Andrea De Pasquale

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un nuovo PD per Bologna

La base rossa si ribella via mail ai dirigenti. E in 67 firmano il documento contro i vertici.

Il maldipancia: gli iscritti protestano: "Sul caso Cinzia-gate c'è stata una gestione pilatesca. Ed è grave aver sospeso le riunioni nei circoli". Anche su Facebook monta la rabbia.

Corriere di Bologna, pag 1 e 2, 28 gennaio 2010



La base del PD è in rivolta contro i vertici del partito. Già l'aria non era buonissima prima dell'esplosione del Cinzia-gate e dell'annuncio di dimissioni del sindaco Delbono e ora si fa irrespirabile. In queste ore, dopo che si è deciso di sospendere la consultazione nei circoli fino a dopo la direzione del 2 febbraio prossimo, stanno girando moltissime mail di protesta. "Sono sicuro che ne abbia ricevute qualcuna anche il segretario", fa sapere un dirigente del Pd.

Di sicuro ne sono arrivate parecchie a consiglieri comunali, regionali e parlamentari. Qualche esempio? Un iscritto al partito scrive: "Delbono ha approfittato dell'arroganza del potere ex pci e ha tradito la fiducia (anche la mia) di noi elettori. Profonda è l'amarezza e lo sconcerto mio che ho crduto nel Pd. Per quanto iscritto, il partito non merita il mio voto".
Un altro militante: "al partito queste persone sono imposte da alcuni uomini di potere e questi le impongono subdolamente agli iscritti, agli elettori. Tutti tacciono per interessi personali. Mi spiace dirlo ma la morale del comportamento non è solo determinata dalla condanne dei giudici ma anche dal buon senso, dalla propria testa".

Altri ancora accusano il Pd di una gestione pilatesca della vicenda. E anche se si va su Facebook l'aria è questa. Non tutti tacciono. "La decisione di sospendere le riunioni nei circoli - fa sapere Andrea De Pasquale del PD - è un brutto segno. La base ha bisogno di parlare e di uscire dal dolore privato che questa vicenda ha provocato. C'è sicuramente una rabbia diffusa verso un gruppo dirigente che è stato incapace di gestire il caso Delbono". Il partito, gli fa eco Sergio Palmieri, "deve riuscire a dare un'immagine diversa da quella che ha dato finora. Serve un atteggiamento di grandissima umiltà, bisogna andare dai bolognesi con il capo cosparso di cenere". La rivolta non è solo nei confronti del segretario al quale però si imputa l'infelicissima frase di assoluzione preventiva di Delbono ("sul Cinzia-gate si sono già espressi gli elettori"), ma con tutto il gruppo dirigente che ha avuto responsabilità negli ultimi mesi.

C'è poi un altro aspetto non irrilevante che rischia di modificare gli equilibri futuri per la scelta del prossimo candidato sindaco e del futuro segretario: Palmieri e De Pasquale insieme alla consigliera provinciale Marilena Fabbri (ex sindaco di Sasso Marconi) e ad altri 26 iscritti al partito avevano presentato un documento in direzione chiamato "un nuovo Pd per Bologna", nel quale auspicavano un deciso ricambio. Che cosa è successo? Che dalle iniziali 29 firme si sia già arrivati a quota 67 e che il documento postato su Facebook abbia avuto già 182 adesioni da parte di dirigenti del Pd.
Inutile girarci intorno: il documento nel quale si chiede tra le altre cose un reale coinvolgimento dei circoli e trasparenza nel rapporto tra eletti ed elettori è una sorta di chiamata alle armi per cambiare le cose all'interno del Pd. Tra i 67 che hanno aderito ci sono anche i consiglieri comunali Teresa Marzocchi, Giuseppe Paruolo (ex vicesindaco), Francesca Puglisi, Amelia Frascaroli e il dirigente cooperativo Alberto Alberani. E tra le adesioni su Facebook ci sono anche quella della parlamentare Donata Lenzi e del vicepreseidente del quartiere Savena, Matteo Lepore [in realtà l'adesione è di Vito Patrono, ndr]. "Il Caso Cracchi - spiega Francesco Errani, uno dei firmatari del primo appello - all'inizio ha oscurato la nostra iniziativa, ma adesso probabilmente non farà che aumentare le adesioni al nostro documento".
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