Andrea De Pasquale

febbraio 2006

Seduta del 24 febbraio


Seduta in partecipazione a un Comitato Consultivo per 3 varianti urbanistiche, due in comune di Granarolo Emilia, una in comune di San Benedetto Val di Sambro, e precisamente in frazione Monteacuto Vallese.

Si tratta di piccole cose, mirate (nel caso di Granarolo) a chiudere alcuni contenziosi, e nel caso di Monteacuto a recuperare alla proprietà pubblica un piccolo campetto al centro dell'insediamento, oggi privato.

Le quote edificatorie concesse in cambio sono comunque piuttosto contenute.

Seduta del 22 febbraio


Seduta congiunta con la I Commissione, dedicata all'audizione della società di gestione dell'Autostazione, per la quale sono presenti il presidente Fabio Carpanelli, il consigliere di amministrazione Andrea Leonardi (nominato dalla Provincia), e la capoufficio Paola Righetti.

Autostazione di Bologna spa è per il 50,5 % di proprietà del Comune di Bologna, per il 25 % della Provincia, per il 18 % di ATC. La missione è quella di consentire il parcheggio di bus per linee locali, nazionali e internazionali. Gli introiti sono dovuti al pedaggio dei bus (la cosiddetta "attività caratteristica", per il 38%) e agli affitti dei locali e agli spazi pubblicitari (per il restante).

La gestione economica è in equilibrio, l'edificio è di proprietà della società, ma insiste su un terreno del Comune, sul quale ha un diritto di superficie, scaduto e prorogato fino al 2010. La struttura è molto leggera, 4 capistazione e 3 impiegati. C'è l'intenzione di aumentare gli introiti pubblicitari, visto che dall'autostazione passano dai 3 ai 4 milioni di utenti all'anno (di cui approssimativamente un 40% viaggiatori, un 60% di utenti generici in ingresso o uscita dall'atrio: clienti dei servizi commerciali, accompagnatori, utenti del parcheggio...).

Negli ultimi anni le linee locali e regionali sono costanti, le linee internazionali aumentano, i bus turistici diminuiscono. Il parcheggio sotterraneo è di nostra proprietà, ma è dato in gestione all'Operosa, dalla quale percepiamo un affitto.

Sollecitato da una mia domanda, il presidente dice che l'ipotesi di spostamento dell'Autostazione fuori dal centro appare problematica per carenza di spazi alternativi e per il fatto che l'attuale sede è ben collegata con la Stazione, con i viali e con il centro storico. 

Esiste - è vero - una diminuzione degli attestamenti delle linee locali (le cosiddette "linee azzurre", che non fanno capolinea al centro ma solo ale estremità), ma l'impennata delle linee nazionali e internazionali, l'Autostazione - fa notare il consigliere Leonardi - diventa anche la porta della città, e come tale va gestita. Va ricordato che la posizione attuale è strategica visto l'attestamento del tram su gomma "Civis" proprio in piazza di Porta Galliera, e la vicinanza a tutti i servizi pubblici della città. L'obiettivo di questa gestione è quello di valorizzare le potenzialità promozionali dell'Autostazione rispetto alla città e al suo patrimonio artistico, culturale, turistico: in questo senso va letta la sponsorizzazione alla mostra "Giotto e le arti a Bologna".

Seduta del 17 febbraio


La seduta prevede il sopralluogo sulla linea SFM per Imola, dove incontriamo i rappresentanti dei vari comuni interessati alla tratta. Daniele Montroni, assessore a Imola, sottolinea l'importanza di offrire collegamenti cadenzati e affidabili per i 6.000 pendolari che quotidianamente si spostano tra Imola e Bologna. Antonio Borghi, sindaco di Dozza, ricorda come il suo comune abbia già fatto le scelte urbanistiche (di sviluppo edilizio, di costruzione dei parcheggi) puntando sulla nuova stazione di Toscanella (prevista nel progetto di Servizio Ferroviario Metropolitano).  Roberta Ballotta, consigliere a san Lazzaro, dice la stessa cosa per la costruenda stazione di via Caselle, capace di intercettare un significativo bacino di utenza, altrimenti spinto ad utilizzare quotidianamente l'auto, e presso la quale si attesterebbe il capolinea del nuovo tram su gomma "Civis", già approvato. Gori, assessore a Ozzano, sottolinea come la zona industriale del suo comune richiami quotidianamente migliaia di lavoratori, ai quali si aggiungono 1.500 studenti di veterinaria, numeri a fronte dei quali occorrerebbe un cadenzamento molto più fitto nelle ore di punta (dove invece ci sono buchi di un'ora fra un treno e l'altro).

