Andrea De Pasquale

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Aprile - giugno 2008 (2 interventi)

Intervento del 6 maggio 2008 sul Piano della Mobilità Provinciale (PMP)


CONSIGLIERE DE PASQUALE:

Grazie Presidente. Io parto da un’osservazione fatta dal collega Facci, che notava come questo dibattito si stia distinguendo poco rispetto a quello che è avvenuto nella Commissione del 22 aprile. Spesso noi ci troviamo qua a riprodurre con un po’ più di enfasi argomentazioni e posizioni a dire il vero già abbastanza note: questo forse non aiuta, non va a favore dell’interesse anche di chi magari... (chissà se qualcuno ci sta osservando da fuori, perché da oggi che c’è questa ripresa con la webcam in diretta: sarei poi curioso di
sapere quanti, visto che internet li può misurare, quanti sono gli utenti che si sono sottoposti a questa sorta di fatica o piacere, di ascoltare effettivamente i nostri interventi in Consiglio Provinciale). Quindi anche io finirò per ripetere, ma lo farò con grande sintesi, alcune cose che ho già detto nella Commissione, perché mi sembra che il dibattito di oggi in generale non sia poi uscito dai binari allora tracciati.

Il piano della mobilità provinciale, lo hanno già detto in tanti, quindi non lo ripeto, è un atto fondamentale di governo di questo mandato. È chiaro che (e qui tocco alcune cose dette da Leporati) non ci consegna, non ci promette un territorio libero da ogni sofferenza dove tutti possono raggiungere le proprie mete con grande rapidità, dove tutto funziona bene. Non è una bacchetta magica. Interviene su una realtà, che è quella che conosciamo, e che non è facile da governare, proprio perché c’è un’evidente sproporzione tra la domanda di mobilità e quelle che sono non solo le infrastrutture esistenti, ma anche - come dice il collega Vigarani - le possibilità oggettive che un territorio può offrire alla mobilità: anche potessimo asfaltare gran parte del nostro territorio, non è possibile ottenere dei risultati sempre ottimali
anche per chi punta tutto sulla mobilità automobilistica. Quindi mi viene da dire, il primo punto da cui giudicare questo PMP è la realtà dei fatti, non è un libro dei sogni. In questo io condivido molti degli obiettivi che l’intervento di Leporati ha tracciato, e credo che sia difficile non essere d’accordo
quando lui parla di piste ciclabili che colleghino diversi centri, maggiore continuità etc. etc., e tutte le cose belle che lui dice di desiderare, e che di fatto il PMP non ci promette, ma appunto perché il PMP è un atto di Governo che deve intervenire sulla realtà e deve considerare i limiti della fattibilità delle cose. Quindi ritengo che da questo punto di vista lo sforzo fatto in questo documento sia già molto apprezzabile.

Con questo, quindi, già dichiaro il mio voto favorevole e il mio apprezzamento per il lavoro fatto, sia dal Vice Presidente, sia da tutto lo staff dei tecnici. Ne approfitto però anche io per fare due note politiche, sia pure di politica legata all’atto, non di commento politico generale. Rischiamo di trovarci nel voto a questo Piano della Mobilità, un po’, tra virgolette, isolati come Partito Democratico e come Italia dei Valori: quasi sottoposti a due posizioni critiche, una da destra e una da sinistra, che vorrei riassumere così, tentando un estremo - non so se inutile - tentativo di recupero anche di alcuni consensi. Che evidentemente poi non verranno perché le cose sono già state decise e spesso i nostri dibattiti non hanno, purtroppo, l’obiettivo di convincere le persone qui presenti, ma di ripetere cose, appunto, già note.  E questo un po’ mi dispiace, però ci provo ugualmente, perché ritengo
che invece la funzione parlamentare rappresentativa di cui facciamo parte anche noi come Consiglio Provinciale, sarebbe poi quella di persuadersi vicendevolmente, cioè di dire: guarda, ti ho ascoltato, tu hai delle ragioni, però te le leggo da un altro punto di vista per vedere di portare nel tuo modo di pensare qualche novità, e sottoporre anche me stesso all’autocritica e quindi alla disponibilità di ripensare alle mie idee.

