Andrea De Pasquale

giugno 2008

Seduta del 27 giugno


Dedicata alla visita alla fascia boscata in località Cà de' Fabbri, risultato di intervento ambientale di perequazione urbanistica del Comune di Minerbio. La visita, guidata dal giovane e intraprendente assessore alla pianificazione di Minerbio, Lorenzo Minganti, ci mostra un esempio tangibile di buona urbanistica. In un territorio di campagna, frapposto tra la zona industriale di Minerbio e l'abitato di Ca' de Fabbri, si sta realizzando una fascia di verde con lo scopo di separare i capannoni delle fabbriche e la zona residenziale.

Gli elementi salienti dell'intervento sono due: primo, che una volta tanto l'opera di interesse pubblico (ovvero l'intervento di piantumazione del verde, già realizzato) ha preceduto quella di interesse privato (le case sono ancora in costruzione). Il secondo è che il meccanismo perequativo ha funzionato con indici edificatori bassissimi, intorno allo 0,03. Significa che i proprietari delle aree ora cedute al Comune e trasformate in fascia boscata hanno aderito alla proposta perequativa del Comune (di cedergli i terreni su cui realizzare il verde) in cambio della possibilità di costruire una quantità piuttosto piccola di edificato, ovvero 3 metri quadri di superficie utile ogni 100 metri quadri di terra ceduta. Questo edificato è stato naturalmente concentrato nelle parti di aree confinanti con l'abitato di Cà de Fabbri, e non sparso sui terreni dei diversi proprietari (così infatti funziona il meccanismo perequativo, che permette di svincolare il diritto edificatorio dal terreno di proprietà, allo scopo di concentrare il costruito laddove ci sono i servizi, e di evitare la dispersione urbana). L'assessore Minganti sottolineava come questa esperienza contraddice con i fatti la tesi secondo cui la perequazione non funziona al di sotto di un indice edificatorio dello 0,20 (ovvero, se non si concede al proprietario del terreno il diritto di costruire almeno 20 mq di superficie utile ogni 100 mq di terra ceduta al comune). Evidentemente, se c'è capacità amministrativa e volontà politica, è possibile comporre interessi privati e interessi collettivi con un consumo molto minore di territorio.

Ultima nota sulla tipologia di verde: si tratta di una via di mezzo tra bosco e parco, in quanto alberi e cespugli non sono fitti come in un bosco, ma nemmeno distanti come in un parco: in sostanza, si tratta di una zona di verde abbastanza consistente ma con radure in mezzo, quindi idonea a creare una protezione alle case (dalla vista dei capannoni, dai rumori e dall'inquinamento della zona industriale), ma anche penetrabile e vivibile dai cittadini (grazie alle radure e alle distanze tra gli alberi).

Seduta del 20 giugno


La Commissione odierna esamina l'Accordo Territoriale per il Polo Funzionale "Aeroporto", l'ultimo dei grandi ambiti di pianificazione che erano nel programma di mandato (dopo il Caab in San Donato, Università a Navile, Stazione di Bologna), come sottolinea il vicepresidente Giacomo Venturi nella sua presentazione.

L'ing. Delpiano (direttore del settore Pianificazione) sottolinea come l'Accordo Territoriale sia conseguente al nuovo piano industriale presentato da SAB (vedi IV Commissione del 4 aprile 2008), e garantisca quindi una coerenza tra scelte di pianificazione e scelte di sviluppo economico e trasportistico.

Il piano industriale dell'Aeroporto punta a 2 obiettivi: 1) fare dell'aeroporto di Bologna una porta di accesso al territorio e al sistema economico bolognese e regionale; 2) garantire sostenibilità ambientale e relazioni armoniche con il territorio. Per questo occorre un intervento consistente sull'assetto della pianta del "sistema aeroporto". 3 le scelte fondamentali in questo senso:

A - Spostamente verso ovest dell'aerostazione, con arretramento rispetto alla pista in modo da ricavare uno spazio per il parcheggio degli aeromobili direttamente contro il nuovo "molo" di accesso dei passeggeri.  

