Andrea De Pasquale

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V2-Day, migliaia di giovani in piazza. E' anti-politica?

L'indignazione per lo stato delle cose e il desiderio di cambiarle sono alla base del movimento che trova in Beppe Grillo un catalizzatore, non l'orgine. Irridere o svilire queste motivazioni, pienamente politiche, è un errore molto grave.


MIGLIAIA DI GIOVANI IN PIAZZA PER IL V-2 DAY: E' ANTI-POLITICA?

Il 25 aprile (2008) ho cercato di farmi un'idea da vicino del fenomeno "V2 Day" di Beppe Grillo, qui a Bologna. Da autenticatore delle firme, ho potuto constatare che il decennio di nascita più ricorrente tra i firmatari (oltre 5.000 solo in piazza Verdi) erano gli anni '80, seguiti a ruota dai '70. Più indietro i '60, poi i '50, '40, fino ai '30. Quindi una forte maggioranza di ventenni e trentenni, guardacaso le fasce d'età più escluse da una società "castale" come la nostra, e più difficili da coinvolgere in politica.

In fila per firmare i 3 referendum (abolizione della legge Gasparri sulle TV, del finanziamento pubblico ai giornali, dell'ordine dei giornalisti), c'erano capigliature rasta con orecchino insieme a giacche e cravatte, anziani col bastone accanto a mamme col passeggino, tutti gentili e sorridenti, convinti di essere lì a fare una cosa giusta. Nonostante le tante postazioni di firma (una trentina), le file erano consistenti, per firmare ci voleva pazienza e volontà. La stessa pazienza, la stessa volontà che ho visto - da presidente di seggio - nelle file per le primarie del 2005 e del 2007: perché dunque parlare di grande prova di partecipazione politica in un caso, e nell'altro di manifestazione anti-politica?

In piazza (Verdi) c'era un megaschermo con collegamenti da altre piazze d'Italia: tante, diverse, e tutte piuttosto piene. Non quindi un fenomeno costruito concentrando militanti da tutta Italia, ma un movimento diffuso e spontaneo, di cui Grillo è il catalizzatore quasi casuale, non certo l'origine. Gli interventi che ho sentito erano di denuncia del giornalismo servile, soprattutto in economia: si sono riletti articoli di autorevoli firme di quotidiani nazionali che, sino a pochi giorni prima del tracollo, magnificavano i bond Cirio e Parmalat come ottime scelte per investire i risparmi. E' antipolitica richiamare la stampa a fare informazione e non promozione commerciale? Si sono raccontate poi storie virtuose di giornalisti veri (e magari poco famosi), indicati come esempi da seguire: "diventiamo amici dei giornalisti onesti, per ringraziarli del loro lavoro e proteggerli dai ricatti", è stato lo slogan finale. E' demagogia scalmanata questa? E in una Piazza Verdi circondata di locali spennaclienti, ordinariamente afflitta da rifiuti e degrado, il V-Day ha portato un gazebo con la birra a 1,50 e decine di contenitori per la raccolta differenziata intorno, col risultato che una coppia di mezza età di passaggio si stupisce del clima tranquillo e del pavimento pulito, e ringrazia gli organizzatori per avergli restituito, per un giorno, una piazza civile...

Esemplare di come si possa essere sordi e ciechi davanti a questo fenomeno è l'editoriale di Merlo su Repubblica del 26 aprile, che dopo aver tracciato la solita caricatura di una piazza rozza e violenta risolve così il senso della manifestazione: "Grillo vorrebbe che i giornali scrivessero quello che vuole lui, come vuole lui...  (Ma) in Italia c'è una sovrapproduzione di informazione che, in menti sciagurate e mediocri, produce ingorghi alluvionali... L'importante è non attaccare il diritto di altri a ficcare il naso nella realtà". Peccato che accada esattamente il contrario: il V2 Day denuncia che sono pochi i giornalisti che si prendono la briga di ficcare il naso nella realtà, e mentre troppi ricopiano pari pari i comunicati stampa delle aziende (o dei partiti). E il preteso pluralismo dietro cui si nascondono i numerosi Merli d'Italia (uno strano "pluralismo dei fatti", dato che per un giornalista radical chic nemmeno la realtà è univoca, ma piuttosto "plurale", e chi lo nega è dogmatico e integralista), altro non è che "libertà dai fatti, ma obbedienza alle proprie opinioni", spesso interessate. Il contrario del giornalismo, insomma.

In sintesi. Quella che ho visto in piazza il 25 aprile non è antipolitica, ma domanda di una politica (e di una informazione) pulita, trasparente, soprattutto responsabile. Dispiace vedere come tanti tra politici e commentatori non sappiano o non vogliano capirlo. L'indignazione di quei ragazzi per lo stato delle cose, e il desiderio di fare qualcosa per cambiarle, sono da sempre le molle fondamentali dell'impegno politico, sia collettivo che personale. Disprezzare, svilire, irridere questa indignazione e questo desiderio è profondamente e pericolosamente sbagliato. Denota scarsa intelligenza o, peggio, paura.

Nel nostro piccolo di ente Provinciale, registro in proposito con soddisfazione (nel consiglio del 15 aprile) la "mossa anti-casta" della presidente Draghetti, che a proposito delle nomine politiche nelle società partecipate ha deciso di emanare un bando che invita chiunque a presentare un curriculum per candidarsi al ruolo di consigliere di amministrazione in forza di una specifica esperienza e competenza.  Un passo piccolo ma significativo per aprile le porte del palazzo e riavvicinare cittadini e politica.

(29 aprile 2008)
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