Andrea De Pasquale

ottobre 2007

Seduta del 26 ottobre.


Convocata in occasione del convegno "La città della collaborazione pubblico/privato", organizzato dalla Provincia nell'ambito dell'iniziativa LA CIVILTA' DEI SUPERLUOGHI (outlet, aeroporti, stazioni, centri commerciali), dal 13 ottobre al 7 novembre 2007.

Tra gli interventi, particolarmente interessante quello di Luigi Rubinelli, direttore della rivista GDOWEEK, che ha parlato soprattutto dell'evoluzione della grande distribuzione.

Le tendenze sono diverse e apparentemente contraddittorie. In Italia ad esempio assistiamo ad una rinascita dei minimarket di vicinato (e anche a Bologna ne abbiamo l'esempio, avendo visto diffondersi supermercati Plenty o Despar anche in centro storico), e ad una frenata degli ipermercati, complice l'invecchiamento della popolazione (gli anziani apprezzano il negozio vicino a casa) e la difficoltà crescente di muoversi in auto.

D'altro lato crescono centri commerciali "non food" (di merci diverse dall'alimentare) come gli Outlet della moda, che si impongono su un territorio senza farne parte, senza sviluppare relazioni con il contesto: a proposito funziona bene la definizione di "non luoghi" coniata da Marc Augé, trattandosi appunto di contenitori finti, dove nessuno vive davvero, ma che riproducono al loro interno per imitazione alcuni luoghi reali (il finto borgo antico, il finto fiume...) Pare che uno degli elementi di attrattiva alla base del successo di questa formula stia nella sicurezza: telecamere e guardie private dappertutto scoraggiano qualsiasi malintenzionato, per cui lo shopping in questi "non luoghi" è se non altro al riparo da borseggi, furti e rapine.

Sono poi stati portati diversi esempi dal mondo, che confermano la vocazione di tali "non luoghi" a diventare "superluoghi", estremizzando la separazione rispetto al territorio e il carattere di mondi chiusi, dove vigono regole, climi, stili di vita diversi da quelli esterni. E ci è stato mostrato il caso di un grande centro commerciale a Dubai, dove oltre alle centinaia di negozi e decine di ristoranti i clienti possono trovare, sotto una cupola di vetro, addirittura una pista innevata di 1,2 km, mentre fuori dalla cupola c'è il deserto con temperature vicine ai 40 gradi. Analoga (sia pure opposta) la scelta di un grande Mall in Canada, che offre invece una enorme piscina (capace di accogliere 3.000 persone!) con tanto di spiaggette e onde artificiali, e soprattutto clima tropicale, mentre fuori dal vetro fa perennemente freddo. Pensiamo un attimo al costo energetico di questi "mostri"...

Infine una osservazione sociale: in Italia l'aumento del divario tra ricchi e poveri è misurabile anche dagli assortimenti preferiti dalla Grande Distribuzione, dove stanno sparendo i prodotti "medi" (caratterizzati da un buon rapporto qualità/prezzo), a favore delle due categorie prevalenti: i prodotti "low cost" (basso costo, primo prezzo), che oltre ad essere protagonisti assoluti di intere catene (Lidl ad esempio) stanno conquistando spazio anche nelle catene tradizionali, e i prodotti "premium", di alta gamma, tesi a soddisfare chi ha una forte capacità di spesa e vuole dimostrarlo a sè stesso e agli altri anche al supermercato.

Due osservazioni mie a questa interessantissimo convegno:

1) Avanza anche tra le merci un dualismo molto rischioso per la coesione sociale, che conferma l'erosione della "classe media", a vantaggio di una polarizzazione verso l'alto e verso il basso. In questi anni chi era benestante lo è diventato di più, e chi viveva ristrettezze economiche le ha viste aumentare.

2) Non mi pare priva di conseguenze la tendenza dei luoghi di mercato a diventare luoghi totalizzanti per il tempo libero, capaci cioè di assorbire ed esaurire la totalità del tempo non lavorativo delle persone e delle famiglie. L'idea di trascorrere l'intera domenica in uno di questi centri (non più solo per fare la spesa, ma anche per divertirsi, evadere, provare sensazioni esotiche...) mi pare molto costosa in termini di relazioni sociali, amicali, parentali, e anche concorrenziale rispetto ad altri usi del tempo libero (per la cultura personale, il volontariato, la spiritualità, l'azione politica...)

Seduta del 19 ottobre


Dedicata all'approvazione del nuovo regolamento unificato di area vasta bolognese per la gestione sovracomunale degli autoservizi pubblici non di linea con autovettura (taxi e noleggio con conducente) alla luce delle nuove disposizioni della Legge 248/2006.