Rientrando in sede, la seduta prosegue (alle 12.45) con l'assessore Prantoni, che ci presenta una convenzione con il comune di Loiano per la realizzazione di opere di ingegneria naturale consistenti in scarpate con muri di sasso e terrapieni, con successivo inerbimento, sulla destra idraulica del fiume Savena, all'altezza delle Gole di Scascoli, nell'ambito del ripristino della strada "lungo Savena" chiusa da una frana di oltre un anno fa (vedi la commissione del 29 aprile 2005).

Questi i principali aggiornamenti sulla riapertura della strada.

- Si è scelto di non riduscutere il tracciato e restare nelle gole di Scascoli. L'intervento è quindi di ripristino e ricostruzione con superamento del principale limite della vecchia strada, dovuto alle sezioni idrauliche del fiume troppo strette: il superamento avviene spostando la strada di 6-8 metri verso la destra idraulica, e alzandola di circa 2 metri, col risultato di restituire al fiume uno spazio di alveo.

- La Regione ha provveduto alla riduzione delle sporgenze rocciose sulla sinistra idraulica (con uso di esplosivi), e all'asporto di 40 mila mq di materiale roccioso, mentre la Provincia ha provveduto all'asporto di altri 40 mila mq di materiale sciolto sul versante destro (quello della frana storica).

- La Provincia ha il compito di realizzare la palificazione di sostegno alle gabbie di sassi e in generale tutte le opere di contenimento del movimento franoso di superficie, mentre la Regione lavora nell'alveo fluviale (dato che il problema del ripristino non è solo viabilistico, ma anche idraulico, avendo la frana formato un lago) e sta iniziando a realizzare i sostegni al rilevato che ospiterà la nuova strada, che verrà protetta dal fiume con opere di difesa idraulica costituite di pietre di grosse dimensioni (tipo quelle sui moli dei porti).

- A fine luglio la strada dovrebbe essere riaperta. Successivamente è prevista la realizzazione di due nuovi ponti, in grado di allontanare il nuovo tracciato da un punto oggi ancora molto vicino a un "mammellone" di roccia a rischio di crollo.

Per quanto riguarda la sicurezza del percorso, la nuova strada convivrà con la frana, con opere di sostegno che dovrebbero governare i movimenti dei primi 4-5 metri di profondità dalla superficie, mentre per movimenti più profondi (sempre possibili) non sono imbrigliabili, ma non dovrebbero nemmeno dare luogo a eventi drammatici, essendo lenti e continui.

Il costo complessivo del ripristino è di circa 6 milioni di Euro, di cui 3,5 gestiti dalla Provincia (per gli interventi che le competono: pulizia scarpata destra, pali, gabbioni di sassi, ripristino scarpata erbosa, due nuovi ponti, opere stradali), i restanti dalla Regione (riduzione delle rocce, sgombero rocce, ripristino del fiume, rilevato di sostegno alla strada).

Seduta del 10 febbraio


Seduta dedicata al sopralluogo al braccio di Servizio Ferroviario Metropolitano che collega Bologna a Castelmaggiore, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale, dove presso la sede comunale incontriamo le amministrazioni interessate alla linea ferroviaria.

