Andrea De Pasquale

dicembre 2007

Seduta del 21 dicembre


Dedicata alle politiche di pianificazione territoriale per la tutela della collina, come richiesto da alcuni colleghi di minoranza.

Dopo l'introduzione del vicepresidente Venturi, che sottolinea l'importanza del risultato sin qui conseguito, ovvero di avere conservato la collina bolognese come polmone verde della città, l'architetto Elettra Malossi (dell'ufficio Pianificazione della provincia) illustra gli strumenti normativi vigenti a tutela del territorio collinare: la legge 1497 del 1939, che introduce il vincolo paesaggistico, inserita oggi nel codice urbani del 1994, e che esplica i suoi effetti anche sulla collina bolognese da quanto, nel 1955, è stata dichiarata soggetta a tale normativa. Si tratta di un vincolo procedurale, nel senso che impone determinate procedure e permessi per qualsiasi iniziativa edilizia. Vi è poi il Piano Territoriale Paesistico Regionale del 1993, che a differenza della legge citata entra anche nel merito di alcune tipologie di insediamenti, ammissibili o meno. Veniamo quindi al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale del 2004, che recepisce e dettaglia i contenuti del PTPR dell'anno precedente.

Nel 2006 la Regione, con Delibera di Giunta, dichiara "Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS)" quella denominata "Boschi di san Luca e destra Reno", facendo un ulteriore passo avanti nella protezione di parte dell'ambiente collinare. 

Negli interventi il collega Guidotti evidenzia come critico il fatto è che la collina bolognese, quasi totalmente di proprietà privata, non essendo più coltivata viene abbandonata dal punto di vista manutentivo (pulizia dei fossi, regimazione delle acque, potatura delle siepi, ecc.), e questo provoca dilavamento e il degrado dei suoli. Se i privati non hanno alcuna possibilità di trasformare l'uso dei propri fondi - osserva - si finisce per tradire l'obiettivo di tutela, come accadrebbe facendo l'opposto, ovvero togliendo ogni vincolo. Occorre insomma un equilibrio tra divieti e permessi.

Il collega Finelli invece difende i vincoli, sottolineando come siano serviti a tenere a bada appetiti edificatori che avrebbero distrutto la collina, ed afferma che per lo sviluppo si può puntare anche su attività ecocompatibili, come fattorie didattiche, ecc. Su una linea analoga il collega Ballotta, che avanza l'ipotesi di utilizzare strumenti perequativi, in modo da motivare i privati a riprendersi cura del territorio collinare consentendo loro un certo sviluppo edilizio in altri comparti.

Nel mio intervento osservo che l'utilità dei vincoli è fuori discussione, ma anche che dobbiamo raccogliere l'appello di Guidotti perché la scomparsa delle ultime generazioni di coltivatori dal territorio collinare pone un problema oggettivo di manutenzione, visto che il tipo di natura che rende bella la nostra collina esige una presenza e un lavoro, non è la foresta amazzonica; ed è vero che senza presidio umano e senza impegno manutentivo quella natura e quel paesaggio si degradano. 

Nella sua conclusione l'ing. Delpiano riassume i due temi più critici per la collina bolognese: quello della fruibilità e quello del rischio di dissesto. Sulla fruibilità si sta lavorando per avere corridoi di accesso e parcheggi che consentano ai cittadini di godere maggiormente del verde collinare. Sul rischio del suolo, dovuto al venir meno della manutenzione agricola, la soluzione va cercata in qualcosa di costante: in questo senso la concessione di potenzialità edificatorie, necessariamente una tantum, in cambio di manutenzione, necessariamente costante nel tempo, non appare la soluzione migliore.

Seduta del 14 dicembre


Dedicata a fare il punto sull'avanzamento del progetto del Nodo di Rastignano, alla presenza di numerosi comitati e cittadini (una dozzina!).

Il geometra Stefano Romagnoli presenta l'ultima versione del progetto di variante stradale, che consente di superare alcune difficoltà su cui il progetto precedente pareva arenato (per la necessità di "ingrossare" lo spessore del viadotto nel tratto in cui supera il Savena presso il parco Paleotto, in ottemperanza alle nuove norme antisismiche; di passare sul Savena ad una quota sufficiente a far fronte al rischio idraulico collegato alla possibile piena duecentennale; e al tempo stesso di infilarsi "bassi" sotto l'attuale strada provinciale Futa, proseguendo in tunnel verso Bologna).

Per adeguarsi a tutti questi vincoli, in parte subentrati di recente, il precedente tracciato veniva ad avere un andamento molto discontinuo come quote (con pendenze aspre), e soprattutto costringeva a rialzare il tracciato della Futa di circa 2 metri proprio in centro a Rastignano (tagliando fuori tutti gli accessi alle case).