Questa la sintesi: è dal 1997 che 12 comuni (Bologna, Anzola, Calderara, Casalecchio, Castelmaggiore, Castenaso, Granarolo, Ozzano, Pianoro, Sasso Marconi, San Lazzaro e Zola Predosa) hanno una convenzione unica per i servizi di taxi (attualmente 657 licenze complessive) e n.c.c. (245 licenze). La legge 248 del 2006 ("Disposizioni... per il contenimento e la razinalizzazione della spesa pubblica") cambia alcune regole, in direzione di una maggiore liberalizzazione (!) del settore.

Il nuovo regolamento, recependo gli orientamenti della legge, intende creare condizioni per un migliore servizio alla cittadinanza (che spesso si lamenta della carenza di taxi in orari di punta o notturni, poche auto per disabili, ecc.), introducendo alcune novità come:

- turni aggiuntivi in orari serali,
- nuove licenze (entro un limite massimo del 13% di quelle esistenti),
- tariffe predeterminate per tratte prestabilite (utilizzando quindi il taxi come "mezzo di linea"),
- possibilità di utilizzare collettivamente la singola corsa di taxi,
- più mezzi idonei per il trasporto di disabili, con priorità per loro (vuol dire che possono trasportare persone normodotate solo se non hanno nessuna chiamata per disabili),
- conversione del parco auto verso motori a bassa emissione.

Si istituisce inoltre un Comitato per il monitoraggio del servizio, che ha lo scopo di verificare che ai cittadini arrivi effettivamente un servizio dignitoso; emerge infatti il problema dei comuni della provincia, che pur disponendo sulla carta di un certo numero di auto (taxi e n.c.c.), ne sono spesso sguarniti perché gli operatori preferiscono convergere su Bologna ed esercitare in città il servizio (ci sono più clienti, si guadagna meglio).

Di fatto, l'aumento effettivo di licenze è molto contenuto: se il tetto del 13% consentirebbe di aggiungerne 85, di fatto ne vengono messe a concorso una quarantina. Ma la cosa più incredibile che emerge dalla relazione dei tecnici è che la stessa legge 248, pur volendo "liberalizzare" il settore, codifica che gli introiti conseguenti alla messa al bando di nuove licenze vengano così utilizzati: all'80% suddivisi tra coloro che sono già titolari di licenze, e al 20% ai comuni, col vincolo che li utilizzino per servizi agli stessi licenziatari.

In pratica, l'ingresso sul mercato di nuovi operatori va a remunerare direttamente gli operatori esistenti, che beneficiano di un doppio privilegio: numero chiuso e tariffe garantite, sottratte alla concorrenza. E' come se chi volesse aprire una panetteria, o un'officina meccanica, o uno studio da geometra dovesse versare un obolo alle altre panetterie, officine o geometri esistenti in città. Sembra incredibile, ma è vero: siamo davvero prigionieri, in Italia, di rendite di posizione e meccanismi parassitari e paralizzanti, anni luce lontani da un mercato concorrenziale, che garantisce libertà di impresa, premia il lavoro e l'iniziativa, spingendo ad abbassare i costi e/o migliorare i servizi.

Quanta strada e quanto lavoro da fare per il nostro neonato Partito Democratico...!

Seduta del 12 ottobre


Dedicata alla discussione di due ordini del giorno di materia "infrastrutturale": uno sulla strada "complanare", il cui piano di realizzazione ha subito un ulteriore slittamento in avanti (vedi domanda di attualità nella seduta di Consiglio dell'11 settembre); l'altro che chiede ad ANAS di trasferire le competenze sulle due strade statali (via Emilia e Porrettana) agli enti locali, visto che non svolge la manutenzione necessaria.

Il primo documento fa propria la richiesta avanzata nei giorni scorsi dai Comuni dell’area est della provincia, di proseguire nei tempi inizialmente previsti, e comunque più rapidi possibili, l’iter per realizzazione della Complanare all’A14. La storia di quest’opera inizia nel 2003 quando è stato inaugurato il lotto 0 (San Lazzaro-Idice); nel 2005 si è realizzato il lotto 1 (fino a Ozzano lato sud) ed è stato appaltato il lotto 2, che però non è partito nonostante gli enti locali abbiano da tempo provveduto all’’esproprio dei terreni. Ora, secondo quanto il capo dipartimento Anas ha riferito alla IV Commissione dello scorso 24 settembre, il secondo lotto verrebbe accorpato al terzo (Ozzano-Osteria grande lati nord e sud) e finanziato nel Piano Anas solo nel 2011. Ciò, sostiene il documento, penalizza un territorio già in forte difficoltà dal punto di vista della mobilità, compromettendone anche la competitività delle imprese insediate in quell’area.