Pozzi, assessore a San Pietro in Casale, ci parla dei problemi di ritardo, di insufficiente numero di carrozze, e di scarsa pulizia, mentre la frequenza dei treni appare buona (anche perchè a San Pietro fermano treni anche interregionali). Preda del degrado è invece la stazione, con la sala d'attesa chiusa da anni, e la società di gestione degli immobili di RFI (Metropolis) che non risponde alle lettere inviate dal comune.

Guerra, consigliere a Galliera e pendolare, oltre a segnalare il fatto che per ogni treno ci sono regolarmente 2 o 3 carrozze prive di riscaldamento, e quindi inutilizzabili in inverno, sottolinea la necessità di prolungare l'SFM fino a Galliera, almeno nelle ore di punta. Anche lui segnala l'abbandono delle stazioni, e la carenza di controllori sulla linea (molti non pagano e nessuno li multa). Manca inoltre completamente la comunicazione tra Trenitalia e ATC sui ritardi, così alle poche fermate di interscambio ferro-gomma (come quella di Corticella) accadono scene surreali, dove l'autista dell'autobus, non vedendo arrivare il treno, aspetta qualche minuto poi parte, magari mentre il treno arriva, e chi doveva prendere la coincidenza maledice di essere salito in treno. Basterebbe che l'autista sapesse di quanto è il ritardo per decidere cosa fare. Garavini, assessore a Galliera, si associa al tema delle stazioni abbandonate, che costringono il comune a farsi carico dell'incuria delle ferrovie, per evitare che diventino contenitori di degrado urbano.

Gualandi, sindaco di San Giorgio di Piano, dopo avere lui pure sottolineato che il materiale rotabile è sia scadente, sia malgestito, fa notare che i ritardi nell'attuazione del Servizio Ferroviario rendono inutili investimenti come quello fatto per la nuova stazione di Funo, costata 5 milioni di Euro, ma dove per ore non si ferma nessun treno, e dove il parcheggio scambiatore è sempre vuoto, mentre nel parcheggio bus non arriva nemmeno una linea ATC. Nascimbeni, vicesindaco a San Giorgio, aggiunge che alcuni treni diesel stanno fermi anche 10 minuti in alcune stazioni, diffondendo una quantità di fumo e di polveri spaventosa, senza ovviamente spegnere il motore. E gli ascensori per disabili, dovunque costruiti (in quanto richiesti dalla normativa), sono dovunque inutilizzabili.

Baldacci, assessore a Castelmaggiore, fa notare come i 10 minuti di treno tra il suo comune e Bologna sarebbero molto competitivi, se non ci fosse il problema della scarsa accessibilità e dell'abbandono della stazione, dove non c'è la biglietteria, la sala d'attesa è lontana dal marciapiede del treno, non c'è una panchina per sedersi, gli ascensori per disabili non vanno, e non esiste un abbonamento congiunto treno+bus (che invece una volta esisteva). Così, dovendo fare una "scelta di vita" tra il treno e l'autobus, visti i problemi del primo si finisce per preferire la gomma. Chi poi voleva usare il treno+bici, paga il biglietto doppio (la bici è come un secondo passeggero), deve portarsela in spalla nelle scale dei sottopassi, e a Bologna deve percorrere con questo carico l'intero sottopassaggio (sempre affollato), e non ha possibilità di parcheggiarla (a lui ne hanno rubate 3 in pochi mesi, ci ha rinunciato).

Polastri, vicesindaco di Argelato, racconta come la fermata di Funo, molto apprezzata per i lavoratori del Centergross, non ha treni dalle 8.00 alle 11.38. Pure lì c'è l'ascensore, ma non funziona.

Seduta del 2 febbraio


Dedicata allo studio di fattibilità per il miglioramento del servizio ferroviario sulla linea Bologna-Porretta. Commissionato alla società T-Bridge e presentato dall'ing. Rapinesi, lo studio si distingue per il fatto di proporre  interventi possibili nel brevissimo e breve periodo, a differenza di tanti progetti belli ma vincolati - ahimè - a prospettive lontane (il completamento dell'Alta velocità, il raddoppio delle linee...) Qui si parla invece di interventi attuabili prima della soluzione delle grandi questioni infrastrutturali.

