Andrea De Pasquale

novembre 2005

Seduta del 28 novembre


In congiunta con la II Commissione, per una carrellata su quantità, ubicazione, utilizzo attuale e possibile delle aree di proprietà della Provincia.

Si tratta di 19 poderi in tuttO:
- 3 nella pianura a ovest (nei comuni di Bologna, Anzola e Calderara, uno di questi attiguo alla sede di progetto del nuovo Passante autostradale)
- 2 in montagna (nei comuni di Monzuno, alle Croci, e Castel del Rio) 
- 3 in zona nord (nei comuni di Argelato e Castel Maggiore, per una estensione )
- 3 in provincia di Modena (vicino a Piumazzo)
- 2 grandi e vicini in località Calcara (comune di Crespellano), del valore complessivo di 1.500.000 Euro.
- 3 nella zona est: uno (Zinella) accanto al centro di San Lazzaro (accanto alla via Poggi,), uno presso l'autostrada (in località Colunga, 15 ettari e 460.000 € di valore), in una zona molto ben servita dalla viabilità (rotonda attigua). Vi sono poi ritagli residui in comune di Ozzano.

Totale valore agricolo: 8.500.000 €. Sono tutti affittati, al valore medio di 500 Euro all'ettaro. L'eventuale dismissione prevede un preavviso di 6 mesi.

Vi sono poi 95 tra case cantoniere e magazzini, di cui 10 case e 57 magazzini sulle strade provinciali, e 24 case e 4 magazzini su strade ex ANAS.

Tra gli interventi dei consiglieri, alcuni (tra questi il mio) insistono sull'opportunità di usare cautela nelle alienazioni, soprattutto dove i poderi risultano vicini a grandi infrastrutture e quindi vocati ad utilizzi non solo agricoli. In pratica, se dovranno esserci evoluzioni sugli utilizzi di quei fondi (ora agricoli), occorre evitare che siano altri ad avvantaggiarsene.
Per saperne di più: Verbale IV Comm 28-11-2005.pdf

Seduta del 24 novembre


Seduta congiunta con la III Commissione, e con la III e la IV Comunale, per fare il punto sulla vicenda delle Fonderie SABIEM.
Dopo lo "screzio" tra Comune e Provincia (quando il primo si sfilò rumorosamente dal tavolo di trattativa a cui partecipavano anche Azienda e Sindacati, dichiarando "inaccettabile" il documento di indirizzo approvato dal Consiglio Provinciale a luglio, e lasciando quindi la Provincia nell'imbarazzante posizione di supposta "connivenza" nei confronti dei progetti speculativi della proprietà), si arriva oggi a celebrare un riallineamento delle posizioni delle due istituzioni, sia sul piano procedimentale, sia sugli obiettivi sostanziali.

In pratica, il Comune (rappresentato oggi dall'assessore Merola) dichiara che sta predisponendo un documento che dà seguito al percorso avviato dalla Provincia (la quale appunto si era espressa soltanto sugli obiettivi generali, senza mai entrare in dettagli di indici edilizi o di progetti urbanistici, di stretta competenza del Comune di Bologna), dopo però avere chiarito alla proprietà che gli indici della proposta originaria (oltre lo 0,60) sono insostenibili e che occorre stare dentro il tetto previsto dalla pianificazione comunale.

Nel mio intervento sottolineo che, dopo i momenti di imbarazzo che abbiamo vissuto, la ritrovata armonia tra le due istituzioni è un fatto politico importante: talvolta ci si capisce al primo colpo, tal'altra no, ma l'importante è che si arrivi a capirsi.