B - Creazione di un centro servizi (nei limiti di 30.000 mq di superficie utile) nell'attuale aerostazione, dove verranno concentrati i servizi commerciali e per i viaggi di affari. 

C  - Creazione, all'estremità ovest del comparto, di un centro per lo funzioni di logistica aeroportuale, a fianco della linea ferroviaria per Verona, per eventuali futuri interscambi.

L'Accordo inoltre comprende un'area più vasta di quella aeroportuale, per garantire una ricucitura armonica con gli insediamenti circostanti.

A sud-est vengono comprese  le aree di tutela paesistica lungo il fiume Reno, che verranno acquisite per completare il parco "lungo Reno", con una operazione di perequazione urbanistica che offre ai proprietari di queste aree un coefficiente molto basso di edificabilità (0,03), da non esercitare sulle aree stesse ma da trasferire all'interno del perimetro aeroportuale, negli spazi dove dovranno effettivamente sorgere nuovi edifici a servizio dell'aerostazione.

A nord verrà inclusa una fascia boscata di compensazione ambientale, per creare una barriera naturale (e un serbatoio di ossigeno) nel contatto tra gli insediamenti del Lippo di Calderara. Verrà inoltre definita una area molto vasta (Area Aeroportuale Nord) nella quale viene interdetta ogni edificazione, per garantire una fascia di rispetto, ad evitare che capannoni e case si avvicinino troppo alla pista.

Per quanto riguarda l'accessibilità, verrà realizzato un nuovo casello autostradale (a sud, sul braccio di collegamento tra l'A1 da Modena e l'A14), il tratto dell'Intermedia di Pianura tra Calderara e Trebbo di Reno, e il People Mover che verrà allungato di circa 400 metri per arrivare a servire la nuova aerostazione.

Tra gli interventi dei colleghi segnalo quello di Naldi (PD), che sottolinea l'importanza di curare un buon inserimento, ambientale e di viabilità, dell'aeroporto nel territorio, per evitare conflitti che portano disagi e degrado; ed evidenzia inoltre l'opportunità di sfruttare davvero l'integrazione "ferrovia-aereo" nel trasporto merci.

Nel mio intervento sottolineo la virtuosità del meccanismo perequativo applicato alle aree destinate a parco fluviale, meccanismo che consente di armonizzare interesse collettivo e interesse privato, e di evitare la dispersione insediativa concentrando l'edificato nelle aree più adatte a sostenerlo (il centro servizi), e liberando nuovo territorio da destinare a verde. Faccio anche notare che mediante questo accordo la vicinanza dell'aeroporto alla città, che in sè costituisce un problema, viene valorizzata e riproposta come opportunità, grazie alle nuove vie di accesso dirette (che evitano di far pagare agli insediamenti limitrofi il traffico generato dall'aeroporto) e alla mitigazione ambientale prevista.

A conclusione il vicepresidente Venturi si sofferma sulla "credibilità attuativa" di questo Accordo, cosa che fa la differenza tra un disegno su un pezzo di carta e un piano in grado di incidere sul territorio.

L'accordo viene approvato con il voto favorevole della maggioranza.

Seduta del 12 giugno


Dedicata ad una informazione da parte del vicepresidente Venturi sullo stato di avanzamento del nuovo Piano Operativo degli Insediamenti Commerciali (POIC). 

L'ing. Delpiano, direttore del Settore Pianificazione, evidenzia come i vari strumenti di pianificazione di cui la provincia si sta dotando (Piano della Mobilità, Piano Operativo degli Insediamenti Commerciali, Piani Strutturali Comunali associati) dialogano tra loro, e questo coordinamento è uno dei principali obiettivi di questo mandato. In materia - spiega Delpiano - la provincia ha una doppia competenza: strategica per tutti i piani, operativa per alcuni. Gli obiettivi strategici generali sono gli stessi del PTCP, ovvero policentrismo, minimo consumo di suolo, coerenza con i progetti di mobilità, integrazione tra residenza, servizi di zona e commercio, coesione territoriale tra le varie amministrazioni coinvolte.