Brevemente: i colleghi di Sinistra dicono una cosa che è vera, cioè che lo sviluppo non può essere infinito, il territorio, la terra hanno risorse finite, e quindi il Passante a loro non piace perché porterebbe a un ulteriore consumo di territorio e a uno stimolo alla mobilità automobilistica. Noi però siamo una Provincia, non abbiamo in mano i destini dell’umanità in questo atto: credo che sia possibile e doveroso da parte nostra fare tutto ciò che un Piano
Provinciale può fare per spingere verso la diversione modale, come si chiama in gergo, cioè per spingere le persone, gli abitanti del nostro territorio a muoversi sempre meno nell’auto privata, e sempre più con i mezzi pubblici, in particolari treni e, se vogliamo usare un mezzo privato, più la bicicletta che altro. Però dobbiamo farlo, appunto, nelle condizioni date e nei limiti che ha il nostro territorio, e anche nelle condizioni che descrivono e in un certo senso costringono la nostra vita economica: noi non possiamo da domattina dire che chiunque va a lavorare in macchina deve smetterla perché le risorse della terra stanno finendo. Purtroppo è vero che dovrà smettere, che dobbiamo cambiare, ma non possiamo imporre al nostro
territorio un salto in avanti che metta in difficoltà la nostra economia, le nostre famiglie, le persone che comunque, pur essendo disponibili a un cambiamento delle abitudini verso stili di vita meno impattanti, però non possono di punto in bianco compiere il miracolo e rinunciare in toto alla mobilità privata con l’automobile privata.

In questo senso, mi rivolgo appunto agli amici di Sinistra, il tema del Passante, l’ha già detto molto bene Mattioli prima, non va a togliere nulla al Servizio Ferroviario Metropolitano, anzi, l’abbiamo già detto mille volte, dal punto di vista dei traffici che intercetta, sono traffici completamente diversi. Voi sapete benissimo che il camion o l’automobile che da Milano si dirige a
Rimini o a Ancona, non è che possa trovare nel Servizio Ferroviario Metropolitano un’alternativa, e sono questi i traffici che noi vogliamo spostare sul Passante Nord. Faccio notare, sempre hai colleghi, che nel loro piccolo, anche molti Comuni, credo anche da loro governati, stiano facendo, ripeto, nella scala proporzionale, la scelta di spostare fuori dal centro abitato e i traffici di attraversamento: è il caso di Budrio, è il caso di Calderara. Recentemente sono stato perfino a Monzuno, voglio dire, non è
questo grande centro, però con i soldi della TAV sta completando una
piccola tangenziale di un 3 chilometri circa, perché anche lì comunque l’idea che chi deve andare da un posto all’altro attraversando il paese, è meglio che lo faccia fuori, un chilometro fuori piuttosto che in mezzo alle case, ai negozi, alle scuole. Quindi il tema del Passante è tutto qui. Ne faremmo volentieri a meno tutti se avessimo oggi la possibilità di muoverci in modo diverso, ma poiché i traffici sono quelli che ha ricordato il collega Capogruppo Zaniboni, e poiché i trend di qui a alcuni decenni, non sono quelli di ridurlo, anzi, probabilmente ci sarà un ulteriore aumento
speriamo accompagnato da un miglioramento delle emissioni, quindi veicoli meno inquinanti, più macchine ma molto. Ma non è in nostro potere
prendere la bacchetta magica e far scompare 79 milioni di veicoli, non è in nostro potere in meno di cinque, dieci anni compiere una rivoluzione di quello che è il trasporto su merci, e grandissima parte del traffico che oggi attraversa il sistema stradale bolognese è un traffico di merci. Capite molto bene che l’idea di spostarlo fuori dal centro abitato è un’idea coerente con quello che stanno facendo appunto tutti i piccoli centri rispetto ai loro traffici di attraversamento, ed è quello che hanno fatto tutte le città europee, almeno quelle che ho avuto l’occasione di visitare: in nessuna i traffici di
attraversamento sono fatti passare in mezzo alle case, ai quartieri come oggi passa la tangenziale – autostrada di Bologna.

Quindi da questo punto di vista, capisco la coerenza con la propria storia di
Opposizione, però non riesco a non giudicare un po’ miope e ideologica l’opposizione al Passante Nord in nome di una priorità al servizio ferroviario metropolitano che condivido, insieme a tanti qui dentro, soprattutto tra colleghi del PD, ma anche tra altre forze politiche. E' difficile dire che invece noi vogliamo penalizzare il trasporto ferroviario e metterlo dietro a altre cose: non è vero. Noi vogliamo tenerlo per primo, l’ha detto anche il Vice Presidente Venturi, però il Passante Nord cura un’altra malattia, per stare nella mia metafora solita, risolve altri problemi, non può essere messo su un piano di competizione diretta con il Servizio Ferroviario Metropolitano.

Mi ora rivolgo rapidamente, sennò non sarò breve come avevo promesso, invece ai colleghi di Centrodestra, i quali, in sostanza, quello che ho capito, a parte la relazione a larga scala di Leporati, sono soprattutto contrari al road pricing, cioè all’idea di far pagare al traffico di attraversamento una quota che vada a beneficio del trasporto pubblico locale, in particolare del trasporto ferroviario. Io ritengo che anche questa sia una posizione sbagliata, perché è del tutto evidente che i costi prodotti dall’attraversamento di veicoli in un territorio non sono tutti quelli riconducibili al semplice consumo della benzina e al costo meccanico del mezzo che attraversa, ma sono i costi ambientali e territoriali che le comunità che abitano in un certo territorio devono subire e devono quindi pagare.