Sul secondo documento va in scena invece una dinamica politica paradossale, e direi esemplare di un vizio ricorrente nel nostro lavoro amministrativo.

Tutto nasce da un testo proposto originariamente dal consigliere Facci, di AN, il quale, facendosi interprete dell'esasperazione dei suoi concittadini di Porretta e dintorni, dice in sostanza: "visto che ANAS non vuole o non può curare le strade che le sono affidate, ovvero la Porrettana e la via Emilia, chiediamo che ceda competenze e risorse agli enti locali".

Complice il clima politico generale (la rottura, in Comune a Bologna, tra il sindaco e la sinistra radicale; e la pressione delle istituzioni locali sul governo per ottenere i finanziamenti, lungamente promessi, necessari alle infrastrutture di trasporto) alcuni colleghi di maggioranza propongono l'inserimento, nel testo, della menzione del Passante nord. Menzione che io giudico forzata (dato che il testo parla di manutenzione stradale), ma che viene mantenuta - a mio giudizio - allo scopo di marcare la "differenza" tra componente riformista (DS e Margherita) e componente "radicale" della coalizione. Una scelta che giudico errata non per il merito (sono d'accordo con la necessità del passante Nord), ma per i modi (l'argomento del testo era un altro) e i tempi (si dà l'impressione di andare a ruota di Cofferati, replicando qui la spaccatura creatasi a palazzo d'Accursio).

Se la mia linea risulta perdente in Commissione, avrò in Consiglio (4 giorni dopo) la soddisfazione di veder il "pentimento" dei colleghi, che tentano di ritirare l'aggiunta relativa al Passante (inutilmente, a questo punto: perché la minoranza si oppone, facendo proprio il testo, e incassando il risultato di dividere la maggioranza... si veda la cronaca del Consiglio del 16 ottobre).

Seduta del 10 ottobre


Convocata in partecipazione al convegno "L'efficienza energetica nella progettazione edilizia e urbana", organizzato dalla Provincia e dal Comune di Bologna, durante il quale è stato firmato un accordo con la Provincia Autonoma di Bolzano sul tema dell’efficienza energetica degli edifici e degli insediamenti urbani e territoriali.

L'accordo prevede che le due Province mettano in comune il bagaglio di conoscenze tecniche ed amministrative rappresentate, per Bolzano, dalla pianificazione eco-sostenibile del territorio e l’efficienza energetica degli edifici; per la Provincia di Bologna, dai criteri di compatibilità ambientale contenuti nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e nei relativi piani di settore oltre che dai criteri di progettazione delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate.

Molto interessante l'intervento dell'assessore alla pianificazione della Provincia Autonoma di Bolzano, Miki Laimer, e di Norbert Lantschner, direttore dell'Agenzia Casa Clima, l'ente che rilascia le certificazioni di efficienza energetica (ed offre consulenza su come intervenire). Il quale porta alcune cifre molto chiare: con interventi di isolamento e sfruttamento del calore solare anche minimali (corrispondenti alla classificazione "Casaclima classe C"), si dimezzano i consumi di un edificio. Con interventi più consistenti, si ottengono rispettivamente riduzioni di 4 volte (Casaclima classe B) e 7 volte (classe A), fino addirittura a 20 volte (classe Gold).

Un solo esempio: l'edificio che ospita a Bolzano l'assessorato alla pianificazione aveva un costo annuale in termini di calore di 95.000 Euro. Dopo l'intervento di ristrutturazione, che tra l'altro ha aumentato da 3 a 5 i piani dell'edificio, portato in "classe Gold", il costo annuale è sceso a 5.000 Euro (20 volte di meno).

Inoltre la scelta della Provincia di Bolzano di segnalare pubblicamente, con una apposita targa metallica apposta all'esterno dell'edificio, la "classe di efficienza energetica" dell'edificio stesso, ha scatenato una virtuosa rincorsa alla certificazione da parte di privati, istituzioni ed aziende. A riprova che il naturale istinto di emulazione (e di esibizione) diffuso tra i cittadini può venire positivamente orientato da scelte amministrative che propongano motivi di "distinzione sociale" con contenuti utili a tutta la comunità. In altre parole: sarà pur meglio fare a gara sull'avere la casa più efficiente, piuttosto che l'automobile più grossa...

A margine, una nota dolente sulla partecipazione: la convocazione di una Commissione in occasione di un convegno ha lo scopo di consentire ai consiglieri di parteciparvi, godendo del permesso lavorativo e del gettone. E' sgradevole dover rispondere, a chi (giornalista o semplice cittadino) mi domanda "chi è presente dei suoi colleghi?", guardando da un lato un foglio firme con una ventina di sottoscrizioni, e dall'altro a fatica 5 o 6 presenze in sala...  

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