Andrea De Pasquale

aprile 2008

Seduta del 22 aprile


Dedicata alla presentazione in Commissione del Piano della Mobilità Provinciale, piano di settore che costituisce attuazione del PTCP. Viene ripercorso il processo, che parte nel marzo 2005 e culmina con la Conferenza di Pianificazione tra ottobre 2006 e ottobre 2007. Le prossime tappe saranno l'adozione (nel consiglio di fine aprile) e poi l'approvazione entro fine mandato.

Le scelte strategiche sono tutte note, qui solo confermate: SFM come rete portante del trasporto collettivo, soluzione dei principali nodi stradali (Rastignano, Casalecchio, Passante Nord), e internalizzazione dei costi esterni del trasporto privato (mediante l'applicazione di un Road Pricing, una tariffa aggiuntiva a quella autostradale, per i veicoli in transito sul nostro territorio).

Purtroppo il collega Vigarani, dei Verdi, ne approfitta per riaprire la polemica contro il Passante Nord, in questo subito seguito dal collega Spina (RC), che mette in dubbio la validità degli studi sui flussi e gli impatti che spinsero l'amministrazione provinciale a preferire il passante nord rispetto ad altre soluzioni. Finotti (FI) rilancia invece il Passante Sud -giudicando defunto quello a Nord- e afferma che i cittadini devono poter scegliere per libera elezione, e non per costrizione, il trasporto pubblico al posto dell'auto privata.

Nel mio intervento critico due opposte ideologie, che pur di darsi ragione e riproporre all'infinito il proprio dogma rifiutano il confronto con la realtà. Ciò accade a destra, dove si dice di rifiutare ogni politica disincentivante rispetto al traffico privato, fingendo di ignorare che a Milano, dove governa il centrodestra, sono stati introdotti divieti alle auto private; perché la "diversione modale", ovvero lo spostamento della mobilità dall'auto al mezzo pubblico, ha bisogno sia di incentivi sia di disincentivi (il bastone e la carota, la carota da sola non basta). Ma ciò accade anche a sinistra, dove Verdi e RC negano l'esigenza di spostare fuori dai centri abitati i traffici di attraversamento: lo stanno facendo sul nostro territorio anche i piccoli comuni (Budrio, Calderara, pure Monzuno...) come le grandi città in tutta Europa: negare questa evidenza oggettiva è negare la realtà.

Seduta del 21 aprile


Dedicata alla proposta di alienazione del terreno di proprietà della Provincia situato in via Libia (ex deposito ATC, a fianco del ponte sulla ferrovia), previo accordo di pianificazione con il comune di Bologna per la riqualificazione e la valorizzazione del comparto.

Si tratta di un'area di 8.600 mq di superficie, che confina a nord con l’asse ferroviario Bologna-Rimini e ad ovest con il ponte di via Libia; è identificata dal vigente Piano regolatore come zona destinata a verde pubblico attrezzato, e attualmente è occupata da un grande spiazzo asfaltato, da un capannone e da una palazzina nella quale avevano sede i vigili di quartiere;  è in uno stato di notevole abbandono, anche a causa dell’incendio avvenuto nel luglio del 2004 all’interno del fabbricato utilizzato dall’associazione “Amici di Piazza Grande”.

La Provincia, che intende vendere l'area soprattutto per finanziare il piano di edilizia scolastica (che prevede la costruzione di 300 nuove aule sul nostro territorio), ha preferito, anziché alienare semplicemente il fondo nello stato in cui si trova, trovare un accordo con il Comune per valorizzare l'area e poter collocare al meglio sul mercato questa proprietà immobiliare, e al tempo stesso studiare una soluzione che risponda alle esigenze urbanistiche della zona. Per la quale il Piano Strutturale Comunale prevede 3 obiettivi principali:
- recupero di permeabilità dei suoli;
- aumento degli standard di verde pubblico e privato;
- potenziamento della mobilità ciclabile.

Il progetto prevede la demolizione integrale dell'esistente, e la realizzazione di un totale di 2.900 mq di superficie utile (per un indice di utilizzazione territoriale di 0,34). In particolare, verranno costruite:

- residenze per totali 2.200 mq di superficie utile (37 appartamenti da 35 a 82 mq);
- spazi direzionali per totali 380 mq, dove avrà la nuova sede la polizia municipale di quartiere;
- spazi commerciali di vicinato per totali 330 mq.