Quindi non è una follia di questo territorio, e non è nemmeno un’originalità
italiana quella della perequazione di corridoio, cioè dell’idea di far pagare una piccola quota (Guidotti scherzando diceva: si può pagare un euro a testa, mi sembra che sia piuttosto di meno quello che si sta ipotizzando...), comunque che una quota dell’attraversamento venga messa a carico di chi usufruisce del nostro territorio per attraversarlo e venga utilizzata per una mobilità più pulita, più sostenibile, più efficiente, e in particolare per la SFM, mi sembra, onestamente, una scelta saggia, e vi invito a riflettere sulla vostra contrarietà a questo, perché anche, non so, in un pubblico
dibattito con i cittadini che sanno quali sono i problemi di Bologna, e che magari conoscono che cosa stanno facendo altre città anche in Europa, mi sembra veramente un po’ imbarazzante dire: noi siamo contrari a far pagare ai camion e alle macchine che attraversano Bologna, una quota del nostro Servizio Ferroviario Metropolitano, perché sapete bene che i trasporti pubblici, senza un contributo che vada al di là della bigliettazione, non si reggono. Li vogliamo far pagare a tutti con le tasse? Cioè diventate voi il partito delle tasse e dite: nessun pricing, però più tasse per pagare il Servizio Ferroviario Metropolitano? Mi sembra difficile, mi sembra un po’ originale.

Quindi, concludendo, trovo che il nostro PMP sia un documento, un atto
equilibrato che da un lato dice sì alle infrastrutture che sono necessarie, ma dall’altro dice: attenti, noi non diciamo sì alle infrastrutture e basta, sì alle infrastrutture purché queste infrastrutture ci aiutino, e il road pricing serve a questo, a pagare una modalità di trasporto più sostenibile e pulita, e quindi a spingere e favorire la diversione modale. In questo senso credo che se si riflettesse sul merito di questo provvedimento, forse alcune delle posizioni che sono già state dichiarate come di astensione o come di contrarietà,
potrebbero essere alla luce dei fatti anche riconsiderate. Grazie.

Intervento del 22 aprile 2008 a proposito del progetto urbanistico sul comparto di Via Libia (ex deposito ATC).



CONSIGLIERE DE PASQUALE:
Grazie Presidente e grazie colleghi per l’ascolto.
Io sono un po’ stupito dell’atteggiamento negativo della minoranza, un po’ differenziato, almeno ho sentito tra i toni di Sabbioni e quelli di Guidotti, il Consigliere Guidotti mi è sembrato un pochino più cauto e disposto a riconoscere la positività di alcune cose. Io volevo ricordare rapidamente alcuni numeri, e poi fare un commento politico, e concludere che a mio giudizio si tratta di una bella operazione.

I numeri sono che su un terreno di 8.600 metri quadri se ne vanno a fare 3000 di verde, e quindi un po’ più di un terzo, non è facilissimo a Bologna vedere operazioni dove un terzo della superficie disponibile, territoriale quindi, viene organizzata a parco. Vengono fatte anche delle residenze, è vero, circa 2.200 metri di superficie utile, vengono fatti anche uffici e spazi commerciali, rispettivamente per 380 e 330 metri quadri di superficie utile, quindi veramente piccole cose. La zona, lo ha ricordato enpassant l’Assessore Tedde, è una zona che attualmente, in questo do ragione perfettamente anche al collega Sabbioni, attualmente è messa male, fa un brutto vedere. È contigua ad un insediamento abbastanza recente dove c’è un parco, dove c’è una pista ciclabile, il verde di progetto e la pista ciclabile di completamento, che sono previste in questa operazione, vanno in continuità con quello che già c’è, quindi aumenta ancora il valore, la fruibilità per i cittadini di questi spazi. L’aspetto sociale fondamentalmente ha due gambe, quello del finanziamento all’edilizia scolastico, ne abbiamo parlato tante volte, credo che ci sia poco da discuterne su quanto sia importante, e questo discorso di “Piazza Grande”. Forse ho capito male io, e dopo magari, in una replica, l’Assessore Tedde rispondendo al Consigliere Guidotti può chiarire anche se io avessi capito male.

Però qui non siamo di fronte ad un tesoretto di 700.000 euro che possiamo effettivamente dare a chiunque, perché se così fosse avrebbero ragione gli amici nella minoranza a dire scusate il pluralismo associativo perché tutto a uno. Ma qui siamo di fronte al fatto che in quel posto ci stava un’associazione, che si chiama “Piazza Grande”, che viene cacciata via, perché per fare quest’operazione bisogna mandarla via. A questo punto mi sembra che i 700.000 euro non gli vengano dati in tasca dicendo cara “Piazza Grande” prendi questi 700.000 euro, poi fai quello che vuoi, vengono destinati, sempre se ho ben capito, per costruire una sede che oggi viene data in uso a “Piazza Grande”.