In particolare il piano persegue 3 strategie:

A - favorire la coesione territoriale e dare spazio alla sussidiarietà; da qui l'individuazione dei 7 ambiti candidabili ad ospitare commercio di rilevo provinciale;

B - concretizzare la sostenibilità e l'equilibrio dello sviluppo territoriale; da qui la distinzione in 3 categorie dei poli funzionali commerciali: esistenti a marcata caratterizzazine commerciale (Meridiana a Casalecchio); poli dove la funzione commerciale risulta integrativa (aeroporto e stazione); nuovi poli commerciali (es. Martignone).

C - promuovere l'integrazione funzionale delle diverse parti del territorio. Da qui la previsione degli ambiti di 16 stazioni SFM, idonei ad ospitare aggregazioni di medie e piccole strutture commerricali, che hanno la massa critica per sostenere un'attività commerciale di vicinato.

Sempre in campo di strategie, il POIC individua anche 2 strumenti di efficacia:

- perequazione territoriale, da cui contributo alla mobilità. Significa che gli insediamenti commerciali di carattere sovracomunale che generano forti impatti, e quindi costi, che interessano sia il contesto comunale, sia il sistema urbano intercomunale (di associazione), sia il sistema metropolitano (area provinciale), devono pagare contributi da destinare prevalentemente al sostegno al piccolo commercio nelle aree di montagna, e alla realizzazione di opere viarie contenute nel PMP.

- aree commerciali ad elevata sostenibilità. Significa riportare sugli insediamenti commerciali quanto fatto per le APEA, Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. Da qui le ACEA (Aree Commerciali Ecologicamente Attrezzate).

Parte quanto riguarda la parte operativa, il Piano individua 7 "Serbatoi dello sviluppo commerciale", che sono i 7 poli funzionali già definiti dal PTCP, ai quali si aggiungono 2 aree di competenza commerciale. Di seguito li elenco: 

- CAAB ex Asam *
- Postrino (S. Giovanni)
- Funo
- San Pietro in casale *
- Caselle
- Martignone
- Casello A 14 Imola

Di questi 4 erano già compresi nella pianificazione preesistente. Quelli indicati con l'asterisco * sono ambiti di riqualificazione di insediamenti dismessi. Quindi le 2 aree di competenza commerciale:

- Cento di Budrio
- Ex Castelli a Ozzano


Per ogni "serbatoio" il POIC stabilisce categorie dimensionali e merceologiche, un sistema di vincoli e coerenze (infrastrutture, tutele, ecc.) e i procedimenti amministrativi per la realizzazione. Ovvero, prescrive una "cornice di regole di sotenibilità". Stabilisce inoltre i "range di variazione", che funzionano così: ogni 3 anni, in relazione alle richieste del mercato, della necessità dei territori, delle condizioni infrastrutturali, si valuta come distribuire il monte di superficie insediabile, entro un limite massimo complessivo di 86.000 mq, e si "immette" una nuova quota di Superficie di Vendita che va ad alimentare i "serbatoi" dello sviluppo. 

Al termine dei 3 anni un comitato consultivo (composto dai rappresentanti del Comuni e delle principali organizzazionei economico sociali) fa un'analisi dell'attuazione e proporrà una nuova programmazione triennale, mirata innanzitutto ad esaurire i contenuti della programmazione precedente.

Il Piano verrà a breve discusso e votato, sia in Commissione che in Consiglio. Quella di oggi era solo una seduta informativa, per mettere i consiglieri in condizione di avere informazioni aggiornate.

Personalmente apprezzo molto questo metodo, avendo spesso lamentato la scarsa possibilità di noi consiglieri di intervenire su atti che spesso ci vengono presentati solo alla vigilia del voto, senza più margini per entrare nel merito.

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