Andrea De Pasquale

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Le riflessioni emerse

Di seguito ecco la lista delle domande e delle considerazioni presentate al convegno del 19 gennaio 2007, aggiornata con le integrazioni raccolte in incontri e dibattiti successivi.

1. Il metodo


A differenza di quanto espressamente previsto al comma 10 dell’art. 9.4 del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (che prescrive quanto segue: "La proposta di un nuovo polo funzionale è inoltrata alla Provincia e al Comune o Comuni interessati, accompagnata da adeguata documentazione sulle caratteristiche delle funzioni previste, sull’entità e tipologia dell’utenza prevista, sugli aspetti economici, finanziari e occupazionali dell’ipotesi di investimento e da uno studio degli effetti sul sistema ambientale e territoriale e delle misure necessarie per l’inserimento nel territorio. Qualora sia la Provincia, sia i Comuni ritengano la proposta adeguatamente rispondente ai criteri di cui al punto 8 ed esprimano riguardo ai suoi contenuti interesse e condivisione di massima, sottoscrivono un accordo territoriale con i contenuti di cui al punto 3.), Romilia è stata presentata prima alla stampa, e poi al comune di Medicina (non alla Provincia). In questo caso il privato non solo ha fatto proposte imprenditoriali (legittime, anzi necessarie alla prosperità di un territorio), ma ha individuato un’area, avendo già un contratto con la proprietà.

Questo scavalca la pianificazione, che non è un contentino per burocrati altrimenti senza stipendio, è l’attività che permette a un territorio di crescere con ordine ed equilibrio (esempio del Veneto e di Barcellona, da una parte la marmellata urbana, congestione e impossibilità a disegnare un tracciato di strada o ferrovia, dall’altro invece impianto di corridoi infrastrutturali, territorio più competitivo). Se sono le imprese costruttrici e la proprietà fondiaria a decidere dove si fa cosa, che ci sta a fare l’urbanistica? Che ci stanno a fare gli assessori alla pianificazione? Che ci sta a fare il PTCP della Provincia e i Piani Strutturali (o Regolatori) dei Comuni? “Prendono atto”?

2. Le quantità


290 Ettari, 0,10 di indice (che in città è poco, ma in mezzo ai campi è molto) che significa 29 ettari di Superficie Utile, cioè l’equivalente di 58 campi da calcio di superficie costruita: non è poco!

3. La coesione sociale


Romilia prevede una iniezione massiccia e repentina di 2.500 nuovi residenti, con prevedibili difficoltà di integrazione e radicamento nel tessuto sociale esistente. E i servizi (sanitari, scolastici, amministrativi) a spese di chi verrebbero ricalibrati per assorbire questa nuova utenza arrivata “in blocco”? Rischio di disgregazione, di allentamento e smagliatura dei legami sociali che fanno il tessuto connettivo della nostra comunità.

4. La viabilità e la qualità dell'aria


Previsione di 3 milioni di accessi all’anno (dichiarati in Provincia il 28 febbraio; il 14 dicembre a Medicina avevano detto 2 milioni: in 2 mesi siamo già cresciuti del 50%). Forse saranno di più: solo il Motorshow nel fa 1 milione, lo stadio 500 mila, e Gardaland, esteso su soli 25 ettari, vende 3 milioni di biglietti all’anno. Ma anche stando in questo limite, sono mediamente 60 mila a week-end (ma evidentemente con punte molto più alte nella bella stagione, forse 100 mila a domenica).
Viene mostrato un quadrilatero, con Romilia ad un vertice e 3 caselli autostradali negli altri 3 (Interporto sulla A13, San Lazzaro e Castel S. Pietro sulla A 14). E il futuro casello di Budrio nel Passante Nord.
A parte che il PTCP non parla di “connessione” ma di “prossimità” ai caselli, ci sono comunque dubbi sulla capacità del sistema di smaltire picchi di traffico così intensi (es. la San Carlo è dimensionata per carichi molto inferiori, e così la trasversale di Pianura: sono strade ad una corsia per senso di marcia! Semplici alternative all’attraversamento di centri abitati). E le polveri? E lo smog? Quanti giorni dovremo stare fermi con le auto a Bologna oltre al giovedì, per assorbire l’impatto delle polveri “regalateci” da Romilia?

5. Il collegamento ferroviario



Buona l’idea di ripristinare i binari, ma perché attestarli sullo Stadio, attrattore di picchi, mentre il treno è il mezzo ideale per i flussi pendolari? Ok quindi ad una linea, ma con stazione non tra stadio e parco dell’auto, ma eventualmente dentro a Medicina (bacino da 15.000 abitanti/utenti).
Per rendere credibile l’accessibilità ferroviaria bisognerà poi procedere al raddoppio di diversi tratti della linea esistente tra Budrio e Bologna, per consentire l’incrocio dinamico dei treni. Altrimenti una linea a binario unico, già oggi in difficoltà a sostenere il traffico esistente, come potrà farsi carico di nuovo traffico?

Sbaglia poi Cazzola a dire (come ha fatto in Commissione il 28/2/2007) che i limiti del treno a Romilia sono gli stessi del treno altrove: qui, oltre al binario unico (che invece a Funo o a Castel san Pietro è doppio), abbiamo anche stazioni con banchine molto corte, che impediscono di fare convogli lunghi, da 1.000 posti.