Non vorrei rispondere al posto dell’Assessore, ma mi sembrerebbe molto strano che venisse ceduta in proprietà a un’Associazione come “Piazza Grande”, quindi il dubbio di Guidotti è legittimo, ma credo che assolutamente oggi ci possa andare dentro “Piazza Grande” in uso, domani il Comune di Bologna potrà darla a chiunque altra, a una, due, tre, dieci associazioni. L’essenziale è che quello che era uno spazio dedicato a un’associazione, venendo eliminato da quel comparto viene riprodotto in un luogo più consono, tra l’altro un pochino più fuori dal centro. È una dotazione pubblica in più, come il verde è una dotazione pubblica, come la pista ciclabile e i parcheggi pubblici, ci sono anche circa una ventina di parcheggi pubblici mi sembra, tutte cose che guadagna la collettività bolognese, della collettività bolognese è anche questa sede. Che poi la politica decide di continuare a dare a “Piazza Grande”, perché “Piazza Grande” stava prima lì e dopo può andare a stare là, anche perché a “Piazza Grande” mi sembra che, a giudizio di tutti, stia svolgendo un buon lavoro.

Cioè il fatto di dare dei mestieri, un impiego, non un impiego professionale ma un qualche cosa da fare, e un qualche cosa con cui sbarcare il lunario, diciamo così, ai barboni, cioè alle persone senza case, trovo che sia un’operazione intelligente. Non soltanto buona in senso caritatevole, ma anche molto intelligente dal punto di vista politico, e anche dal punto di vista securitario se vogliamo. La sicurezza, e per quanto mi rivolgo con stupore al centrodestra, perché non riconoscere il lavoro di pacificazione sociale e aumento della sicurezza in città, che grazie a ““Piazza Grande””, grazie alle sue attività si realizza in Bologna, credo che sia una miopia politica. Cioè bisogna capire cosa facciamo, una persona senza casa possiamo trattarla in vario modo, credo che offrire la possibilità di aggiustare biciclette o vendere un giornale alla luce del sole, sia un modo perché questa persona possa arrivare a sera con la pancia piena, senza che magari sia tentata di procurarsi in un altro modo il denaro.

Quindi anche dal punto di vista meno romantico, e meno caritatevole ma più pragmatico, e che guarda alla sicurezza dei cittadini perbene, che ho un patrimonio da difendere, credo che l’operazione “Piazza Grande”, che già da anni è in atto, e quindi l’idea di non uccidere questa esperienza, visto che si va a togliere la sede là dove è, ma spostarla semplicemente sia un’idea intelligente, che vada apprezzata.

Poi sui valori io non sono in grado di dire se 700.000 sono troppi o sono pochi per costruire una sede, certo è che questa sede, mi sembra evidente, rimane di proprietà della collettività bolognese che deciderà poi se continuare a darla a “Piazza Grande”, qualora “Piazza Grande” continui a lavorare bene, oppure se darla invece a cinque, dieci, altre associazioni che fanno un lavoro più meritorio di “Piazza Grande”. Allo stato mi sembra di poter dire, stante i numeri visti, le attenzioni sociali che sono state considerate, questa sia un’operazione piuttosto virtuosa.

Concludo dicendo che l’altro elemento interessante è il coinvolgimento, la collaborazione pubblico – privato, cioè qui non siamo davanti a un atto di imperio della politica, delle istituzioni che dicono bisogna fare così perché comando io, siamo in una situazione in cui la politica pone certi paletti, ma rispetta e considera l’interesse dell’attuatore, quindi l’interesse di una parte privata che sarà un’impresa edile, un’azienda immobiliare che tratta queste cose. Per cui si cerca di contemperare gli interessi di entrambi i soggetti, quello pubblico e quello privato, per arrivare a sanare una situazione che oggi è brutta, e creare invece una realizzazione che possa fare del bene sia al privato che la realizza e sia ai cittadini che ci stanno intorno, che possono usufruire di quell’area verde, di quella pista ciclabile, di quei parcheggi, e dall’altra parte del benefico effetto dell’opera di “Piazza Grande”. A me sembra che, che senza adesso dover fare salire nessuno sui piedistalli, però se operazioni del genere si diffondessero la nostra città potrebbe essere più bella da vedere, più tranquilla da vivere, e quindi ne avremmo tutti un beneficio. Il mio voto favorevole è scontato, invito anche i colleghi della parte avversa a riflettere, perché credo che sia un’operazione dove i benefici superano largamente i difetti, e della quale si è complici, una volta tanto e non, invece, essere contrari o astenersi.
Grazie.
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