La novità del progetto attuale è che sostituisce il tunnel con un viadotto, che oltrepassa l'abitato e scavalca la Futa nei pressi dell'incrocio con via Buozzi. Nel tratto accanto a villa Luisa correrà in trincea con due terrapieni in terra armata. Poi arriva non più interrata, ma alta sul campo base della TAV, e si affianca sempre in viadotto al ponte ferroviario sul Savena, per confluire nella rotonda della "bretella del dazio", accanto allo sbocco della linea dell'alta velocità. Il "nodo", di 2.800 metri di lunghezza, termina quindi all'inizio di via Corelli.


Rispetto al progetto precedente, i corridoi sono rimasti gli stessi, dal punto di vista planimetrico (come posizione in pianta orizzontale). La differenza più grande è che si evita la collina stradale al centro di Rastignano, si scavalca il Savena più alti, in modo da permettere il passaggio anche a piene eccezionali, e si evitano pendenze che si sarebbero rivelate insostenibili per autobus e mezzi pesanti. Resta un impatto visivo forte, dato che il viadotto attraverserà il cielo dell'abitato di Rastignano: ma in proposito sono state già escluse soluzioni in galleria trasparente, preferendo invece una chiusura antirumore in legno, con inserti trasparenti ogni tanto.

Molti e interessanti gli interventi dai comitati: Petrosino (che si mette a disposizione per manifestare sotto la sede della Soprintendenza), poi Golinelli, Valmori, Tagliati, Capponi, quindi il sindaco di Pianoro Saliera, che annota come importante vantaggio del nuovo progetto il fatto che non tocca la Futa, quindi non costringere a chiudere la strada per i lavori: cosa che sarebbe stata un dramma, sia per la viabilità, sia per i sottoservizi (luce, gas, acqua, ecc.)

L'assessore Prantoni conclude rilevando come siano state recepite le 88 osservazioni presentate dai vari membri della Conferenza dei Servizi, e che il progetto attuale sia il terzo (l'originario era basso e lineare ma non conforme al combinato delle normative antisismiche e sul rischio idraulico, il secondo a saliscendi ripido, il terzo - presentato oggi - tutto in alto). Quanto alla Soprintendenza, riferisce che il parere che imponeva il tunnel a protezione di Villa Luisa è datato 1995: ma da allora è cambiato completamente il quadro dell'urbanizzazione, per cui si sta lavorando per avere un parere positivo alla variante (non più tunnel appunto, ma viadotto e trincea accanto a Villa Luisa). Questa soluzione oltretutto avrebbe il vantaggio di ridurre il costo complessivo dell'opera da oltre 60 milioni a meno di 50. Ringrazia quindi i comitati per la disponibilità ad esercitare pressioni ma ritiene che non ve ne sia bisogno.

Un pò più retorici gli interventi di alcuni colleghi consiglieri, come quello di Finotti, che con grande enfasi ricorda che "stiamo aspettando da 20 anni... siete incapaci... dovreste dimettervi tutti". Molto sobria e confreta la risposta del sindaco di Pianoro Saliera: nel tempo sono tanti quelli che avrebbero dovuto dimettersi, nessuna parte politica è senza colpa. E Prantoni rammenta che come Provincia siamo subentrati ad ANAS nel 2003, e non possiamo portare responsabilità su quanto accaduto dal 1991.

Seduta dell'11 dicembre


Convocata eccezionalmente al martedì alle 13.30 per "recuperare" l'esame del secondo oggetto in programma ieri (lunedì 10), ovvero l'Accordo territoriale per l'ambito produttivo sovracomunale conoslidato di Pontecchio Marconi.

Si tratta di un ambito consolidato, dove quindi possono solo espandersi attività esistenti, o trasferirsi attività insediate nel territorio comunale, negli spazi residui o in quelli liberati da dismissioni.

L'area è in comune di Sasso Marconi, nei pressi dei laghetti del Maglio, tra la ferrovia e l'autostrada, a margine del corso del fiume Reno. L'accordo prevede una modifica alla tutela fluviale, dividendo in due il comparto: una parte di espansione degli insediamenti produttivi (su circa 70.000 mq), e una parte dedicata a tutela fluviale, più grande (con realizzazione di una cassa di espansione). L'accordo prevede inoltre che il 90% dell'ICI versata dai nuovi insediamenti sia destinata ad un fondo di perequazione.

Nel dibattito il collega Sabbioni annota che è stata sbagliata la scelta storica di consentire l'espansione produttiva vicino al fiume: porvi rimedio oggi non è possibile, si può solo mettere qualche pezza; allora si credeva di fare bene, ma si trascurò del tutto il tema ambientale. Il vicepresidente Venturi raccoglie l'osservazione, sottolineando che in effetti la sensibilità ai temi ambientali è molto cambiata nell'ultimo decennio, ed evidenzia come l'accordo in esame (che verrà approvato dalla maggioranza, mentre la minoranza si riserverà il voto in aula) va esattamente in questa direzione.

