Andrea De Pasquale

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Intervento all'assemblea territorale del 24 maggio 2008


Intervento all’assemblea territoriale del Partito Democratico di Bologna di sabato 24 maggio 2008.

Care amiche e amici, compagni di lavoro politico, desidero nel mio intervento esprimervi una preoccupazione, porvi una domanda e farvi una proposta.

1 – IL DISTACCO

La preoccupazione riguarda il distacco tra i vertici del mio partito e la sensibilità diffusa (nel partito stesso, ma ancora di più nella città, quella che tra un anno dovrà esprimersi nelle urne) a proposito di chi sarà, e cosa intende fare, il prossimo candidato a sindaco di Bologna.

C’è infatti una distanza allarmante tra il clima che avverto nella base, frequentando i circoli, incontrando iscritti ed amministratori, laddove vi sono forti dubbi e perplessità rispetto alla scelta di schierare il partito a falange per la ricandidatura solitaria del sindaco uscente, e il clima che invece regna negli organi dirigenti, dove queste perplessità, questi dubbi, o sono del tutto banditi, o sono confinati nel confessionale dei sentimenti privati.

Ad esempio nella base si avverte un certo fastidio per l’atteggiamento del sindaco verso il suo (e nostro) partito: perché infatti il primo dato anomalo di questa situazione è che stiamo parlando di un candidato virtuale, non avendo Sergio Cofferati ancora sciolto le riserve sulla sua volontà di continuare a fare il sindaco. Quindi la posizione di chi ritiene, legittimamente, che il bene di Bologna - e del Partito Democratico di Bologna - passi attraverso la riproposizione dell’attuale sindaco non è, a ben vedere, una posizione di “sostegno”, di “appoggio” a una candidatura reale, ma una implorazione, un auspicio, una supplica verso un candidato virtuale, visto che il sindaco si è tenuto le mani libere, e potrebbe dirci, il 18 giugno, “no, grazie”. Siamo quindi in una posizione sospesa, passiva, incerta, certamente anomala (e siamo alla seconda anomalia) e innaturale per un partito forte, che vanta addirittura il 49% dei voti in città. Con questi numeri ci si aspetterebbe un partito che pone le condizioni per la candidatura, non che le subisce. Che insomma affronta la questione in piedi, non in ginocchio.

La mia preoccupazione è quindi che i ragionamenti e i sentimenti largamente diffusi in città sulla figura del sindaco non trovino adeguato spazio nel partito, come se in materia non potessimo permetterci libertà di pensiero e di parola, come se ci trovassimo di fronte a una destino fatale, a una sorte irrimediabile, a una necessità divina. E questo non è bello.

Tralascio, perché non è questa la sede, di analizzare le ragioni del rapporto faticoso tra la “pancia” del nostro partito (e di larghi settori della città) e la figura dell’attuale sindaco: certo non sono estranee a queste ragioni la sua facilità ad aprire conflitti, una certa alterigia nei rapporti politici e sociali (penso al mondo dell’associazionismo e del volontariato, ma anche dell’economia e dell’impresa), e la tendenza ad applicarsi a vicende di politica nazionale più che di amministrazione locale (confermata dall’intervista di qualche giorno fa a Repubblica, laddove afferma: “d’ora in avanti mi dedicherò all’azione amministrativa, anche se è una forzatura rispetto al mio carattere e alle mie abitudini”).

E’ invece certamente questa la sede per chiederci, di fronte a questo dato di fondo, quale sia il percorso migliore che ci porti alle elezioni amministrative del 2009 con una proposta forte, difendibile e convincente. Perché il problema non è se Cofferati possa o meno ricandidarsi: certamente può, anzi io dico che sarebbe opportuno che lo facesse (e sciogliesse finalmente la riserva). Il problema è il modo. E per stabilire il modo giusto occorre porsi una domanda: che modello di partito vogliamo per il nostro PD di Bologna?

2 – IL BIVIO

Perché il bivio che abbiamo davanti come partito democratico è questo: vogliamo essere un partito che ascolta la società, e si sforza di capire e poi di rappresentare il nostro elettorato e la nostra città, oppure vogliamo essere un partito saccente, che ha già la verità in tasca, che mette l’elettorato (e la città) davanti a scelte fatte, e dice: “o mangi questa minestra o salti dalla finestra.”

Vogliamo essere un partito di persone che pensano, e ritengono di poter determinare il proprio destino, e vogliono contare nelle scelte, e credono di poter influire sul corso degli eventi; oppure al contrario un partito rassegnato a quel che arriva dall’alto, arreso ad una necessità, prigioniero di un fato (chissà… magari pure cinico e baro)? 

Vogliamo un partito che prima promuove il confronto, e dopo decide, avendo ascoltato la base (e la città), oppure su un partito che decide da solo, al chiuso dei suoi calcoli interni, poi chiede alla base e alla città di adeguarsi a questa decisione?

Cari amici e compagni di lavoro politico, è dalla risposta a questa domanda che dipende il percorso verso le amministrative. Perché sono convinto che presentarci ai cittadini con un candidato fuori discussione, un programma fuori discussione, una continuità fuori discussione venga letto come atteggiamento presuntuoso, supponente, autoreferenziale, tipico di un partito attento alle sue convenienze interne e non al bene della città.

