecnologia, servizi dentro e fuori il Quartiere), e che un certo approccio dirigistico agli operatori del comparto non abbia premiato, a giudicare dai risultati.

Riteniamo che quanti hanno a cuore l'attrattività del nostro sistema locale, e vedono nella Fiera di Bologna un generatore importante di opportunità imprenditoriali e occupazionali per l'intero territorio regionale, non possano ignorare i limiti della strategia sin qui dichiarata e praticata da BolognaFiere, e debbano pretendere un deciso cambio di rotta, nell'interesse della collettività.

Le repliche allora furono sprezzanti nei modi e irremovibili nei contenuti: “Avanti tutta con questa presidenza e questa strategia”. Poi, inaspettatamente – come talvolta accade in politica – il rovesciamento. Quelle che sembravano certezze granitiche si sono sbriciolate di colpo con l’anno nuovo: in poche settimane Campagnoli è stato accompagnato all’uscio (forse dagli stessi prima suoi convinti ed agguerriti sostenitori), ed il nuovo presidente Franco Boni in alcune interviste sulla stampa locale ha esplicitamente frenato sul progetto di espansione edilizia, citando altre priorità. Evidentemente i dubbi non erano solo nostri.

E proprio per riflettere sul futuro della nostra fiera, e sulle scelte necessarie a rilanciarla, abbiamo organizzato un convegno per sabato 14 maggio, alle ore 10,00, presso la sede di Nomisma, in Strada Maggiore 44, dal titolo: Bologna e la sua Fiera. Ripensare il Quartiere Fieristico: opportunità e prospettive per la città e il territorio. 

Ci aiuteranno a inquadrare il tema relatori qualificati come Luca Dondi Dall’Orologio (Direttore di Nomisma), con un intervento su “L’evoluzione del mercato fieristico: dati, tendenze e strategie”; quindi Bruno Zavaglia (Dirigente Fieristico), su “Sistema fieristico e Marketing Territoriale in Emilia Romagna”; Nerio Manfredini (Esperto di organizzazione fieristica, già dirigente BolognaFiere) su “La competizione tra quartieri fieristici in Europa”, e infine Franco Boni (presidente di Bologna Fiere), su “Il sistema fieristico regionale ER. Verso una Governance unica”.

Saranno presenti anche la consigliera comunale Raffaella Santi Casali, che farà un saluto introduttivo, e Piergiorgio Licciardello (membro della segreteria regionale del PD), che trarrà qualche conclusione politica. Infine ci sarò anch’io, essendomi stato affidato l’onere e l’onore di moderare il dibattito.

Siete tutti invitati e vi aspetto numerosi, anche alla luce delle recenti notizie sulle difficoltà di bilancio di BolognaFiere, e perché sono certo che le competenze e le professionalità che abbiamo coinvolto ci regaleranno un confronto di livello alto e al tempo stesso comprensibile e concreto.


4. AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO: FORZA LALLA E FORZA PIER.

E siamo all’ultimo capitolo, doveroso, data la vicinanza delle elezioni del 5 giugno (manca ormai un mese). Chi mi conosce e mi frequenta già lo sa, ma lo scrivo per quelli con cui ci vediamo di meno: i candidati che io sostengo per il Comune sono proprio loro, Piergiorgio Licciardello e Raffaella Santi Casali.

Sono impegnato con convinzione ed entusiasmo perché due figure di valore come loro arrivino ad essere elette in Consiglio Comunale. Persone libere, oneste, con capacità di lettura dei fatti e di analisi politica. Che non hanno bisogno della politica per vivere, ma che da anni sono impegnate a dare alla politica bolognese più trasparenza e più serietà. Che non hanno avuto paura di assumere posizioni scomode e minoritarie, che si sono poi rivelate giuste. Perché anche in politica contano le persone e conta la squadra, e loro (insieme a me, insieme a molti altri) sanno fare squadra.

Chi volesse darci una mano, è il benvenuto.

Spero di vedervi sabato 14, e in ogni caso un saluto e alla prossima.

Andrea De Pasquale
www.andreadepasquale.it
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