Verrà inoltre realizzato un parco pubblico di 3.000 mq (aggiuntivo rispetto al verde pertinenziale), la prosecuzione della pista ciclabile lungo la linea ferroviaria Bologna-Rimini, un parcheggio pubblico da 25 posti auto.

Successivamente alla sottoscrizione dell’Accordo, la Provincia predisporrà un bando d’asta finalizzato all’alienazione del complesso immobiliare, peraltro già inserito nel Piano vendite per l’anno 2008; si pensa che il prezzo base dell'asta possa essere di 3,1 milioni di Euro, che andranno in parte (max 700.000 €) a finanziare la realizzazione della nuova sede dell'associazione Piazza Grande (in via Stalingrado, su un terreno di proprietà comunale), e per il restante a finanziare il piano di edilizia scolastica prima citato.

Si tratta a mio parere di un buon esempio di gestione di un bene di proprietà pubblica (un terreno della provincia che nelle condizioni attuali non serve a nessuno e non produce reddito), e di positiva collaborazione tra pubblico e privato, visto che si tiene conto da un lato della necessità dell'attuatore di ricavare un guadagno dall'operazione (da cui le nuove residenze), e dall'altra di accompagnare tale necessario interesse privato con prescrizioni precise a salvaguardia dell'interesse collettivo, in coerenza con gli obiettivi della pianificazione comunale.

Seduta del 18 aprile


Seduta dedicata ad una convenzione per una variante alla via Padullese (strada provinciale 18), che oggi, partendo dalla via Persicetana, passa nel centro di Calderara di Reno per dirigersi a nord verso la trasversale di pianura.

La convenzione prevede il completamento del primo pezzo di variante, già realizzato dalla TAV, con la realizzazione di un nuovo tratto stradale, di circa 1,5 km, che passa circa un chilometro ad est dell'abitato di Calderara e va a congiungersi con il vecchio tracciato a nord di Calderara. A fianco del tracciato viene realizzato un percorso ciclopedonale (largo 2,5 metri e separato dalla strada con un cordolo a norma di legge, ovvero alto 15 e largo 50 cm).

Il costo sarà di 1.500.000 Euro, di cui 1.250.000 a carico della Provincia e 250 a carico del Comune. La delibera viene approvata all'unanimità, col voto favorevole della maggioranza e la riserva della minoranza.

Seduta dell'11 aprile


Seduta dedicata all'esame delle principali criticità delle strade di montagna nel territorio provinciale, presente l'assessore Graziano Prantoni e gli ing. Pietro Luminasi e Davide Parmeggiani, del settore viabilità.

Il primo dato che viene evidenziato è la bassa incidentalità che caratterizza queste strade, a motivo dello scarso affollamento di veicoli e di un andamento che non spinge a fare velocità folli. Il maggior numero di incidenti risulta concentrato sul tratto vicino a Bologna della Bazzanese, sulla Futa e sulla lungo Setta.

Vengono poi presentate le opere di manutenzione tipicamente necessarie alla buona efficienza delle strade di montagna, come la costruzione di muri di sostegno a protezione delle strade sul lato a monte (per evitare colate franose), la sostituzione di vecchie ringhiere arrugginite con guard rail a norma sui ponti (sono in tutto 530 sul territorio!) o sui tratti stradali esposti in montagna.

Una voce di spesa rilevante è data dal servizio di spargitura sale e sgombero neve, che indipendentemente dagli eventi meteorologici impegna circa un centinaio di operatori, che devono assicurare il pronto intervento e la disponibilità di mezzi idonei.

Viene sottolineato come l'arrivo dei 350 km di strade ex Anas in pessime condizioni manutentive ha drenato negli anni scorsi la maggior parte di risorse per il recupero di uno standard accettabile, a danno della manutenzione delle strade già provinciali.