Ricucito il metodo, resta il problema del merito, ovvero la difficoltà a raggiungere un buon risultato (di difesa dei posti di lavoro da un lato, di tutela del territorio dall'altro), visto che l'una cosa mette a rischio l'altra.
Per saperne di più: Verbale IV Comm 24-11-2005.pdf

Seduta del 23 novembre


Seduta congiunta con la Ia commissione per incontrare i vertici di FER (Ferrovie Emilia Romagna). Il presidente nonché amministratore delegato Roberto Soffritti si prodiga in una presentazione largamente virtuosa dell'azienda (45 milioni di fatturato, 600 dipendenti ben pagati, gestione economica per minimizzare i contributi pubblici), che però a Bologna non è particolarmente apprezzata risultando responsabile della gestione (non proprio a misura di utente) della linea ferroviaria Bologna-Portomaggiore e (a metà con ATC) della linea Bologna-Vignola.

Dalla relazione di Soffritti emerge la focalizzazione primaria sul trasporto merci lungo l'asse Porto di Ravenna - Ferrara - Poggio Rusco (cispadana ferroviaria), da dove il traffico merci si biforca in parte prendendo la via del Brennero, in parte quella di Suzzara - Parma - La Spezia verso il Tirreno. In questa prospettiva evidentemente Bologna, dove FER gestisce solo trasporto persone, appare marginale.

Viene annunciato anche l'avvio dei cantieri per l'elettrificazione della linea Bologna-Portomaggiore (da attuarsi entro poco più di un anno), e il contestuale acquisto di materiale rotabile elettrico, nei limiti consentite da risorse insufficienti, il cui versamento il ministero continua a ritardare. Ma viene confermata la scelta di chiudere la sede FER di Bologna (in via San Donato) per concentrare le attività direttive a Ferrara.

Su questo ultimo punto insisto nel mio intervento, chiedendo se è vero che a Ferrara FER intenda acquisire un immobile di pregio del valore di 6 milioni di Euro dove stabilire i propri uffici. E chiedo anche perché mentre le risorse non ci sono per Bologna, per Ferrara (ma forse anche per Parma) si sono trovate tanto che, mentre a Bologna l'interramento della linea per Portomaggiore è fermo, a Ferrara il passante ferroviario sotterraneo è rapidamente stato progettato, finanziato e affidato. Chiedo infine se vi siano plusvalenze tra gli introiti di FER dovuti alla vendita dell'area dell'ex stazione di via Zanolini e il costo dell'elettrificazione, dato che mi risulta che con gli interessi il denaro incassato sia superiore al previsto.

Nella sua risposta Soffritti afferma che FER non intende acquisire nulla a Ferrara, anzi è orientato anche qui a vendere il suo patrimonio edilizio (e formalmente ha ragione: ad acquistare l'immobile sarebbe infatti la Regione, su richiesta di FER...). Dice anche che Bologna non è affatto marginale, che il progetto del sottopasso di Ferrara risale al '98 (e non c'è stato quindi alcun "sorpasso"), e che le plusvalenze dell'area Zanolini ci sono ma verranno usate per Bologna.

Nel seguito del dibattito sia l'assessore Venturi, sia il consigliere Sabbioni auspicano che si arrivi ad una gestione unitaria del traffico ferroviario sul nodo bolognese, mentre diversi altri consiglieri sottolineano le carenze del servizio attuale.

Seduta dell'11 novembre


Dedicata al Piano Provinciale di Localizzazione dell'Emittenza Radiotelevisiva (PLERT).

L'assessore Venturi apre con un rapido excursus sulla normativa. Dopo la legge regionale 30 del 2000 "Norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico", che fissa criteri per la regolamentazione delle principali sorgenti di inquinamento elettromagnetico, e stabilisce in capo alla Provincia il compito di dotarsi di un piano per la localizzazione dell'emittenza radiotelevisiva), agli inizi del 2002 il settore Pianificazione Territoriale della Provincia iniziò ad elaborare il Quadro Conoscitivo, il primo dei documenti che compongono gli strumenti della pianificazione urbanistica.

Nel corso dello stesso anno intervenne il cosiddetto "decreto Gasparri" (D.Lgs. 198/2002), che sottraeva agli enti locali la materia, definendo procedure d'urgenza nella localizzazione delle installazioni e assegnandole al Governo nazionale, ma le sentenze della Corte Costituzionale 303 e 307 del 2003 ne dichiararono l'incostituzionalità, stabilendo da un lato l’esclusiva competenza dello Stato nella fissazione dei valori limite di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, ma nel contempo ribadendo in capo alle Regioni (e per delega alle Province) la disciplina dell’uso del territorio relativamente alla localizzazione degli impianti.