Cito in proposito un collega consigliere comunale, che ha scritto: “Chiediamoci se dobbiamo e possiamo aprire una discussione critica ed autocritica sui risultati della nostra azione di governo. No – esclama il consigliere – nessuna ipocrisia nel dirlo, non possiamo. Non solo. Non basta dire che non possiamo. Sono convinto che non dobbiamo”. Caro collega, tra di noi possiamo anche cavarcela così. Fuori, davanti agli elettori, funziona un po’ diversamente.

Stiamo attenti a non illuderci. L’illusione è che si possa vincere evitando il libero confronto di idee, di proposte, di strategie, scoraggiando la discussione e predeterminando ogni esito a tavolino, per poi costruirci intorno un consenso posticcio, puntellato di richiami all’unità.

Cari amici, questo metodo può anche funzionare nel governo interno del partito, ma fallisce miseramente proprio nella conta elettorale. Per questo temo l’ipotesi lanciata dall’amico assessore Merola, che ha detto che per un sindaco uscente le primarie sono direttamente le elezioni. Credo, caro Virginio, che sia meglio verificare prima la nostra capacità di interpretare l’elettorato e la città, in modo da accorgerci per tempo dei problemi e correggere la rotta, piuttosto che andare baldanzosamente verso la conta elettorale, avendo fuggito come la peste ogni occasione di verifica aperta e sincera.

3 - ASCOLTARE E INTERPRETARE LA CITTA’

Chiudo con la proposta. Che si basa su due affermazioni contenute nel documento dei 700 ignoti (non è opportuno rivelare i nomi, dice il promotore Matteo Lepore) a sostegno di Cofferati. Questo documento dice due cose che condivido:

“il nostro impegno prioritario oggi deve essere quello di rilanciare un dialogo aperto e franco con i cittadini piuttosto che ragionare al nostro interno".

Sono d’accordo. Ma vi chiedo: blindare Cofferati come candidato unico è forse un modo per rilanciare un dialogo aperto e franco con i cittadini? O non è esattamente il contrario, un modo per sistemare (o meglio evitare di aprire) questioni interne? E non sono piuttosto le primarie un modo per misurarsi con la città, con i suoi bisogni, con le sue attese, in modo da arrivare alle elezioni non solo con il candidato, ma anche con il programma più vicino Bologna e ai suoi cittadini?

Ancora il documento Lepore. “Il nostro compito e quello del Sindaco, cui chiediamo di essere molto presente sul territorio nei prossimi mesi, sarà quello di rendere conto delle scelte fatte, ascoltare le critiche che ci verranno mosse ed interpretare i nuovi bisogni della città.

Meno male che avete scritto “nei prossimi mesi”, perché se dicevate “nei prossimi giorni” già oggi andava male (assente per impegni di famiglia…). Ma a parte questo: se vogliamo ascoltare le critiche e interpretare i nuovi bisogni è meglio sposare la linea “Cofferati o morte”, come dei kamikaze giapponesi, oppure aprire una fase di confronto tra diversi candidati e diverse proposte di governo della città? E le primarie cosa sono se non questa fase di confronto?

Ai firmatari di questo documento dico: avete espresso degli obiettivi condivisibili, giusti, buoni: ma la strada che indicate (l’incoronazione preventiva) è una strada che va nella direzione opposta agli obiettivi.

La strada giusta per ottenere l’obiettivo che voi stessi proponete è la strada delle primarie, vere e aperte, quindi con soglia di sbarramento abbassata rispetto ai limiti suggeriti dallo statuto nazionale. Questo percorso aperto e limpido risulta il migliore anche per la ricandidatura di Sergio Cofferati, che potrebbe così impegnarsi in un confronto interno al partito (con delle primarie vere) dal quale uscire rafforzato e nuovamente legittimato, in quanto disponibile a farsi carico anche delle proposte e delle idee di chi gli ha corso contro.

Chiudo con una nota sulle alleanze. Sono grato a Veltroni di avere avuto il coraggio di andare da soli, e nello scontro di questi anni tra Cofferati e la sinistra radicale sto, nel merito, con il sindaco. Ma una cosa è rompere su provvedimenti amministrativi concreti, in nome della fedeltà alle "cose da fare", altra cosa è diventare apostoli della rottura a prescindere, come valore assoluto, come modello da esportare e da imporre a tutte le amministrazioni, in nome di una vocazione maggioritaria declinata come istinto di autosufficienza. Un istinto che come minimo ci rende antipatici e supponenti, e allontana i consensi.

Cari amici, con le scelte di oggi siamo dunque al bivio tra un partito chiuso e rassegnato, e un partito libero e padrone del suo destino: non ho dubbi sulle mie preferenze, e sono convinto che siano anche le vostre. Un piatto di lenticchie non vale la nostra libertà e la nostra intelligenza.

Grazie di avermi ascoltato, buon lavoro a tutti.

Andrea De Pasquale
membro dell'assemblea provinciale del PD
consigliere provinciale
www.andreadepasquale.it
Per contattarmi: scrivi@andreadepasquale.it - Per ricevere il mio rendiconto mensile: aggiornamenti@andreadepasquale.it
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