Seduta del 10 dicembre


Convocata eccezionalmente il lunedì pomeriggio, la seduta è stata dedicata all'esame del nuovo regolamento per la disciplina della pubblicità sulle strade della provincia di Bologna.

Nella sua relazione l'ing. Davide Parmeggiani sottolinea il collegamento tra la lotta agli incidenti stradali e la "pulizia visiva" delle strade. Da qui il nuovo regolamento, le cui novità principali sono:

1 - Sono considerati "impianti pubblicitari" tutte quelle indicazioni ulteriori rispetto alle insegne di identificazione dell'esercizio, che come tali sono esenti da contributi.

2 - Le pubblicità vanno autorizzate dal proprietario della strada: per quelle provinciali, in ambito urbano sono competenti i comuni, in ambito extraurbano è la provincia, che si dovrà esprimere per le proposte di impianto pubblicitario entro 50 metri dal ciglio stradale. 

3 - Nei primi 3 metri dal ciglio, non saranno più autorizzati impianti pubblicitari (per non aumentare i costi di manutenzione del verde costringendo le macchine operatrici a fermarsi), ma solo "indicazioni utili" e "preinsegne" (vedi ai successivi punti 5 e 6). 

4 -  Le pubblicità saranno ammesse all'interno dell'anello centrale delle rotatorie, in cambio della manutenzione del verde, a patto che ci sia un limite dimensionale nei cartelli e ci sia una convenzione (gratuita) con la Provincia. 

5 - Per i segnali "che forniscono indicazioni utili" (es. alberghi o ristoranti), che possono riportare solo nome e logo dell'attività privata purché ubicata in ambito extraurbano, possono essere messi a bordo strada purché ci siano almeno 80 metri di distanza dai cartelli stradali. 

6 - Le "preinsegne", quei cartelli standard che indirizzano a sedi aziendali (quelli gialli e marroni), potranno essere apposte in corrispondenza di incroci, per indirizzare l'utente.

Il contributo sarà calcolato secondo una formula piuttosto complessa che tiene conto di diversi coefficienti, tra cui: la dimensione del cartello, la visibilità, l'eventuale illuminazione, l'importanza della strada (su una scala di 3 gradi), se ricade su terreno demaniale o privato. Siccome la concessione è triennale, i costi per 3 anni andranno, per le preinsegne, da 100 a 400 Euro per 3 anni (a seconda dell'importanza della strada), per le indicazioni di utilità da 130 a 520 Euro per 3 anni, mentre per i cartelli grandi la cifra andrà da 200 a 800 per i monofacciali, il doppio per i bifacciali. 

Le strade provinciali sono al 15% di prima categoria, al 25% di seconda, al 60% di terza, quindi la più economica. L'assessore Prantoni stima in circa 200 mila euro all'anno i proventi di tali concessioni, e fa notare che c'è una forte domanda di pubblicità stradale (circa 500 pratiche all'anno), e anche che c'è una grande differenza tra la "giungla" di cartelli (in gran parte abusivi) presenti nelle strade ex Anas e passate nel 2002 alla Provincia (es. Futa, San Vitale), e quelle da sempre della Provincia (più pulite).

Nel dibattito, il consigliere Sabbioni afferma che 50 metri sono tanti per far pagare i cartelli, mentre il collega Castellari nota che chi vorrà farsi pubblicità dovrà mettere in conto 3 pratiche e 3 diverse voci di costo ( l'occupazione del suolo, pubblico o privato, la tassa di pubblicità, il contributo alla Provincia). Finelli e Fusco difendono il provvedimento.
Apprendiamo inoltre in via ufficiosa che spesso il mercato degli spazi pubblicitari lungo le arterie di grande comunicazione si svolge in nero: sono diversi - pare - gli agricoltori che sfruttano la posizione del proprio fondo adiacente all'autostrada per incassare migliaia di euro in cambio di un cartellone pubblicitario, e per rendere difficile la sanzione (che ne prevederebbe l'abbattimento) arrivano fino a recintare l'appezzamento ove si trova l'impianto "redditivo" e a metterci dentro cani allo scopo di scoraggiare eventuali tentativi sanzionatori (abbattimento).

Il provvedimento viene approvato col voto contrario delle minoranze, che sottolineano come sarebbe stato meglio arrivare ad un regolamento unico e condiviso anche dai comuni: obiettivo questo auspicato anche dall'assessore Prantoni, che però fa notare la totale assenza di poteri della Provincia in tal senso, che secondo lui rendono velleitari tentativi di coordinamento.

Seduta del 7 dicembre


Dedicata alla presentazione del Bilancio di previsione 2008 per quanto riguarda i settori Pianificazione e Viabilità.

In coda viene preso in esame l'ordine del giorno presentato durante lo scorso consiglio dai colleghi Caserta e Sabbioni sulla diffusione di prese di alimentazione per veicoli elettrici, che viene lievemente modificato e condiviso da tutti.
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