Dopo oltre un anno di incertezza legislativa la Provincia di Bologna riprende a fine 2003 il lavoro, completando il Quadro conoscitivo e predisponendo il Documento Preliminare e la VALSAT, ovvero gli altri due documenti pianificatori previsti dalla legge urbanistica regionale e necessari per l’apertura della Conferenza di Pianificazione, che arrivano oggi a maturazione.

L'Assessore chiude illustrando gli obiettivi del Piano:
1 - La costituzione di un catasto provinciale dei siti di emittenza radiotelevisiva, in modo da disporre di uno strumento conoscitivo a disposizione delle amministrazioni e dei cittadini, completo di dati tecnici.
2 - L’accertamento della compatibilità territoriale, urbanistica e paesaggistica di ciascun sito
3 - La prevenzione e la tutela sanitaria della popolazione dall'inquinamento elettromagnetico
4 - La qualità dei servizi di telecomunicazione sul territorio.

L'ing. Antonello Giovannelli (docente a Ferrara di ingegneria delle telecomunicazioni e consulente della provincia) descrive il funzionamento tecnico degli impianti di emittenza, costituiti da pali o tralicci con antenne paraboliche e pannelli verticali. Le antenne paraboliche (circolari) servono per ricevere e talvolta ritrasmettere il segnale dell'emittente: si tratta di un segnale "da punto a punto", in una frequenza molto alta, non sintonizzabile dal pubblico, che serve a trasmettere il segnale dal centro di produzione in tutto il territorio da coprire: non dà inquinamento elettromagnetico. I pannelli verticali invece sono i diffusori del segnale circolare, a copertura del territorio intorno, e sono generatori di inquinamento elettromagnetico.
La punta massima di campo elettromagnetico a terra normalmente non è sotto l'antenna, ma tra i 300 e i 500 metri di distanza.

La copertura territoriale di un impianto dipende dalla vista ottica (altezza dell'antenna e conformazione geografica): il colle di Barbiano copre un semicerchio che va da Reggio Emilia a Rovigo a Cesena. La stessa copertura potrebbe ottenersi con 5 impianti di minore potenza sparsi per il territorio (3 in pianura, 2 in collina). In generale le variabili su cui intervenire per ridurre l'inquinamento sono:
- la potenza di emissione;
- l'altezza del sostegno;
- la direttività sul piano verticale (ottenibile con molti elementi radianti, che permettono di creare un cono più stretto e diretto verso l'orizzonte);  
- la progettazione ottimizzata (mediante riduzione dei "lobi" radianti secondari).

Questo significa che c'è un conflitto tra salute e paesaggio: sostegni più altri e sistemi radianti più complessi (e quindi composti da molti elementi) sono meno inquinanti ma molto più impattanti sul paesaggio.

L'ing. Michele Pasqui, del settore Pianificazione, illustra il lavoro svolto per comporre il quadro conoscitivo e arrivare al Catasto provinciale degli impianti di emittenza, completo di schede tecniche, urbanistiche e paesaggistiche dei siti esistenti.

L'ing. Lorenzo Perone descrive il lavoro svolto per stabilire la criticità delle installazioni, misurata cercando parametri il più possibile oggettivi ed affidabili per stabilire la permanenza della popolazione nelle vicinanze delle antenne (sovrapponendo dati catastali con dati urbanistici sugli usi degli edifici: in primo luogo scolastico, sanitario, residenziale), e per censire gli edifici di interesse storico o artistico.

L'ing Gualtiero Agazzani ha illustrato in particolare la VALSAT e gli scenari possibili in cui il Piano andrà applicato.

Sul sito della Provincia verrà a breve pubblicato tutto il materiale finora elaborato.

Per saperne di più: Verbale IV Comm 11-11-2005.pdf
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