Con particolare orgoglio viene citato il "Laboratorio Prove e Materiali" della Provincia, presso Castelmaggiore, dove grazie alla sperimentazione (anche in collaborazione con l'Università) si è arrivati a produrre un tappeto stradale innovativo, chiamato "monostrato" (di aspetto rosso), a base di brecciolino di porfido, che grazie alla superficie abrasiva, drenante e impermeabile, risulta particolarmente adatto nei tratti di montagna, perché aumenta l'aderenza dei veicoli (anche in caso di pioggia o neve), e salvaguarda l'asfalto dall'azione corrosiva del sale. Inoltre, grazie alle competenze tecniche del Laboratorio, tale tappeto risulta costare solo 3 Euro al metro quadrato, circa la metà di una copertura tradizionale.

Tra gli interventi dei colleghi segnalo quello di Naldi (PD), sull'importanza di vigilare affinché i cantieri (soprattutto estrattivi) non sporchino la strada, perché in caso di pioggerella la polvere diventa una poltiglia che causa incidenti, e sull'auspicio che la Provincia offra supporto ai comuni per realizzare piste ciclabili in aree extraurbane, magari su vecchi tracciati dismessi: "all'estero ci sono piste per collegare centri vicini, qui le facciamo solo dentro i centri". E quello del consigliere Facci (AN), sul fatto che l'importanza della provincia viene percepita meglio nei territori esterni al capoluogo, proprio grazie a competenze come la manutenzione stradale, molto sentita sia nel bene (laddove le strade sono ben curate) sia nel male (laddove invece lascia a desiderare).

L'assessore Prantoni, nel suo intervento, sottolinea l'importanza della continuità della manutenzione, perché saltare un anno significa essere costretti ad intervenire in modo molto più dispendioso quando i problemi sono molto più grandi, e necessitano di interventi molto più costosi. Si dice infine molto preoccupato, alla pari di diversi consiglieri intervenuti, per la pesante insufficienza delle risorse assegnate alla viabilità rispetto alle necessità manutentive della nostra rete stradale.

Seduta del 4 aprile


Seduta dedicata all'incontro, lungamente atteso, con i vertici di SAB - Società Aeroporto Bologna, ovvero la presidente Giuseppina Gualtieri (era da febbraio che la cercavamo, ma era sempre impegnata, nonostante la Provincia sia, con il 10%, il terzo azionista dell'Aeroporto dopo Camera di Commercio e Comune di Bologna), accompagnata per l'occasione dal direttore generale Armando Brunini. Era presente anche il consigliere di amministrazione Stefano Zunarelli, nominato dalla provincia nel CDA dell'Aeroporto.

La presidente Gualtieri presenta il piano industriale sottolineando come questo sia condiviso dal management della società ed abbia una visione di lungo periodo (di qui al 2022). "Siamo una società per azioni e dobbiamo quindi creare valore per i nostri azionisti", è l'affermazione programmatica.

Il direttore Brunini illlustra i 4 pilastri su cui si basa il piano strategico, che complessivamente ha un valore di 200 milioni di Euro di investimenti:

1) sviluppo del traffico; occorre fare tutto il possibile per stimolare il traffico, tenendo a mente che la scelta dell'aeroporto su cui operare è del vettore (ovvero delle compagnie aeree); di qui l'apertura alle compagnie low cost.

2) sviluppo delle infrastrutture, giudicate insufficienti e "decentrate" rispetto all'assetto raggiunto dall'aerostazione con l'allungamento della pista. Il precedente piano arrivava, nel suo massimo sviluppo teorico, a una capacità massima di 7 milioni di passeggeri, che potrebbe essere poco. Questo piano punta invece a 10 milioni.

3) ulteriore sviluppo delle attività collaterali all'aviazione (spazi commerciali, parcheggi, ecc.), che già oggi rappresentano il 40% del fatturato di SAB.

4) ridimensionamento della partecipazione di SAB nelle società di Handling, uscendo del tutto dalla BAS, mentre su Marconi Handling si intende cercare un partner industriale che ci peretta di farne una società competitiva (oggi ha dei problemi).