6. Il rischio idraulico


Quella scelta per Romilia è una zona di rischio idraulico, a “vocazione alluvionale”, già classificata come “di rispetto” dagli strumenti urbanistici vigenti a Medicina. Allagamenti frequenti (e recenti, come ho potuto verificare da fotografie scattate in zona nel 2005-2006 e mostratemi da un abitante del luogo), vista la presenza di 3 corsi d’acqua arginati (Quaderna, Gaiana, Fossatone, classificati di II categoria), più un altro, lo scolo acquarolo. Cosa offrono i proponenti contro il rischio di esondazione? Il giorno in cui Romilia venisse allagata, il problema deve essere tutto a carico della collettività? I nuovi insediamenti fanno fatti dove non c’è rischio ambientale. Farli qui è come costruire, in montagna, un paese su un corpo di frana!

7. Produzione, consumo e occupazione.


In provincia di Bologna assistiamo a vendite di aziende, delocalizzazioni, chiusure: un vento di deindustrializzazione, si investe solo in finanza e in mattone. Non produciamo più, ma trasformiamo i luoghi di produzione in luoghi di commercio (Officine Minganti) o di divertimento (Multisale, Fitness, Wellness: Romilia ne è un esempio perfetto). Quindi da luoghi ove si crea ricchezza a luoghi dove si spende ricchezza creata altrove (Cina, Romania, Slovenia...) Dobbiamo essere contenti o iniziare a preoccuparci?

Inoltre l’investimento immobiliare “immobilizza” le risorse sottraendole all’industria, alla ricerca, alla tecnologia: abbiamo (mediamente) sempre più appartamenti, le imprese edili sono tra le poche a crescere, ma fanno lavorare albanesi e rumeni, mentre i nostri laureati sono senza lavoro. Esempio del MotorShow, dove il Motor (nuove tecnologie) è giapponese e tedesco, lo Show italiano (modelle, veline, disk jokey...) E’ questo il futuro che vogliamo per i nostri figli?

8. La tenuta economica dei parchi (premesse per ulteriore edificazione?)


Non a caso il PTCP chiede documentazione sulla sostenibilità economica e finanziaria dei poli funzionali nel medio e lungo periodo. Molti parchi divertimento hanno avuto difficoltà economiche anche se ottimamente ubicati: Gardaland, parco storico, nell’incrocio autostradale tra Brennero e Milano-Venezia, con accanto il lago di Garda: praticamente sul corridoio del turismo europeo verso l’Italia. Mirabilandia, con l’indotto della riviera romagnola. Disneyland Paris, con una città da 9 milioni di abitanti accanto, e con l’indotto turistico di Parigi (una stazione ferroviaria a due livelli al suo interno: in superficie 4 binari di ferrovia locale, sotto i binari dell’alta velocità). I proponenti sono convinti che Romilia, tra Medicina e Budrio, possa godere di condizioni analoghe (!?).

“Ma sarà un problema di Cazzola, non nostro”, diceva un anziano medicinese a chi sollevava il dubbio. E invece è proprio vero il contrario, perché il meccanismo (già ampiamente praticato) è il seguente: se l’attività non rende, il gestore (proprietario del terreno) la chiude, il territorio si degrada (ortiche, ruggine, insediamenti abusivi, zingari, drogati, ecc.) Per bonificare il degrado, bisogna rendere appetibili le aree, quindi offrire edificabilità. Così la proprietà, lasciando andare in malora un comparto (“investendo nel degrado”, si potrebbe dire), ottiene in pochi anni una valorizzazione eccezionale del terreno. E via a cementificare anche il parco, economicamente insostenibile...

9. L'ubicazione dello stadio (meglio dentro o fuori la città?)


Al Dall’Ara la maggioranza degli spettatori va senza auto privata (autobus, motorino, bicicletta, piedi). A Romilia al contrario la quasi totalità andrebbe in auto (16.700 parcheggi!)

Guardando in giro: a Milano, il Meazza è in città, Roma (l’Olimpico pure), Parigi (il parco dei principi è dentro la cerchia urbana), Barcellona (il Camp Nou è in piena zona universitaria)... ricordo anche Praga (tanti anni fa... stadio vicino al centro). Mi sembrano tutti stadi raggiungibili con mezzi pubblici, magari in zone verdi, ma fortemente inseriti nel tessuto urbano, non a 20 km. 

Se però è accertata l’inadeguatezza dell’attuale contenitore, occorre, prima di decidere dove spostarlo, fare una lista dei motivi di inadeguatezza, e per converso dei requisiti che la nuova ubicazione dovrebbe offrire. Solo così sarà possibile scegliere con correttezza dove e come fare il nuovo stadio.

10. L'investimento privato e l'interesse pubblico.


Dove sono i vantaggi per il territorio, l’interesse collettivo, il bene pubblico? Nei 500 milioni “investiti”? Facciamo un po’ di conti: se a Bologna si vende dai 3 ai 5 mila Euro al metro, qui possiamo immaginare meno. Stiamo bassi e facciamo 2.500 €, che moltiplicati 200.000 (la superficie vendibile tra residenziale, alberghiero, commerciale) fa, guardacaso, 500 milioni! Ai proponenti viene gratis lo stadio, i 3 parchi e il circuito! Per proporre un affare come Romilia non occorre essere santi o eroi, basta essere dei ragionieri...

Da un altro punto di vista, è giusto pagare con un bene pubblico non riproducibile come è il territorio un progetto industriale (così l’hanno chiamato i proponenti in Commissione) che punta al successo calcistico? Non stiamo già pagando al calcio (in termini di ordine pubblico, di favori fiscali, di benefici finanziari…) un prezzo molto alto come collettività? Vogliamo continuare su questa strada?
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