Lo studio parte dall'analisi della situazione, svolta sul servizio erogato da gennaio a maggio del 2005 (e fatto consultando il DB "Riace" di Trenitalia che rileva tutti i movimenti dei treni): il problema principale emergente sono i ritardi, quindi l'affidabilità del servizio. Quasi il 40% dei motivi dei ritardi è legato a guasti, quindi a obsolescenza del materiale rotabile (tra questi sono compresi i ritardi di altri treni, che costringono i convogli di questa linea ad aspettare per dare precedenza nei punti di interferenza della linea). Il 25% dei ritardi sono invece a problemi organizzativi del personale. Solo il 3% dei ritardi dipendono da anomalie agli impianti di rete, e solo il 5% è dovuto a cause accidentali.

Analizzando le tracce orarie (semplici diagrammi spazio-tempo, con l'asse verticale che rappresenta le varie stazioni, e quello orizzontale che riporta rappresenta il tempo, prevedono un "cuscinetto" (differenza tra tempo tecnico e tempo venduto ai clienti) di 13,5 minuti per assorbire eventuali ritardi. Spesso bastano, anzi quando tutto funziona bene sono eccessivi. L'idea di aumentare questi coefficienti di "sicurezza" non è positiva, perché è diseducativa rispetto al gestore (sa di poter contare su un margine superiore, si impegna di meno).

Uno degli elementi di ritardo che sono emersi è la difficoltà di accesso ai treni da parte dei passeggeri nelle fermate di Vergato e Riola, particolarmente affollati. Su questo lo studio propone di rialzare le banchine per consentire un accesso più comodo e rapido.

I treni in uscita da Bologna subiscono rallentamenti frequenti in attesa del treno antagonista sulla tratta a binario unico. E' pertanto prioritaria l'estensione del doppio binario almeno da Bologna Centrale fino a Casalecchio, e l'individuazione di punti di raddoppio in corrispondenza dei possibili incroci.

Il problema è che lo stesso materiale rotabile (=treno) che arriva a una certa ora deve tornare indietro ripartendo dopo 15 minuti, e se accumula ritardo nell'andata, affronta il ritorno con un carico di ritardo già intollerabile, o addirittura viene soppresso. In più, una volta saltata la "traccia" (il percorso libero davanti a sè), il treno deve infilarsi nel "varchi liberi", e ci mette molto di più.

Obiettivi degli interventi a brevissimo termine (secondo lo studio):
- riduzione degli incroci sul binario unico, spostandolo verso Bologna (=dove c'è il doppio binario).
- Riduzione degli "allacciamenti stretti" a Bologna Centrale (il cosiddetto "giro banco"), in fascia mattutina e serale.
- Velocizzare le tracce orarie con tempi inferiori all'ora, sfruttando meglio l'incrocio contemporaneo a Sasso Marconi.

Approfondimento sul tema "incroci". Un incrocio nelle stazioni dove non c'è sottopassaggio e non c'è la segnaletica per consentire l'accesso contemporaneo di due treni, uno dei due treni deve arrivare prima di almeno un minuto rispetto all'antagonista, poi arriva - se tutto va bene - quello che ha la priorità, ferma un minuto, riparte e, dopo un minuto, riparte il primo: che, se va bene, perde 3 minuti. Quando invece la stazione consente l'accesso contemporaneo dei due treni, permette anche l'incrocio contemporaneo, e ogni treno sta fermo solo 1 minuto. E' quindi molto importante, per la funzionalità del sistema, che le stazioni siano dotate di questi requisiti.

Nella seconda parte della commissione, dopo un ricco dibattito tra i consiglieri, ci viene presentata la proposta dello studio a lungo termine (dopo il 2009). Molto interessante la parte in cui si parla dei diversi modelli di treno acquistabili, e delle diverse forme di acquisizione (non solo acquisto, ma anche leasing operativo, che appare più vantaggioso).
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