Molte le domande da parte dei colleghi: Sabbioni (FI) chiede quali siano le conseguenze della vicenda Doro sull'immagine della SAB e se anche la vicenda Aliltalia abbia riflessi sull'aeroporto di Bologna; Leporati (FI) chiede a quanto ammonti la perdita di esercizio di Marconi Handling e perché si apra al traffico "low cost" con tanto ritardo; Caserta (SD) chiede quali siano le prospettive sul traffico merci; Gnudi (PD) dove si pensa di raccogliere le risorse necessarie per questo piano industriale, e quali siano le ricadute occupazionali; Fusco (PD) chiede una ulteriore seduta di approfondimento sulla sostenibilità ambientale di questo nuovo piano; Venturi e Spina (Sinistra Arcobaleno) chiedono che fine fanno i lavoratori delle cooperative fasulle che avevano in appalto i servizi di handling.

Anch'io pongo 3 domande, con la premessa che "creare valore" ha un signficato diverso per azionisti che hanno obiettivi differenti: una pubblica amministrazione non ha le stesse finalità di un socio privato (che punta all'utile).


1) Perché, davanti ad un aumento di traffico inferiore rispetto ad altri scali direttamente in competizione, come Bergamo e Venezia (che stanno nella stessa "area di raccolta", definita dai relatori "catchment area", letteralmente area di cattura!), ci si preoccupa prioritariamente di investire 200 milioni  orientati a sviluppi infrastrutturali (parcheggi, molo, piazzali, spazi commerciali...) In una azienda è importante sfruttare il più possibile la capacità produttiva: se quella attuale non è sfruttata appieno, perché puntare ad aumentare ulteriormente la capacità? Alcuni punti del piano, che punta molto sull'incremento del businnes non aeronautico, conferma l'impressione che si punti al massimo sfruttamento del traffico

esistente piuttosto che alla creazione di nuovo traffico.


2) Il piano richiese l'investimento di 200 milioni, che sono tanti. Vedo 3 strade possibili: l'aumento di capitale (ma i soci ci stanno?), l'indebitamento, l'ingresso di nuovi soci. Quali di queste strade pensa di seguire SAB?


3) Qual è il grado di attuazione del precedente piano industriale (il direttore Brunini ha accennato al fatto che puntava ad una capacità massima di 7 milioni di passeggeri). Mi pare saggio, prima di disegnare un nuovo piano, verificare quanto dei precedenti è stato realizzato, e quanto no.


In sede di risposta, la presidente Gualtieri afferma, rispetto alla vicenda Doro, che non crede a complotti, ma piuttosto a una serie di concause, che hanno portato a un danno d'immagine; e cita ad esempio la pubblicazione dei crediti (nemmeno aggiornati) di SAB verso le compagnie aeree. Dice di non poter parlare delle perdite di Marconi Handling perché occorre prima approvare i bilanci in consiglio di amministrazione: si tratta però - aggiunge - di una perdita consistente. Sulle infrastrutture, che sono al centro del nuovo piano industriale, Gualtieri afferma che si vuole guardate avanti per evitare di trovarci in ritardo, come è accaduto per tutte le infrastrutture bolognesi. Se la fiera, la tangenziale, la stazione dovevano essere potenziate molto prima, allora per l'aeroporto si è pensato di puntare da subito ad uno sviluppo lungimirante, ma con un piano di attuazione graduale, per tappe che saranno decise a seconda degli scenari di traffico che si realizzeranno (se quello più ottimistico, quello medio oppure quello meno ottimistico). Non si sono ancora posti il problema di dove trovare le risorse: ne parleremo con il consiglio di amministrazione. Sull'attuazione del precedente master plan, dice che era inadeguato, sia come quantità, sia come singole opere, che vanno fatte diversamente. Sull'occupazione, dice che potrà crescere con la crescita delle attività, mentre sulla sostenibilità ambientale, rivendica con orgoglio che negli ultimi anni l'aeroporto ha raddoppiato il traffico e ridotto di 4 volte il rumore.


Il direttore Brunini spiega che la vicenda Alitalia complessivamente non aiuta nessuno, anche se noi siamo meno esposti di altri, perché su Bologna Alitalia vale in 5% del traffico (avevano già scelto di ridurre la loro presenza). Sulla mia prima domanda, dice che la pianificazione anticipata delle infrastrutture è una cosa sacrosanta, e rara in Italia: il disegno deve essere di lungo periodo, con attuazione "a moduli", naturalmente saturando prima le capacità esistenti.

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